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Da: Camera di commercio Ferrara

Migliora il grado di maturita’ digitale delle imprese ferraresi .
Ma la strada verso la digital transformation e’ ancora lunga

Competenze digitali richieste per un contratto di lavoro su 2

Sale il livello di maturità digitale delle imprese ferraresi che si sono rivolte alla Camera di commercio: meno “esordienti”, più “esperti” o “campioni” delle tecnologie 4.0. Ma la strada verso la digital transformation è ancora lunga. E’ quanto emerge dall’istantanea scattata dall’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Largo Castello che ha messo a confronto i risultati del test di autovalutazione Selfi4.0 effettuato online dalle imprese tra il 2018 e il 2019 su www.puntoimpresadigitale.camcom.it, la rete dei Punti impresa digitale fisica e virtuale realizzata dal Sistema camerale per la diffusione e l’adozione degli strumenti di digitalizzazione avanzata.
La “cura ricostituente” digitale che gli imprenditori della nostra provincia stanno facendo, anche grazie alla collaborazione con le associazioni di categoria, ha cominciato dunque a produrre i primi effetti positivi. Il 36% delle imprese che lo scorso anno risultava a digiuno di conoscenze digitali, attestandosi come Esordiente al self-assessment, è avanzato a maggio di quest’anno al grado di Apprendista grazie all’utilizzo di strumenti base di digitalizzazione all’interno della propria attività. Mentre sono cresciuti del 21% gli imprenditori classificatisi Esperti o Campioni perché hanno imparato, nello stesso arco temporale, ad applicare con successo i principi dell’Impresa 4.0 arrivando, talvolta, finanche a realizzare una buona digitalizzazione dei propri processi.
“Risultati incoraggianti che premiano l’impegno corale compiuto dalla Camera di commercio insieme alle Organizzazioni imprenditoriali, ai Centri di ricerca e all’Università per permettere a un numero crescente di imprese di cavalcare la quarta rivoluzione industriale”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Camera di commercio di Ferrara, Paolo Govoni, che ha aggiunto “abbiamo portato in questi mesi oltre 500 imprenditori a conoscere i vantaggi del digitale e, di questi, più della metà ha utilizzato gli strumenti di self assessment per mettere a fuoco i propri punti di forza e di debolezza sui cui puntare per trasformare la propria realtà imprenditoriale in un’Impresa 4.0”.
Del resto – fa sapere l’Ente di Largo Castello – anche quest’anno si registra un forte disallineamento tra domanda e offerta di lavoro in campo digitale. Lo sviluppo tecnologico sta incidendo anche sulle competenze richieste ai lavoratori: in futuro, nella nostra provincia, a oltre 9 profili su 10 sarà associata la richiesta di competenze 4.0. Ma mancano anche insegnanti di lingue, analisti e progettisti di software, specialisti di saldatura elettrica, agenti assicurativi, elettrotecnici: per le imprese ferraresi in particolare dell’industria e dei servizi, quasi 6 su 10 di queste professioni sono difficili da trovare.

Incontro domanda offerta di lavoro difficile in tutta la provincia e maggiore per i giovani
Si stenta a trovare addetti soprattutto nelle aree dell’Alto ferrarese e nella Città capoluogo, dove il mercato del lavoro è più competitivo ed efficiente. Anche nelle restanti aree della provincia, però, dove i tassi di disoccupazione sono più alti rispetto al resto, le difficoltà di reperimento riguardano comunque circa un lavoratore su cinque. La difficoltà di reperimento media del 26% sale addirittura nel caso dei giovani. Le imprese orientate preferibilmente verso gli under 30, infatti, nel 28% dei casi ha dichiarato di non riuscire a trovare i profili richiesti, con punte del 60% per gli specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche, del 40% per i tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione e del 38% per gli operai nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche.
Esauriti, intanto, i 250.000 euro messi a disposizione dalla Giunta della Camera di commercio per finanziare i programmi di investimento delle imprese volti a introdurre soluzioni per la manifattura avanzata e additiva (stampanti 3D), la cybersicurezza, sistemi di e-commerce e di pagamento mobile, la fidelizzazione della clientela e l’automazione dei processi. Il Bando, restato aperto fino al 15 luglio scorso, prevedeva l’erogazione di Voucher fino a 10.000 euro per progetti condivisi da più imprese (Misura A) o attuati da singole imprese (Misura B), a fronte di spese di consulenza, formazione e acquisto di beni strumentali o servizi collegati.

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CAMERA DI COMMERCIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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