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Il giovane street artist Timofeï Radya, originario di Ekaterinburg, ha realizzato, durante il mese di marzo, un progetto di scrittura sui muri tra Mosca e Kiev, battezzato “Orientir”. Si tratta di uno scambio di corrispondenze fittizie fra le due città, scritte su alcuni muri fatiscenti delle due capitali. Due immaginari scrittori, anime perse e dubbiose (ma certe di alcuni sani principi), si domandano come uscire dalla grave crisi in atto, che attanaglia e strangola di due Paesi… Perché con le parole impresse sulle pietre magari si riesce a trasmettere un messaggio a chi, passando di lì, non guarda e passa, ma si ferma per un attimo. A pensare. Parole profonde, che lasciano il segno. Un segno.

Di seguito il contenuto del messaggio sulla Trubnaya ulitsa, rivolto a Mosca (nella foto in evidenza)

Sulla fronte
Come pensiamo di salvarci, K [Kiev]? La guerra seduce, è sempre stata alla moda. E’ possibile che la guerra unisca le persone? Sì, ma giusto per un istante, prima di una morte imminente. E’ un onore o un disonore, una simile fine? La verità o un oblio? Assomiglia di più alla liberta o alla morte? Con il tempo, la sporca guerra dei morti diventerà una bella storia dei viventi. Penso che questa sia la più grande truffa.

Nel viso
Un Paese assomiglia al cristallo, a volte nasconde qualche cosa, altre volte, nulla.
La schiavitù dona la vita al vuoto. Fai attenzione alla tua preziosa Patria, per non essere svuotato. Il governo si comporta duramente e tu ti ritrovi fra il martello e l’incudine. Volteggia al suono dei colpi, danza, utilizza questo circolo vizioso, agisci con precauzione ma coraggiosamente e non avrai punti deboli. Meno liberta vi è all’esterno, più essa è forte all’interno. Questa liberta è inattaccabile, la sua fonte è ben nascosta, è impossibile prenderla. La si può solamente vendere più cara, ma non è per questo che abbiamo cominciato, vero? Non per diventare prostitute di lusso, vero?

Negli occhi
Siamo tutti seduti intorno a un tavolo. Uno dei piatti è avvelenato, è una trappola. Ognuno lo sa ma continua a mangiare senza attenzione. Il pane è avvelenato, contiene la più antica delle pesti. Questo tipo di banchetto ha sempre servito gli interessi dei ricchi. Abbandoniamo la tavola. Sii prudente, non lasciarti affascinare dalle parole contaminate e fragili. E quando la nebbia fredda invaderà le strade e avvolgerà le nostre teste, non dimenticare che l’antidoto è nascosto dentro di noi. Noi ci salveremo, K., se resteremo noi stessi.

Questo, invece, il messaggio a Kiev…

mosca-kiev
Il murales con scritto il messaggio a Kiev

Come pensiamo di salvarci, M. (Mosca)? Gli accordi non sono più validi. Grandioso vivere più a lungo degli esseri umani. Non c’è nessuna guerra, odio e paura, abbiamo scelto giochi di altri tipi. Boati di cannoni anticarro, occhiali in frantumi, ma i loro colpi non sono nulla rispetto al tuo eterno battito del cuore.
L’immagine del passato trascende attraverso la parte destra. L’immagine del futuro trascende attraverso la parte sinistra. A ogni urto, il cuore spinge in avanti il tempo; non ci sono tempi futuri o passati, sono le immagini dissolte nel sangue. C’è solo il presente, bloccato nel torace. Non ci sono altre storie che noi. Non ti confonderò con nessuno.
Le strade sono le librerie che mantengono la vita all’interno delle case. Le città vivono abbastanza a lungo per servire la vita. Coloro che somministrano la morte, non vivono a lungo. Il sonno della ragione genera mostri. Ho visto interi paesi dire di andare a dormire, tutti in una volta.
Le strade sono le parole che hai mormorato, le piazze sono i segni del tuo silenzio. Mi hai lasciato le città. Sto cercando sopra la mia spalla. Mi hai lasciato migliaia di città, fondendo il tutto in uno. Non ho intenzione di lasciarti andare a dormire.
Ogni incrocio segna un bacio. Prendi il tuo vestito, decomprimi i ponti e gli argini. Lascia le luci della città scivolare lentamente verso il basso e rompersi in mille pezzi. Lasciaci confondere con il buio. La metropolitana è spenta, gli aeroporti sono chiusi, non c’è bisogno di guardare fuori dalla finestra. Siamo solo noi. Niente acqua, nessuna medicina e, grazie a dio, non fai domande all’entrata …. Tu, la catastrofe.
Ci salveremo, M., non andremo mai a dormire.

Fotografie dal sito t-radya.com

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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