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di Daniele Lugli

Ho appreso purtroppo con grande ritardo della morte di Luciana Masini, avvenuta il 1° settembre 2016,  giorno del mio compleanno. Da anni mi ripromettevo di andare a trovarla e riprendere una conversazione sui suoi anni giovanili. Mi rammarico molto di non averlo fatto. Oltre al suo lungo e ben conosciuto impegno in un sindacato, che a Ferrara aveva contribuito a fondare (Uil, ndr), è stata precorritrice di movimenti per i diritti civili e di emancipazione della donna, con impegno su temi che non hanno perso di attualità.
Ricordo in particolare la presidenza, nel 1946 quando era solo ventiduenne, del Movimento per il divorzio, promosso su stimolo di Silvano Balboni, maggiore di due anni di lei. Tre incontri sul tema si sono tenuti al Centro di Orientamento sociale (Cos) di Ferrara nel novembre di quell’anno:

12 novembre: Il divorzio: pro e contro. Si è costituito a Ferrara un movimento a favore. Luciana Masini ne illustra le finalità. Il dibattito si fa subito appassionato. Ci sono interventi da parte dei professori Buda, Savino, Modestino. La discussione viene aggiornata.

19 novembre: Prosegue la discussione sul divorzio, con l’intervento dell’avvocato Lina Sotgiu.

26 novembre: Terza riunione sul divorzio.

Non c’è bisogno di sottolineare come questo dibattito al Cos abbia anticipato di decenni la legge sul divorzio del 1970, l’esito referendario del 1974 e l’aggiornamento del diritto di famiglia (1975). Quest’ultimo dopo quarant’anni necessiterebbe di essere rivisitato, come pronunce europee ammoniscono, non sempre accolte con la necessaria lungimiranza.
Un dibattito, quello ferrarese, che risalta ancor più se confrontato con le contorsioni che caratterizzavano il dibattito all’Assemblea Costituente, dove il confronto si ridusse al dichiarare o meno indissolubile il matrimonio, atto fondante la società naturale detta famiglia. Il 30 ottobre, poco prima dunque del dibattito al Cos di Ferrara, nella competente Sottocommissione Dossetti sull’indissolubilità disse chiaramente: “Per il mio partito, quello che si sta dibattendo è il problema fondamentale di tutta la Costituzione. Indubbiamente vi sono anche altre parti della Costituzione che ad esso stanno a cuore, ma questa assume un’importanza assolutamente eccezionale”. La stessa posizione venne sostenuta e argomentata nel dibattito ferrarese dal professor Pasquale Modestino.
Infine, il 23 aprile del 1947, venne messa in votazione la formulazione “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio indissolubile”.Su 384 votanti (maggioranza 192), i voti favorevoli a mantenere l’aggettivo furono 191, quelli contrari 193. L’indissolubilità non è quindi mai stata un vincolo costituzionale.

Luciana Masini

Silvano Balboni chiese a Luciana Masini di condurre anche un’inchiesta sulla condizione delle prostitute nei numerosi bordelli ferraresi, da pubblicare sul settimanale della federazione della Uil di Ferrara, ‘L’idea socialista’. “Non me la sono sentita – mi ha detto la Masini – ero tanto giovane”.
Era un tema caro a Balboni, che teneva la segreteria e curava l’organizzazione dei convegni promossi da Aldo Capitini in ambito religioso. In essi la questione era affiorata, già nel primo Convegno sul problema religioso moderno (Perugia, 8-10 ottobre 1946). Con un’ampia e variegata partecipazione, si erano affrontati vari temi, da approfondire in successivi incontri, e si era concluso con l’approvazione di vari ordini del giorno. A proposito della prostituzione, nella lettera inviata dal Convegno ai deputati alla Costituente si chiedeva un impegno per la sua soppressione, denunciando anche la situazione di limitazione dei diritti delle prostitute. Anche a conclusione del secondo convegno di Bologna (3-5 gennaio 1947) vennero votati vari ordini del giorno, tra i quali uno proprio sulla prostituzione: “Chiede che lo Stato si impegni a uscire dall’attuale immorale e contraddittoria situazione (per cui da un lato le prostitute vengono burocraticamente regolamentate e dall’altro si toglie loro il diritto di voto come a delle delinquenti) adottando quei provvedimenti sociali necessari a sopprimere integralmente la prostituzione”. Nel terzo Convegno di Milano (10-12 aprile 1947), si annunciò poi la promozione di “gruppi femminili per la rieducazione della donna e per la lotta immediata contro la prostituzione”.

Un’eco del tema prostituzione si avvertiva nella presentazione del Movimento pro divorzio della Masini, come risulta da ‘L’idea socialista’. “Perché disapprovare il divorzio e approvare la separazione senza pensare alle situazioni che da quest’ultima derivano?” Così dice la presidente del Movimento pro Divorzio, Luciana Masini, aprendo la seduta del Cos. Se la separazione avviene per consenso di entrambi i coniugi, in un’eventuale causa per adulterio la pena prevista per questo reato viene diminuita; se la separazione avviene per colpa di uno dei coniugi, se il colpevole è l’uomo vigono ancora gli articoli del codice penale contro l’adulterio, se la colpevole è la donna, l’uomo ha il diritto di convivere con un’altra donna, pur essendogli riservato il diritto di trascinare in tribunale la moglie se pure essa si permette di vivere coniugalmente con altra persona. Possiamo chiamare morale o anche solo giuridicamente equa questa situazione? La signorina Masini risponde decisamente no e dopo aver accennato alla particolarmente grave situazione del dopoguerra espone i punti programmatici del movimento che si compendiano nella richiesta del divorzio come soluzione di critiche situazioni familiari, come coadiutore della lotta contro la prostituzione, come coefficiente importante per la sparizione del fenomeno dei bambini esposti e per la diminuzione di quello delle misere madri nubili….”

La prima proposta in tema di prostituzione dell’onorevole Lina Merlin sarà dell’agosto del 1948. Dieci anni dopo l’iniziativa avrà successo.

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