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Da: Organizzatori

A fine agosto scorso un piccolo gruppo di cittadini decide di creare un gruppo Facebook dedicato all’incredibile e inaccettabile aumento degli attraversamenti e delle soste ‘sregolate’ all’interno della ZTL del centro storico di Ferrara e, in particolare, di Corso Martiri della Libertà, Piazza Trento e Trieste, Piazza Castello e le vie adiacenti al cuore della città.

Il gruppo Facebook Ferraresi Uniti per liberare il Centro Storico da Auto e Furgoni in nemmeno due mesi raggiunge il sorprendete risultato d= oltre 1.700 adesioni da parte di cittadini, residenti nel centro storico, ma anche nei quartieri esterni, nelle frazioni, da Boara a Quartesana, fino a residenti nel Comune di Santa Maria Maddalena.

Cosa è successo? Da anni i cittadini assistono ad un aumento degli attraversamenti delle strade centrali della Zona a Traffico Limitato e, soprattutto, a causa dell’aumento esponenziale del commercio online, ad un aumento della presenza di furgoni e camion per le consegne espresso. Ma dalle elezioni amministrative del giugno scorso e dall’insediamento della nuova Giunta del Sindaco Alan Fabbri si è cominciato a vedere, giorno dopo giorno, un aumento di comportamenti inaccettabili da parte di cittadini muniti di permessi vari che, con dispregio delle più elementari norme di comportamento civile, parcheggiano in ogni punto del cuore cittadino, sagrato del Duomo e listone compresi. Di colpo Ferrara sembra tornare agli anni ’70, quando si poteva parcheggiare ovunque. La nuova amministrazione, già dai primi di luglio, fra le prime decisioni assunte sospende l’entrata in vigore del nuovo regolamento degli accessi e delle soste nella ZTL prevista proprio per il luglio 2019, anche se approvato dal Consiglio Comunale nell’estate del 2018, con Tiziano Tagliani sindaco. Da quel momento un numero sempre crescente di ferraresi inizia a considerare di libero accesso il centro della città, parcheggiando ad ogni ora e in ogni spazio disponibile fra il Teatro Comunale e la Loggia di San Crispino, compreso lo spazio davanti al Mausoleo dei Caduti, sul fronte di piazza Trento e Trieste.

Mentre in tutto il mondo le città più avanzate investono in piani, in programmi e in progetti per liberare la città dalle auto, ivi comprese le auto meno inquinanti, a favore di una mobilità sempre più dolce ed ecologica, basata su pedonalità, ciclabilità e mezzi pubblici, a Ferrara si sta rapidamente tornando a situazioni che solo i più anziani ricordano, con un peggioramento della qualità della vita, un aumento del rumore e del congestionamento del centro storico e un abbassamento della già bassa qualità dell’aria, con rischi crescenti di incidenti e rischi per la salute di tutti noi.
Il comitato Ferraresi Uniti per liberare il Centro Storico da Auto e Furgoni, presieduto da Silvana Trabanelli, che con Maurizio Bruni aveva dato vita all’omonimo gruppo Facebook si è riunito due volte. Una prima, a fine settembre, presso il Centro Sociale Acquedotto e ieri sera presso la Factory Grisù, per decidere le azioni da mettere in campo così da sensibilizzare la cittadinanza e le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione.

Fra le prime iniziative che si è deciso di prendere vi sarà una lettera appello da indirizzare al Sindaco e agli amministratori, al Prefetto, al nuovo comandante dei vigili urbani, ma soprattutto da indirizzare al Ministro dei Beni Culturali, alla Commissione Nazionale UNESCO, a Italia Nostra e alle associazioni che da sempre si mobilitano per l’ambiente, la sostenibilità, la mobilità e la ciclabilità. Nelle prossime settimane altre iniziative saranno prese ed attuate, compresa la partecipazione ad eventi promossi da altri soggetti sullo stesso tema.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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