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26 Novembre 2015

Monsignore ma non troppo

Tempo di lettura: 3 minuti


Oggi è un giorno speciale per tutti quelli che dicono che a Ferrara non succede mai niente.
L’avrete saputo tutti, grazie al nostro vescovo siamo su tutti i quotidiani.
Io non sono cattolico e non ho nemmeno troppa simpatia per Papa Francesco ma devo dire che mi dispiace davvero molto per Gesù.
Lui mi è simpatico da sempre, insieme a tutti i suoi amici.
Soprattutto San Pietro.
Uno che si addormenta in un momento così importante e nonostante tutto quel buonone di Gesù gli lascia comunque il compito di portare avanti la baracca e “edificare la Sua Chiesa”, come si fa a non volergli bene a uno così?
Quella era gente adatta a compiti così tosti secondo me.
Non li fanno più dei personaggi come quelli, qualcuno ha buttato lo stampino.
E poi evidentemente una certa attitudine non paga, visto che persino quel grand’uomo di Pietro a un certo punto si è trovato costretto a sorbirsi le menate di un certo Paolo.
Lui, Pietro, designato da Gesù in persona, lì a sorbirsi le menate da uno che Gesù non l’ha neanche mai incrociato.
Boh.

Brano: “After Forever” dei Black Sabbath Album: “Master Of Reality” del 1971
Brano: “After Forever” dei Black Sabbath
Album: “Master Of Reality” del 1971

Quindi forse non mi dovrei neanche stupire più di tanto per queste parole del vescovo.
Però penso a Gesù e mi piange davvero il cuore davanti a queste scene da lavandai per giunta in Suo nome.
Forse aveva davvero ragione Philip Dick quando diceva che “l’Impero Romano non ha mai avuto fine”.
In fondo quel romano d.o.c. di San Paolo è riconosciuto come il vero creatore della Chiesa Cattolica Romana e – se mi passate il rockismo – non era manco nella formazione originale.
Era tipo Doug Yule.
Il bassista che arriva per ultimo e senza nessuno dei Velvet originali cosa fa?
Fa un disco praticamente da solo e con dei turnisti anonimi e cosa fa?
Lo fa uscire a nome Velvet Underground!
Non è nemmeno un disco così orrendo come viene dipinto di solito ma una cosa è certa: non è un disco dei Velvet Underground.
Ma purtroppo un’altra cosa è certa: quest’uscita del vescovo è ben più orrenda di quel brutto disco dei “Velvet Underground”.
Scusatemi se ho usato una parabola ma volevo solo omaggiare quel grande narratore di Gesù.
Quindi per oggi, visto che il nostro monsignore senza saperlo ha praticamente citato Ozzy Osbourne direi che ci sta proprio quel pezzo dei Black Sabbath.
PS:
A scanso di ogni tipo di equivoco su blasfemia, satanismo e Black Sabbath consiglio di ascoltare con attenzione le parole che canta Ozzy nel pezzo di ozzy.
Nel caso chi legge sia affetto dal complesso di San Tommaso rimando a “Portate vostra madre nella camera a gas!”, contenuto in Deliri, desideri e distorsioni del mai troppo lodato Lester Bangs.
Anticipo solo che dopo avergli appioppato l’etichetta di “moralisti” prosegue definendoli “dei John Milton del r’n’r”.
E centra pefettamente la tazza.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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