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da: 381 Storie da Gustare

Il Ristorante 381 storie da gustare è un locale speciale, non un semplice bar ristorante, gestito dal 2009 dalla Coop. Soc. Il Germoglio con l’intento di offrire a tutta la cittadinanza un servizio un
po’ “speciale”.

La priorità del 381 è riservare un’attenzione particolare alla genuinità dei prodotti, utilizzando quelli tipici dei nostri luoghi per valorizzare il territorio e per avere il minor impatto ambientale.
Uno dei nostri obiettivi è la lotta allo spreco e proprio per questo motivo il progetto di Coop
Estense “La tavola del riuso” ci è sembrato in linea con l’etica e i valori della nostra Cooperativa.

Il progetto fotografico esposto al Ristorante 381 Storie da Gustare testimonia l’attività dei due laboratori di riuso creativo rivolti ai Soci Coop tra settembre e dicembre 2014 “Arredare la tavola”
e “Accessori in cucina”. Filo conduttore dell’esperienza utilizzare la creatività per combattere lo
spreco, dando nuova vita alle cose.
I laboratori sono stati proposti da Coop Estense, e realizzati in collaborazione con Associazione Awalè, La Bottega di Utilla, Altrosguardo – design laterale, ed alcune classi degli Istituti Superiori “Dosso Dossi” e “Vergani” di Ferrara. I ragazzi sono stati importanti protagonisti dei laboratori: gli studenti del liceo artistico “Dosso Dossi” hanno accompagnato i Soci nella realizzazione di oggetti per la tavola o la cucina utilizzando materiali di scarto domestici (passamaneria, tetrapack, bottiglie ecc.) e vecchi utensili ormai inutilizzati (pentole, tegami, posate), mentre gli studenti dell’istituto alberghiero “Vergani” hanno presentato le ricette della cucina degli avanzi.

Gli scatti sono stati tutti realizzati dai ragazzi del centro Area Giovani del Comune di Ferrara.

La mostra sarà visitabile al Ristorante 381 Storie da Gustare in piazzetta Corelli 24, dal 12 gennaio al 7 febbraio 2015 negli orari di apertura del locale (11-15,30/18.30-22.30).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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