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Da Save the children

Mentre il Governo del Messico risponde all’emergenza, lo staff di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, operativa nel Paese dal 1973, si è immediatamente attivata per verificare i bisogni più urgenti delle persone colpite dal terremoto.

L’Organizzazione esprime seria preoccupazione per le decine di bambini che si trovavano all’interno di una struttura scolastica nel centro di Città del Messico quando questa è collassata, in seguito alla potente scossa di magnitudo 7.1 di martedì pomeriggio.

Si tratta di una delle due scuole che sarebbero crollate con l’evento sismico che ha ucciso oltre 200 persone e causato il crollo di decine di edifici. Migliaia di famiglie hanno perso la propria casa e si trovano ora nei rifugi.

Hanna Monsivais, coordinatrice dei programmi di Save the Children in Messico, ha raccontato di essersi trovata in strada con centinaia di altre persone che offrivano supporto e assistenza ai vicini: “Le persone hanno mostrato un’enorme solidarietà. I volontari stanno portando acqua, cibo, vestiti e maschere, per poter aiutare le autorità a rimuovere detriti e pietre dal momento che ci sono ancora persone intrappolate sotto agli edifici. Di tanto in tanto chiedono di fare silenzio, per poterle ascoltare. È incredibile ciò che le persone stanno facendo per dare supporto. In molti si trovano ancora in uno stato di shock”.

Secondo Monsivais interi isolati sono stati transennati e molti edifici non sono accessibili a causa dei danni subiti, l’energia elettrica ancora non è tornata in molte aree e le comunicazioni sono limitate: “Il bilancio delle vittime salirà”.

Jorge Vidal, direttore delle operazioni di Save the Children in Messico, si trovava all’interno dell’edificio dove stava lavorando al momento della scossa: “I nostri pensieri vanno alle migliaia di famiglie colpite da questo orribile disastro. I bambini sono spesso i più vulnerabili in emergenze come questa e siamo particolarmente preoccupati perché le scuole della regione erano aperte al momento della scossa e piene di studenti”.

Per sostenere gli interventi di Save the Children in risposta alle emergenze: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/risposta-alle-emergenze

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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