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“Il nostro caro Comune, dove, da fuori, eravamo abituati a vedere entrare e uscire tutte quelle persone. Una volta ci entrai, mi portò mio padre; sembrava tutto così meravigliosamente strano. Mi sentivo piccola, più piccola di quello che ero già; tutto era più grande di me. Ma ora non c’è più. È rimasto un buco, uno spazio vuoto, il nulla. Anzi qualcosa c’è: le macerie, i resti di questo edificio che è così caro a ognuno di noi; sembra che ci debbano per forza far ricordare quella notte, quell’incubo che ognuno di noi ha passato e io sono sicura che nessuno se lo dimenticherà mai. Descritto in questo modo non è un bel paesaggio, ma è quello che vedo io, che sono una comune ragazzina di quattordici anni come tante altre. Ma nonostante tutti i suoi difetti, devo ammettere che non cambierei mai Sant’Agostino con nessun altro paese al mondo, perché rimane la mia casa, quella dove sono nata e quella dove vorrò passare la mia vita”.

Le parole di Anna della terza D della scuola media Dante Alighieri di Sant’Agostino basterebbero da sole a commemorare il secondo anniversario del terremoto che prima il 20 e poi il 29 maggio del 2012 ha squassato le province di Ferrara e Modena.
Ieri mentre si ricordano i lutti e le macerie, Sant’Agostino, uno dei paesi più colpiti, esponeva i risultati del processo per la ricostruzione partecipata della piazza. Si guarda avanti, col cuore pesante per chi non c’è più, ma con la tenacia che contraddistingue queste terre.
Un intero paese è stato chiamato a pensare come vorrebbe la piazza centrale, dove il municipio è stato abbattuto a causa degli irreparabili danni subiti.
Fino al 31 maggio nella sala Bonzagni della biblioteca saranno in mostra i pannelli che raccontano come bambini, giovani e anziani hanno lavorato assieme alle tre proposte per ridisegnare il centro.
A illustrarcele è l’architetto Lina Guolo che ha coordinato il gruppo di cittadini nella fase di elaborazione.
“Un’idea è quella di mettere una copertura sull’attuale piazza Pertini, sotto alla quale ospitare attività di valorizzazione del territorio, promozione delle imprese locali e intrattenimento.
La seconda idea è quella di ricreare un edificio sull’antico sedime del municipio per riproporre la scansione in due piazze con vocazioni diverse, la prima più istituzionale e di collegamento alla chiesa, la seconda più ricreativa, con le attività intorno e con la possibilità di utilizzo anche da parte delle associazioni.
La terza proposta è quella di lasciare la piazza aperta, non ricostruire niente, non creare nuovi volumi, per unificare la piazza e dividerla solo in base alle funzioni: una parte rimane il prolungamento della chiesa e una parte viene dedicata agli esercizi commerciali con l’inserimento di alberature”. Questi progetti potranno essere visionati e votati inserendo le schede nelle apposite urne fino alla fine del mese.
“Ma il processo non finisce qui – specifica Paola Capriotti, un’altra delle coordinatrici del progetto – a fine giugno ci sarà un incontro pubblico con l’amministrazione per la consegna dei documenti relativi all’esito del percorso fatto con i cittadini. A quel punto la nuova giunta, avrà il dovere di esprimersi in merito per decidere se aderire alla proposta vincitrice o distaccarsene”.
Se la giunta accoglierà la proposta, dovrà istituire un bando per stabilire chi la realizzerà.
“A monitorare su questa fase – spiega Saveria Teston, l’organizzatrice generale – ci saranno la Regione, un membro del gruppo di supporto che ha seguito tutto il processo e il Consiglio dei Ragazzi, la giunta costituita dai bambini. Poi tra settembre e ottobre ci sarà un ulteriore incontro pubblico per valutare le scelte dell’amministrazione”.
I vincoli del bando sono quelli determinati da questo laboratorio. Ci sono infatti temi condivisi da tutti che dovranno essere presi in considerazione.
Questi punti sono il recupero di una continuità della piazza con corso Roma, la limitazione della velocità sulla statale e la pedonalizzazione di un lato della piazza, spostando la viabilità carrabile soltanto su un asse, mantenendo il resto pedonale in modo da valorizzarla.
Un altro elemento che ha messo tutti d’accordo è lo spostamento del monumento che adesso accoglie chi entra nella piazza e la realizzazione di un luogo della memoria del terremoto che eviti alla comunità di dimenticare questo evento traumatico.
Per quanto riguarda il paesaggio, un tema per tutti irrinunciabile è stato quello di connettere la piazza col bosco della Panfilia.
“Il paesaggio non è solo il verde – precisa l’architetto Guolo – ma è tutto quello che si vede, gli edifici, le attività, quindi la piazza anche come funzioni e come elemento che indirizzi verso dei percorsi con la segnaletica: la piazza deve attirare ma anche rinviare verso il resto del territorio”.
Un’altra richiesta importante per degli abitanti è la creazione dell’isola ecologica perché quei cassonetti in mezzo alla piazza non piacciono a nessuno.
Per quanto riguarda le funzioni, tutti vogliono che la piazza valorizzi le specificità, quindi le sagre, i mercati e i prodotti locali, ma anche le imprese, che devono avere un luogo dove poter gestire dei temporary shop e dove portare i clienti. “Tutte le aziende – ha riferito Silvia Raimondi, coordinatrice – ci hanno detto questa cosa: da noi arrivano i clienti e non sappiamo dove portarli, non c’è un luogo, non c’è un centro, non c’è niente”.
Nel giorno del dolore, ricominciare dalla piazza, serve a ritrovare la speranza.

La mostra finale del processo partecipato è stata festeggiata in piazza assieme alla Filarmonica di San Carlo (la foto in evidenza è di Giovanna Pinca)

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Stefania Andreotti

Giornalista e videomaker, laureata in Tecnologia della comunicazione multimediale ed audiovisiva. Ha collaborato con quotidiani, riviste, siti web, tv, festival e centri di formazione. Innamorata della sua terra e curiosa del mondo, ama scoprire l’universale nel locale e il locale nell’universo. E’ una grande tifosa della Spal e delle parole che esistono solo in ferrarese, come ‘usta’, la sua preferita.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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