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Ufficio stampa Edizioni La Carmelina.

Dalla serie “Monumenti” promossa dalla Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia patria, nasce il volume “Giovanni Girolamo Agnelli- Notizia su Ferrara (1766)” (ed. Este Edition) a cura di Ranieri Varese.

A spiegare l’origine del volume è infatti il Presidente della Deputazione provinciale ferrarese di storia patria, Franco Cazzola, autore della Presentazione:
“L’occasione delle ricerche condotte sul territorio ferrarese ha dato a Ranieri Varese, vicepresidente della nostra Deputazione, l’idea di avviare una ricerca collettiva che coinvolgesse almeno tre Deputazioni di storia patria. Sulla base del progetto unitario presentato dalla Deputazione provinciale ferrarese, dalla Deputazione per le provincie modenesi e dalla Deputazione per le provincie parmensi, i lavori di ricerca sono stati in seguito condotti e coordinati in forma autonoma da ciascuna Deputazione.

Sulla città di Ferrara le risposte di Agnelli sono state per Varese lo stimolo per aggiornare e ampliare le nostre conoscenze sul Settecento ferrarese, sui personaggi più rilevanti dell’epoca, sulla vita amministrativa, culturale e associativa. Un periodo questo in cui non mancano fermenti nella vita artistica, sociale e culturale della città e che sono meritevoli di essere portati alla luce.”

Troppo spesso infatti quando si pensa alla storia di Ferrara si fa riferimento, quasi esclusivamente, al periodo della dominazione degli Este ma, come spiega Varese, la nostra storia non si ferma lì.

“La città di Ferrara ha una storia lunga e complessa che va dalla fondazione all’età comunale, al periodo estense, a quello legatizio sino al confluire nel Regno d’Italia e ai nostri giorni. Scelte comprensibili sul piano politico, molto meno su quello istituzionale e della ricerca, ne hanno ridotto la divulgazione e la diffusione a poco più di due secoli, al vicariato degli Estensi. È stato volutamente  e pervicacemente costruito un senso comune che induce a  riconoscere la città solo in quell’età: un tempo sicuramente ricco e non trascurabile ma che non può esaurire vicende, personalità, proposte, spazi, opere le quali si pongono nell’arco lungo dei secoli.”

Nel volume il lettore troverà quindi, accanto alle notizie su Ferrara curate dall’illustre storico ferrarese Giovanni Girolamo Agnelli, una selezione degli uomini illustri che hanno influenzato la città tra il Trecento e il Settecento, compresi grandi poeti come Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto.

Continua quindi Varese nel volume “Il progetto prevede un secondo volume ove saranno raccolte le notizie inviate a Orlandi per le città di Cento e di Comacchio; si uniranno una serie di saggi su momenti e istituzioni della storia locale: dallo Studio alle forme e modi del governo, dalla cultura musicale e scientifica a quella letteraria, dalla regolamentazione delle acque al controllo del territorio. Un piccolo tassello che si aggiunge per la più completa e migliore conoscenza del ducato di Ferrara nel XVIII secolo.”

 

SCHEDA CURATORE:

Ranieri Varese (Ferrara, 9 febbraio 1941) è uno storico dell’arte e accademico italiano. Laureato in storia dell’arte presso l’Università di Bologna nel 1965, ottiene nel 1967 il diploma di perfezionamento in storia dell’arte presso la Scuola Normale Superiore di Pisa con Carlo Ludovico Ragghianti, di cui è assistente dal 1965 al 1970.

Dal 1970 al 1985 è direttore dei civici musei d’arte antica di Ferrara. Diventa professore associato di storia dell’arte medievale e moderna nel 1985 presso l’Università di Urbino. Dal 1992 è professore ordinario, prima presso l’Università di Urbino e poi presso l’Università di Ferrara. Dal 1994 al 2000 è Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte ed Estetica presso l’Università di Urbino. Dal 2004 al 2009 è direttore del Dipartimento di Scienze Storiche dell’università di Ferrara. Esce di ruolo nel 2009.

Ha fondato e diretto dal 1971 al 1986 la rivista Musei Ferraresi- Bollettino Annuale. Dal 1966 fa parte del comitato di redazione della rivista Critica d’Arte, fondata da Carlo Ludovico Ragghianti, della quale è stato Vicedirettore e responsabile del settore biblioteca. Ha diretto la collana Musei e Meraviglie d’Italia presso l’editore Calderini.

Ha collaborato e collabora, tra l’altro, a “Arte Documento”, “Artes”, “Atti e Memorie dell’Arcadia”, Belfagor, “Critica d’Arte”, Il Ponte, Nuova Antologia, “Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”, “Museologia”, “Notizie da Palazzo Albani”, “Nuova Civiltà delle Macchine”, “L’Informazione bibliografica”, “Schifanoia”, “Studi Tassiani”, “Studi Tizianeschi”, “Studi Neoclassici”, “Studi Veneziani”.

È socio della Accademia Raffaello di Urbino, della Società di Studi Romagnoli, della Società di Storia della Miniatura, della Deputazione Ferrarese di Storia Patria.

È noto per i suoi studi su Palazzo Schifanoia, il Trecento ferrarese, Antonio Canova, Giovanni Santi, Lorenzo Costa e l’Arcadia del Settecento. Ha seguito anche il lavoro di pittori contemporanei come Gianni Valieri, Giuseppe Viviani, Antonio Zancanaro. Ha pubblicato più di 190 tra articoli in rivista, saggi e monografie

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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