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MILANO, PIAZZA DELLA SCALA

Testo e foto di Andrea Mancuso
(da pressenza 01.10.2022)

A distanza di due settimane dalla morte della 22enne Mahsa Amini, mentre si trovava in custodia perché portava il velo in modo «non appropriato», Milano risponde presente alla giornata di solidarietà a favore delle donne iraniane in numerosi Paesi del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dal Canada all’Australia e al Giappone.

«The time has come», Piazza della Scala si riempie di migliaia di persone. Scandendo lo slogan ‘Donne, vita, libertà’ (zan, zendeghi, azadi), cartelli, canti, occhi lucidi, occhi fieri, il coraggio delle donne, di ogni età, che sfidano in prima linea il regime iraniano. Qualche giorno fa è stato reso noto l’arresto di Elahe Mohammadi, una giornalista iraniana che aveva seguito il funerale di Mahsa Amini. L’ultima di un numero crescente di reporter – si parla di circa 33 – finiti dietro le sbarre da quando sono iniziate le proteste.

Cartelli per la resistenza nonviolenta

Se la Repubblica Islamica viola sistematicamente i diritti umani, nel caso delle donne il sistema giuridico concede loro un valore che è della metà rispetto a quello di un uomo nella testimonianza in tribunale, nel risarcimento in caso di ferimento e morte violenta, nell’eredità. Al tempo stesso, per le iraniane è difficile ottenere il divorzio e ancora di più la custodia dei figli minori. E sono discriminate nell’accesso ad alcune facoltà universitarie a causa delle “quote azzurre” che garantiscono maggiori opportunità ai loro coetanei di sesso maschile.

La morte di Mahsa Amini è diventata la miccia per denunciare un regime che viola la libertà di espressione, i diritti delle donne, dei soggetti lgbtqi+, delle minoranze etnico e religiose e una leadership incapace di gestire la cosa pubblica. La capacità di resistenza delle donne è emersa in più occasioni nella storia del Paese e la tenacia dimostrata ora testimonia una consapevolezza e una strenua volontà di cambiamento che oggi bisogna sostenere a livello internazionale, seguendo le indicazioni che arrivano dalle piazze iraniane e da quelle che si stanno costruendo in tutto il mondo sotto la guida delle comunità in diaspora.

Andrea Mancuso
Sono nato e vivo a Milano. Operatore Socio Sanitario nell’ambito della disabilità, socio dell’Associazione Naga dal 2007. Scrivo e fotografo per passione. Raccontare una storia, ognuna narrata attraverso gli occhi. Documentare, cogliere, comunicare emozioni in uno scatto, riscoprendo la bellezza di un’immagine. La fotografia come incontro per conoscersi e socializzare, un ponte oltre le barriere.

ROMA. PIAZZA MADONNA DI LORETO

Testo e foto di Dario Lo Scalzo
(da pressenza 01.10.2022)

Roma, 1 ottobre 2022 – Come in molte altre città italiane e del mondo oggi ha avuto luogo la marcia di solidarietà con le donne iraniane e contro il regime degli Ayatollah.

La manifestazione organizzata da “Freedom Rally for Iran ha voluto esprimere la vicinanza alle donne iraniane che in questi giorni lottano e protestano nel proprio Paese a seguito della morte di Mahsa Amini, la studentessa curda morta dopo essere stata arrestata dalla polizia perché non portava il velo in modo corretto.

Il numeroso corteo ha attraversato le strade capitoline con lo slogan “Donna, Vita, Libertà” per arrivare sino a Piazza della Madonna di Loreto dove alcuni manifestanti hanno tagliato dei capelli come gesto simbolico di solidarietà e vicinanza.

Roma, 1 ottobre, manifestazione di solidarietà con le donne iraniane

Dario Lo Scalzo
Giornalista, scrittore e videomaker. Ha un background professionale nel mondo bancario, del microcredito e dell’organizzazione aziendale e da anni si occupa principalmente di Diritti Umani e Nonviolenza. Ha scritto per Terranauta e per Il Cambiamento (editorialista e ideatore della rubrica “Storie Invisibili”) e ha anche collaborato con altre testate on-line (Girodivite) e cartacee (Left Avvenimenti, Il Clandestino con permesso di soggiorno). Nel 2020 ha creato e avviato il Team Video del magazine green online “GreenMe”. Attualmente fa parte della redazione italiana di Pressenza. È video giornalista freelance per la Radiotelevisione svizzera (RSI)

BOLOGNA. PIAZZA XX SETTEMBRE

Dopo la manifestazione del 24 settembre sotto le Due Torri, Bologna torna in piazza a fianco delle donne e a tutto il popolo iraniano, oppresso dal regime teocratico degli Ayatollah. La manifestazione è  indetta da CGIL, CISL e UIL di Bologna  con l’adesione di decine di associazioni. L’appuntamento è per Mercoledì 5 ottobre. Il corteo partirà alle ore 18,00 da Piazza XX Settembre per giungere in Piazza del Nettuno.

Manifesto per il corteo bolognese del 5 ottobre con l’appello
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Redazione di Periscopio

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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