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È un giovedì mattina come tanti altri: mi alzo, faccio colazione, prendo il mio cellulare e spreco il poco tempo libero che mi rimane, prima di mettermi a studiare, scorrendo il dito sullo schermo. Sono gesti automatici a cui non presto attenzione, tocco dopo tocco sono diventati parte della mia routine.
E così l’Evergreen che blocca il canale di Suez, la nascita di Vittoria Lucia-Ferragni e il pittore impazzito che si diverte a colorare le regioni italiane accompagnano il mio risveglio ogni giorno.
Altre informazioni indistinte allungano il mio caffè, scambio qualche messaggio e rimango fedele alla mia appendice digitale.

Una notizia in particolare però coglie la mia attenzione più delle altre. Leggo articoli, vedo Instagram Stories, post e commenti aventi un solo soggetto, Damiano Coccia alias Er Faina. Lo sgomento provocato da questo personaggio, noto per avere opinioni irriverenti e mancanza di filtri, inizialmente mi incuriosisce: è possibile che tra commenti anarchici e trasgressione, a cui ha abituato il suo pubblico, riesca ancora stupire? A malincuore scopro che la risposta è positiva.

Prima di concentrarmi sulla frivolezza delle parole utilizzate da Coccia, mi permetto di introdurre il tema con la delicatezza che merita. A meno di un mese dall’aver promesso rispetto ed uguaglianza alle donne l’8 marzo, il primo Aprile 2021 si parla di CatCalling sminuendolo e facendolo passare per un complimento desiderato ed altamente formativo per l’autostima femminile. Purtroppo, nonostante la data potesse far pensare ad uno scherzo, di divertente non c’è nulla.

Il Catcalling, o molestie di strada, oltre ad includere azioni come avance sessuali persistenti, palpeggiamenti da parte di estranei ed inseguimenti, include anche le tanto discusse molestie verbali, quali fischi, gesti o commenti indesiderati, che possano mettere altamente a disagio chi li riceve. La sopracitata polemica di Coccia, il quale dopo essersi messo in ridicolo davanti a tutta Italia, ha avuto almeno la decenza di chiedere scusa, pretendeva che frasi puramente oggettificanti, gridate a squarciagola in luoghi pubblici, senza alcun consenso da parte di chi le riceve, dovessero passare come meri complimenti.

Ora, non voglio soffermarmi sulle intenzioni dell’influencer, personalmente sono lieta che si sia reso conto dei suoi errori e che si sia scusato pubblicamente. Mi interessa ancora meno della natura di queste scuse, certo non deve essere difficile capire di aver sbagliato se tutto il Web ti ripete che non devi fare altro che vergognarti.
È l’ignoranza che vorrei mettere al centro dell’attenzione e vorrei puntare i riflettori su questa parola dal suono straniero che tanti non conoscono.

Nel 2021 è ora che si capisca che la violenza, di qualsiasi natura e in qualsiasi contesto, nasce quando qualcuno insiste dopo aver ricevuto un no come risposta. Il consenso deve diventare la nuova chiave di lettura di ogni comportamento e di ogni azione. Ogni individuo, di qualunque genere, etnia ed orientamento sessuale deve avere il diritto di sentirsi al sicuro. Abbiamo il dovere di creare una società che rispetti la libertà altrui e che sia libera da quella limitazione culturale, a cui ci ha da sempre abituato il patriarcato. Il sessismo, così come il razzismo e la xenofobia, sono costrutti mentali e culturali che vanno sdoganati ora e per sempre: il nostro mondo è cambiato e si è evoluto, non abbiamo più né tempo né voglia per dei limiti impostici a priori.

È tempo che, quando una donna esce di casa da sola, giorno o notte che sia, si senta al sicuro quanto un uomo. È tempo che il nostro genere, il colore della nostra pelle e il nostro dio non mettano a rischio la nostra incolumità. È tempo che l’uguaglianza evolva dalla sua connotazione statica di utopia e condanni a morte l’ignoranza.

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Alice Miraglia

Studentessa, idealista e donna. Scrivo di quello che amo e odio nella vana speranza di poter cambiare qualcosa.

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
direttore responsabile


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