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GARANTITA LA CONTINUITA’ DELL’ATTIVITA’ E LA SALVAGUARDIA OCCUPAZIONALE

Sottoscritti gli accordi sindacali per la cessione a Shernon Holding di 55 punti vendita, marchio, logistica e sede di Imola e a COSMO di 13 punti vendita
Tutelati oltre 2.300 posti di lavoro
La gestione Commissariale proseguirà per individuare possibili acquirenti dei punti vendita non ricompresi nei perimetri in fase di cessione
Già avviati contatti con Anpal per favorire la ricollocazione dei lavoratori che non saranno trasferiti
Imola, 6 luglio 2018 – Si è positivamente conclusa anche la trattativa sindacale per la cessione a COSMO dei compendi aziendali di M. Business in amministrazione straordinaria, composti da 13 punti vendita, distribuiti su tutto il territorio nazionale, che opereranno con il marchio GLOBO.

L’accordo raggiunto prevede, nell’immediato, la salvaguardia di 285 posti di lavoro, dei 566 inclusi nel perimetro di cessione, che saranno incrementati di ulteriori 100 nei 24 mesi successivi alla cessione.

Con l’accordo sindacale sottoscritto il 29 giugno con Shernon Holding, che prevede il trasferimento di 2.019 rapporti di lavoro e di ulteriori 300 nei prossimi 48 mesi, risultano complessivamente tutelati 2.704 dipendenti pari a circa il 90% del totale attualmente occupato nelle varie aziende sottoposte alla Procedura di A.S.

A tal fine, sono già stati avviati contatti con Anpal, Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, per favorire la ricollocazione di tali lavoratori.

La prosecuzione dell’esercizio dell’impresa da parte dei Commissari Straordinari (Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari), autorizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico sino al 13 gennaio 2019, consentirà di dar corso alle ulteriori dismissioni, volte anche a trovare una soluzione per i dipendenti non inclusi negli attuali perimetri di cessione.

I Commissari esprimono il plauso ed il ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito a tali importanti accordi ed in particolare alle Organizzazioni Sindacali, alla dottoressa Monica Checcucci, Direttore HR del Gruppo, ed agli avvocati Rosario Salonia, Fabio Massimo Cozzolino e Jacopo Ierussi di Salonia Associati.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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