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da: organizzatori

“Mai come quest’anno Ferrara, dove da pochi giorni è stata inaugurata una mostra dedicata alla Barcellona di Picasso e Gaudì, poteva mancare l’occasione di una ‘vetrina’ nella capitale catalana. Dove particolarmente coinvolgente e sentitissimo è l’appuntamento con la festa di San Giorgio e Giornata Mondiale del Libro, con piazze e strade di un po’ tutto il centro cittadino affollatissime di uomini e donne che, secondo un’antica tradizione, nella ricorrenza del 23 aprile si scambiano rose e libri. Se poi il titolo della rassegna allestita a Palazzo dei Diamanti è ‘La Rosa di Fuoco’ e lo spumante da uve Fortana scelto come vino ufficiale della mini-crociera si chiama ‘Rosa delle Sabbie’, l’abbinamento è perfetto”.
Sorride Sante Baldini – presidente della coop. Giulio Bellini e della Strada dei Vini e dei Sapori della provincia estense – dopo il rientro a Civitavecchia della “Nave di Libri per Barcellona”, il viaggio letterario che ha visto i doc del Bosco Eliceo della cooperativa agricola di Filo, insieme ad Oro d’Argenta e Sagra dell’Anguilla, partner dell’evento promosso dalla rivista Leggere:Tutti. Una trasferta particolarmente densa di iniziative e contenuti per il ‘made in Fe’ enogastronomico, e non solo: accanto agli eventi conviviali all’Istituto Italiano di Cultura e alla Casa degli Italiani nel corso dei quali è stata anche proposta in anteprima – fra i prodotti da filiera cerealicola protagonisti dall’11 al 14 settembre alla 58° Fiera di Argenta – la una nuova farina ad alta digeribilità “Ori Antichi”, ottenuta miscelando farro e grano duro della varietà ‘Core’ che il Molino Sima si prepara a lanciare sul mercato. Mentre a bordo della ‘Cruise Roma’, ammiraglia della flotta Grimaldi Lines, particolarmente intensa è stata la presentazione – condotta dall’attore Gino Manfredi – di poesie ispirate alla rosa e abbinate alla degustazione dell’eccellenza rosè fra le produzioni enologiche Tenuta Garusola.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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