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Cos’è il ‘metodo Naomo’?
Il famoso ‘calcio in culo’ nasce quattro anni fa quando alcune persone iniziano a dire che il mio fosse un metodo di forza, ma non di violenza. Qualcuno mise addirittura un adesivo con questa scritta nella buca delle lettere di Luigi Vitellio (il segretario provinciale del Pd, ndr) e fui accusato di intimidazione. Io mi scusai perché non ne sapevo nulla. Comunque è vero, faccio delle azioni forti per attrarre l’attenzione e posso affermare che negli ultimi quattro anni ho il peso e l’orgoglio di avere costretto chi di dovere a muoversi. Le azioni di forza, lo ammetto, a volte sono sbagliate, a volte legittime, a volte meno, e su questo c’è un tribunale che le giudica e per ora ho avuto una condanna a 5 giorni solo per le barricate di San Bartolomeo. Ma se questa amministrazione ha dormito per 30 anni, facendo così abbiamo risolto tanti problemi.

Segretario cittadino della Lega e personaggio assai discusso, il suo nome e il suo ‘metodo’ sono celeberrimi in tutta la città. Nicola Lodi, per tutti ‘Naomo’, si racconta e illustra la sua visione di Ferrara: vuole l’esercito anche in centro, pensa di creare macro-associazioni (“mettere insieme Web Radio Giardino, Teatro Off” eccetera) e suggerire i temi di dibattito al Festival di Internazionale. “Ma per sanare il Gad – spiega – servono dieci anni”. Il pirotecnico Naomo anticipa al nostro quotidiano cosa accadrà se a maggio la Lega vince le elezioni.

Se la vostra coalizione eleggerà il sindaco, quali saranno le prime problematiche che affronterete?
Se andremo al governo affronteremo subito tre problemi: prima la sicurezza; poi verde pubblico, viabilità e calotte; terzo il lavoro.

E secondo lei vincerete?
Siamo favoriti e stiamo allacciando il rapporto con tutti, e le dirò di più, vinceremo con i voti della sinistra. Ho tanti amici comunisti, non del Pd, che mi dicono “se ci fosse stato il vero comunismo problemi come pulizia e degrado non ci sarebbero”, quindi la sinistra stanca si riconosce più in un partito come la Lega invece che nel Pd, il quale continua ad attaccare sul piano personale, senza trovare soluzioni.

Cosa ha da dire agli ‘amici degli amici’, casomai andaste al governo cittadino?
Sarebbe sciocco dire alle nuove generazioni “non vi daremo un soldo” perché, punto primo, i soldi ci sono, secondo vanno fatti investimenti sul futuro e quindi sui giovani: l’associazionismo è un metodo efficace per fare cultura e anche sicurezza.

Quindi rapporto dialettico con le associazioni?
La mia visione è di far presentare dei progetti, farli valutare da una commissione super partes, eletta dai cittadini, e finanziarli senza più l’ingiusto metodo degli ‘amici degli amici’.

E a chi ha paura di una vostra possibile vittoria?
Non si deve aver paura. Secondo lei chiuderemo Wunderkammer o il consorzio Grisù? No, saranno migliorati, le realtà saranno incentivate a fare progetti migliori, con più costanza. Non puoi avere un associazione che fa solo due eventi all’anno.

In sintesi?
Mettere insieme più teste, esempio il Movida On nessuno lo ricorda. Vorrei mettere insieme Web Radio Giardino, Teatro Off eccetera: fare delle macro-associazioni e sposare progetti fatti in quest’ottica. In poche parole, ritorniamo a dei regimi più alti.

Parlando di elezioni, la Lega è alla guida della coalizione di Centrodestra a Ferrara, qual è il vostro disegno strategico?
Il mio obiettivo era portare la Lega ad un livello tale da poter esprimere un candidato, e ci sono riuscito mantenendo buoni rapporti con tutti (Fratelli d’Italia, Forza Italia, persino Movimento 5 Stelle). Il centrodestra è unitissimo e che il candidato sindaco dovesse essere della Lega non è mai stato messo in discussione.

Ultimamente ha dato l’impressione di abbassare i toni…
Mi sono istituzionalizzato, ho fatto azioni un po’ meno eclatanti, però quello che c’è adesso, lo ribadisco, è un’unità fortissima. Puntiamo a vincere questa città.

Sempre sulle elezioni, cosa ha da dire a chi accusa il centrodestra di voler eliminare eventi come i Buskers o Internazionale?
È una stupidaggine. Non ho problemi ad avere contatti anche con associazioni di sinistra e nei punti di programma elettorale ci saranno i Buskers e Internazionale. Detto ciò posso dirle che il mio sogno è di ampliare i Buskers, sedere al tavolo con gli organizzatori, i commercianti e gli albergatori e dire: “dobbiamo lavorare tutti”. E poi, perché non pensare ai Buskers anche in Gad?

Quindi ampliare questo tipo di manifestazioni?
Certo, voglio espandere in tutta la città i Buskers. Internazionale invece è una questione più complessa, magari facciamolo anche in più periodi, ma è anche giusto che ci sia un comitato che valuti i temi, perché va bene parlare di immigrazione, ma io vorrei anche che si discutesse di ecologia, turismo, cultura, lavoro, passioni, sport, famiglia… Comunque la mia idea è quella di rilanciare questi eventi.

Così si presenta ora l’immagine di copertina della pagina Facebook di Naomo Lodi

A proposito di Gad, si parla di mafia nigeriana, che ne pensa?
Penso che ci sia. C’è comunque una commissione che sta lavorando per capire bene, però le modalità portano tutte a credere che ci sia un’organizzazione criminale di questo tipo. Non so se sia quella nigeriana, sicuramente ci saranno anche quelle italiane, arabe… Ci sono ingerenze di organizzazioni criminali evidenti.

Come fa a esserne così certo?
A parer mio c’è un’organizzazione capillare. Ho ascoltato un ragazzo nigeriano, gestore di un pub che mi ha detto: “Qui si parla di un’organizzazione forte che non è più solo riferita alla droga e alla prostituzione, ma a qualcosa di consolidato che sta cercando di dividere il territorio ed affermare il controllo sullo stesso”. In pratica le varie fazioni si stanno dividendo i quartieri.

Più che i quartieri, magari le zone… Ma c’è qualche evidenza di questa divisione territoriale?
Ho analizzato il fenomeno del ‘cappellino’ che può sembrare una stupidaggine ma non lo è. In realtà nelle varie zone di Ferrara i nigeriani hanno cappellini di colore diverso, in zona Gad hanno la visiera rossa, in via Bologna blu. Durante le risse questi cappellini vengono gettati a terra, e mi hanno spiegato che questo gesto viene fatto in segno di disprezzo. Usano questi cappelli, quindi, per essere identificati con questa o quella banda.

Quante ce ne sarebbero a Ferrara?
Ce ne sono svariate. Sicuramente comunque c’è un’organizzazione incredibile e si è arrivati a una situazione che è esplosa negli ultimi 10-15 anni.

E secondo lei, quindi, è peggiorata di molto la situazione della droga negli ultimi anni?
Parto da un presupposto: c’è chi vende e c’è chi compra. Anni fa la droga era venduta solo in piazza Verdi e tutti i crimini che succedevano a Ferrara erano risolti nel giro di 24 ore, perché le pattuglie conoscevano alla perfezione gli spacciatori e li beccavano subito. Ora invece classificherei questa situazione in maniera più ampia, legata non solo alla droga ma anche al lavoro nero, alle abitazioni, al commercio etnico.

Come si è arrivati a questo punto?
È stato sottovalutato il problema. I primi comitati annunciarono questa escalation già diversi anni fa, in maniera molto decisa. Il primo spacciatore che si vedeva in un angolo nascosto, e non in bicicletta, veniva denunciato e ricordo articoli di giornale che riportavano richieste di aiuto e si diceva, appunto, che stava nascendo lo spaccio in zona Gad.

Ma come ha fatto ad espandersi così in fretta?
Ha trovato terreno fertile a Ferrara, non ha trovato ostruzionismo, ma se quel primo spacciatore fosse stato fermato subito non sarebbe arrivato il secondo, e poi il terzo e così via. C’era sicuramente già un’organizzazione a gestire, perché non si arriva dall’Africa con i sacchi di droga. Questa è una realtà, ed è stato sbagliato sottovalutare il problema per tutti questi anni.

Quindi è stata da subito avvertita la possibile presenza della mafia nigeriana?
La mafia nigeriana lavora da molto tempo, ma ce ne siamo accorti solo adesso. Era arrivata anni fa per trovare gli alloggi. Ora c’è una collaborazione tra immigrati regolari ed irregolari, questi ultimi vivono in Gad appoggiati da persone che hanno tutto in regola. Questo per me è il fenomeno della mafia.

Quali potrebbero essere delle possibili contromisure?
Serve un censimento urgente degli appartamenti nelle zone calde. La Polizia Locale deve controllare le residenze effettive. Non è semplice ma bisogna che riprenda l’attività di indagine anche da parte loro.

In che modo?
Semplice: verificare chi affitta e in caso di irregolarità avvisare il proprietario e poi sequestrare l’immobile, come fanno ad esempio a Padova. Io stesso conosco delle persone che abitano al grattacielo in sub-affitto senza contratto. Bisogna quindi che si vadano a verificare gli appartamenti uno ad uno per trovare eventuali irregolarità.

Tra le soluzioni adottate al momento c’è quella dell’esercito. Secondo lei l’arrivo dei militari è servito a migliorare la situazione?
Io e Alan Fabbri siamo stati i primi a chiedere l’intervento dell’esercito anni fa ed è arrivato per l’esasperazione con la scusa degli “obiettivi sensibili”. Io sono d’accordo con la sua presenza, che può aiutare le forze dell’ordine. È poco avere 10-12 unità, ma la sera vedere i militari in stazione quando si scende dal treno dà più tranquillità. Ci vogliono però più uomini e più coordinamento. Sarebbe bello in futuro vedere una pattuglia dell’esercito anche in centro. Quindi sì, abbiamo avuto dei miglioramenti sul tema delle maxi risse e gli spacciatori sono più guardinghi.

E il turno di notte della Polizia Municipale?
A tal proposito ho incontrato degli agenti donna che mi hanno detto che su questo tema avrebbero fatto delle barricate, perché per uscire di notte qualsiasi corpo di polizia deve essere armato. Abbiamo visto che le aggressioni avvengono contro il personale dell’esercito o dei carabinieri, i quali non hanno mai sparato ma usato altri strumenti, però mi metto nei panni di un agente che si trova a fare un servizio in Gad e che si possa trovare in difficoltà, figurarsi se è senza un’arma.

Quindi è favorevole o contrario al ‘quarto turno’?
Sono favorevole ma c’è un processo da attuare. Si deve addestrare il personale e bisogna armarli, ma per farlo bisogna acquistare le armi tramite un bando e detenerle in un luogo idoneo, ma ad oggi non abbiamo un comando adatto a questa situazione.

La caserma attuale quindi non si presta a questo tipo di soluzione?
Quella in zona fiera non ha la possibilità di esserlo, perché non c’è una cella di sicurezza che bisogna avere, perché di notte anche il vigile diventa un agente di polizia giudiziaria e quindi può trattenere in arresto, non ha la stanza delle armi con personale incaricato a presiederla 24 ore su 24 e non ha nemmeno la stanza per lo scarico delle armi.

E la nuova che è in progetto?
La nuova caserma verrà costruita al Palaspecchi ed avendo visto gli atti ho letto che sarà una “delegazione comunale”, cosa ben diversa rispetto ad una caserma che dovrebbe essere isolata. Lì invece ci saranno uffici, una biblioteca, un centro per i giovani, per cui non avrà i requisiti per detenere armi, e quindi il quarto turno non può essere svolto. Se andrà avanti questa situazione scriveremo a Salvini il quale bloccherà tutto. Il mio sogno comunque resta quello della Polizia Locale armata anche a Ferrara come lo è nelle altre città, ma sia chiara una cosa: armare non vuol dire che se una persona aggredisce devi sparare, per bloccare un possibile aggressore ci sono altri metodi (spray, manganello, manette, ecc..).

Quindi secondo lei quali sono le soluzioni per la zona Gad?
Prima di tutto serve costanza ed almeno due legislature per portare questa zona a livelli normali. C’è troppo spreco di denaro, io metterei subito uno o due delegazioni della Polizia Locale nel cuore del Gad sotto il grattacielo, e convincerei il ministro dell’Interno a portare un ufficio della polizia in stazione. Secondo, ci sono decine di negozi multietnici ed io prendo ad esempio su questo argomento la gestione fatta da città governate dalla sinistra, come Nardella a Firenze. Lui ha messo delle norme precise: prima cosa i negozi multietnici devono avere una superficie di almeno 80-100 mq, devono avere i servizi igienici per il pubblico adatti anche per i portatori di handicap, e ha messo dei paletti per scoraggiare l’apertura di decine di questo tipo di attività. Non dico, quindi, che non ci debbano essere, ma che vanno ridotti. Troppi di questi negozi innescano una concorrenza sleale.

Così, però, non si penalizzano tutti?
No perché quelli lavorano bene vanno premiati magari con delle esenzioni, ma ci devono essere più controlli, soprattutto sulle condizioni igieniche.

E gli eventuali negozi che chiuderanno? Come recuperare gli spazi?
In quel caso vanno incontrati i proprietari ed offerte loro delle soluzioni per cui se danno in gestione il negozio al Comune per far aprire attività di piccolo commercio locale o artigianato, gli si può togliere l’Imu, ad esempio. In poche parole va riconquistata la zona.

E’ famoso per le sue ‘indagini’ e denunce nei video, posso chiederle che fine abbia fatto quella sul latte in polvere? E cosa può dirci sul nuovo fenomeno degli “Action bitters”?
Queste bustine di superalcolici sfuggono alla normativa italiana ed era da molto che le vedevo in giro. Quello sul latte in polvere, invece, è un indagine seria. Da alcuni mesi seguivo questa vicenda a causa delle lamentele fatte da molte farmacie che segnalavano la presenza di nigeriani che tutte le mattine portavano degli anziani a comprare un tipo di latte, quello più costoso. Non sono un poliziotto, ma se mi arriva una denuncia o una confidenza verifico la notizia. Ho visto tutta la trafila che partiva da un negozio dove poi veniva portato questo prodotto dopo l’acquisto. Ho documentato tutto e ho informato la Digos. E in seguito al polverone mediatico scaturito, si sono bloccati. Anche questo è sintomo di mafia: visto l’interesse mediatico l’organizzazione ha detto “stop”.

E su questo tema parte la querela ad Estense.com?
Si.

Può spiegare la sua versione dei fatti?
Il sabato mattina del presunto misfatto ero davanti all’edicola di un mio amico insieme a Matteo Fornasini di Forza Italia, a parlare di strategie politiche. Mentre eravamo lì, è arrivato un nigeriano a chiederci proprio il latte in polvere in questione, scritto su un foglio, ma, ed è stata una delle uniche volte in cui l’ho fatto, ho tirato fuori un euro dandoglielo, per far sì che andasse via. Nonostante questo, costui ha continuato ad insistere ed io ho detto “ho da fare” e in quel preciso istante mi sono trovato una ragazza, a distanza di qualche metro, che ha iniziato ad inveirmi contro, affermando che io avrei chiesto i documenti al ragazzo nigeriano. Dopo una vera e propria aggressione verbale è andata via. Il giorno dopo questo accaduto, è uscito l’articolo sul sito di Estense.com, che diceva “Lodi aggredisce un nigeriano e chiede i documenti”.

A chi la accusa di razzismo, invece, come risponde?
Inizio col dirle questo: ho tanti amici stranieri, persino mia moglie è straniera, ed ho aiutato tanti a prendere persino la cittadinanza. Quindi sono il meno del meno del razzista che ci possa essere in questo momento. Non sono razzista e ti dico persino che ho preso le distanze da Casa Pound, Forza Nuova e tutte le forze di estrema destra, quattro anni fa. Chi mi accusa di essere razzista non conosce bene i fatti che mi riguardano, avendo aiutato tante persone, anche attraverso cooperative come Viale K, con la quale ho un ottimo rapporto.

Con questo vuol dire che a suo parere non tutte le cooperative fanno business sui migranti come invece altre volte ha lasciato intendere?
Ci sono cooperative che lavorano per business, per cui usano queste persone per avere dei soldi, e ci sono invece cooperative, come quella di Raffaele Rinaldi, che lavorano duro ma non ricevono molti aiuti dall’amministrazione.

 

Nella foto in alto, un’immagine di copertina scelta da Naomo Lodi per la sua pagina Facebook

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Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

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di Piermaria Romani

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