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Da: Lega Romagna

Bonaccini. Morrone (Lega): il presidente dell’Emilia Romagna parla di svolta ma non sa quello che dice

Forlì, 23 agosto. “Il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini rappresenta tutto ciò da cui la politica lungimirante, riformatrice e vicina alla gente dovrebbe stare alla larga. Lo abbiamo visto oggi durante la sua performance al Meeting dove è riuscito a dire tutto e il suo contrario, esattamente come fa da anni, sorprendentemente graziato da certa parte dei media e della cosiddetta intellighentia progressista regionale che raramente lo mette di fronte alle sue evidenti contraddizioni“.
L’on. Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, punta il dito sulle affermazioni di Bonaccini:
“Cosa significa che la mancata autonomia è la ‘sconfitta di Salvini’, semmai è la ‘sconfitta dei 5 stelle’, il movimento che ne ha di fatto bloccato la realizzazione. Lo stesso M5s con cui Bonaccini punta a fare l’inciucio anche in Emilia Romagna per poter sperare di vincere le elezioni regionali, con buona pace della coerenza e delle battaglie feroci tra le due componenti politiche in contrasto praticamente su tutto. Riconosco a Bonaccini una dote, di non fermarsi di fronte a nulla. Neofita dell’autonomia, ricordo che è stato l’ultimo a saltare sul carro autonomista, si è allontanato al momento giusto dal renzismo in caduta libera, pur essendo stato un grande estimatore del neocentralismo renziano. Con l’avvento di Zingaretti, si è riposizionato nell’area più conservatrice del partito, vera erede della storia ‘rossa’ emiliana. Un partito che, tuttavia, è decrepito e minoritario nel Paese, ma non vuole stare fuori dal governo. E per ritornare al centro del potere non si ferma di fronte a nulla, neppure di fronte a un’alleanza innaturale con il peggior nemico, il M5s, pur di non andare al voto. Oggi Bonaccini si dibatte, dunque, tra spregiudicatezza renzista e neoconservatorismo zingarettiano, in chiave anti leghista. Perché è la Lega che fa paura al Pd, perché è la Lega che ha una visione politica del futuro del Paese, ha idee chiare e progetti concreti pronti. Bonaccini non è stato in grado di spiegare cosa intenda fare il Pd sull’immigrazione, sulla sicurezza, sulla giustizia, sulla diminuzione delle tasse, sull’economia, sul taglio dei parlamentari. La stratosferica differenza tra Lega e Pd sta qui. Noi lavoriamo per un paese libero, sicuro e democratico. Il Pd no e lo ha ampiamento dimostrato durante i cinque anni della scorsa legislatura. Bonaccini parla di svolta senza dire quali ne siano i contenuti. Sicuramente perché di contenuti non ce ne sono”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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