Skip to main content

di Lucia Marchetti

E’ stato un incontro vero tra due interlocutori che esprimevano valutazioni divergenti sulle politiche educative che hanno caratterizzato l’agire recente dell’amministrazione comunale. Su una sponda il sindaco Tiziano Tagliani sull’altra il professor Giovanni Fioravanti. L’incontro che si è tenuto venerdì alla sala dell’Arengo è stato interessante e utile per vari motivi. La premessa era un intervento di Fioravanti sulle pagine di Ferraraitalia che aveva segnalato l’inadeguatezza di quanto fatto: “La città di Ferrara da anni ha rinunciato ad avere un assessorato all’istruzione, quasi che su questo terreno non ci fossero più politiche da realizzare, ma solo servizi da fornire”, invitando a prendere esempio da altre città d’Europa che hanno messo l’idea della conoscenza diffusa al centro delle loro politiche per migliorare la qualità della vita di tutti.

Tagliani ha replicato con calore enunciando i presupposti (centralità dell’investimento educativo, raccordo fra mondo della scuola e mondo della cultura) ed elencando le numerose e diverse iniziative che il Comune ha realizzato (laboratori di educazione all’arte, urbanistica partecipata, educazione civica, sicurezza urbana, educazione ambientale, sperimentazione teatrale) sostenendo che non erano state certamente inferiori a quelle delle precedenti amministrazioni, pur essendo peggiorate le condizioni al contorno. Sembravano due posizioni abbastanza distanti, ma soprattutto sembravano scorrere su binari divergenti, l’uno a difendere la concretezza e la fatica della gestione del quotidiano, l’altro a lanciare lo sguardo oltre l’ambito territoriale, a guardare l’Europa e le nuove sfide educative che pone un mondo sempre più complesso.

incontro-citta-apprendimento
Un appassionato confronto, organizzato da ferraraitalia, su educazione, istruzione, apprendimento e formazione nella prospettiva della learning city. Hanno animato il dibattito il sindaco Tagliani, il prof. Fioravanti e un nutrito gruppo di insegnanti e operatori culturali

Il pubblico, composto in gran parte da operatori scolastici, ha stemperato i toni e gli interventi hanno riconosciuto la ricchezza delle iniziative che sono state messe in campo, molte delle quali si apprendevano in quel momento. Si suggeriva quindi di farle venire alla luce, di ricollocarle in un quadro che esprimesse l’intenzionalità formativa dell’Amministrazione, che insomma rendesse esplicito l’indirizzo culturale che stava alla base delle scelte e le orientava.

L’incontro si è rivelato interessante anche per l’approfondimento che ha favorito sui temi dell’istruzione e della conoscenza, nella prospettiva di una dimensione più ampia di fronte alla quale dobbiamo confrontarci: quella di una cittadinanza europea. E’ forse questa una chiave che potrebbe aiutarci a sviluppare le nuove politiche municipali nel campo della formazione. Tali politiche potrebbero avere due campi di riferimento: le scuole da un lato e la comunità dall’altro.
Le scuole si trovano in una condizione abbastanza difficile per realizzare gli obiettivi europei, causa politiche nazionali dissennate che hanno penalizzato i curricoli e moltiplicato gli inciampi, per cui il riferimento a una municipalità accogliente e interattiva potrebbe aiutare a far entrare i giovani nelle maglie complesse della società, per esercitare direttamente le proprie competenze di cittadinanza.

apprendimentoFioravanti dice che la città deve far sentire l’amore per le proprie scuole e io penso che sarebbe una buona cosa, nello stesso tempo penso sia necessario costruire esperienze in cui i giovani siano messi in grado di ‘prendere in mano’ la città, assumerne la responsabilità. E’ questa la cittadinanza attiva, non può essere agita se si rimane legati ai banchi di scuola.

Il secondo campo di azione delle politiche municipali è la comunità cittadina. Anche qui gli interventi hanno sottolineato la necessità di operare connessioni e di far emergere quanto si fa per migliorare la conoscenza dei meccanismi di funzionamento della città, per diffondere l’informazione in modo più capillare, per creare forme di aggregazione, per dare più potere di scelta a ciascun cittadino. Diventa quindi sempre più importante la conoscenza diffusa per esercitare una cittadinanza autentica, per poter scegliere e in sintesi per poter agire in una prospettiva di libertà per tutti.

Ferrara, secondo Fioravanti potrebbe diventare un luogo di riflessione e di raccordo delle buone pratiche su questi temi, o con un festival del tipo di quelli che si fanno in diverse città d’Italia, o con incontri cittadini: insomma tutto da inventare.
Il sindaco ha accolto con favore tutti i suggerimenti e si è detto disponibile a progettare assieme a coloro che saranno disponibili.

In conclusione può essere utile riflettere sulle parole di Martha C. Nussbaum, che ci ricorda come la democrazia non sia una realtà compiuta ma un processo in continuo divenire che va curato e sostenuto: “Dove va oggi l’istruzione? Non si tratta di una domanda da poco. Una democrazia si regge o cade grazie al suo popolo e al suo atteggiamento mentale e l’istruzione è ciò che crea quell’atteggiamento mentale… Come Socrate sapeva molti secoli fa, la democrazia è un cavallo nobile ma indolente. Per tenerla sveglia occorre un pensiero vigile. Ciò significa che i cittadini devono coltivare la capacità per la quale Socrate diede la vita: quella di criticare la tradizione e l’autorità, di continuare ad analizzare se stessi e gli altri, di non accettare discorsi o proposte senza averli sottoposti al vaglio del proprio ragionamento”.

tag:

Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it