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Da SENDAI – Tre settimane fa è iniziato a nevicare e, dopo il primo giorno, la nevicata aveva già guadagnato la medaglia di bronzo fra le più intense nevicate degli ultimi 45 anni avvenute a Sendai, Giappone settentrionale. Poi ha continuato a nevicare, e giovedì 13 febbraio la nevicata ha finalmente guadagnato la medaglia d’oro come la più importante di sempre, raggiungendo “quota” 40!!! Andando sul particolare: i primi eventi hanno registrato neve ghiacciata e secca, poi neve umida e pesante, ultima nevicata con neve “saccarina”… non sto scherzando, è proprio il termine tecnico, anni fa feci un corso di nivologia, ossia scienza che studia le caratteristiche fisico-chimiche della neve.
Comunque, dopo l’evento i cittadini di Sendai ne andavano orgogliosi, tanto che associavano al giornaliero “SSSamui ne!!!” (“fa freddo eh!”) un sorriso ed uno sguardo orgoglioso, ma la città era andata in tilt. Alcuni giorni fa Yasu, il mio amico e collega universitario, aveva prenotato in un ristorantino tradizionale, gestito da una signora gentilissima che non può servire più di dieci coperti a serata. Yasu era tutto contento perché dalla signora si gustano piatti rari e ricercati, ma in particolare perché andare lì significa bere birra e sakè a volontà! Purtroppo però la copiosa nevicata ha di fatto paralizzato il traffico di Sendai, bloccato ogni attività e cancellato ogni appuntamento, tra cui la nostra “alcolica” cenetta.

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Sendai, la grande nevicata del 13 febbraio

La città si trova al livello del mare, esiste anche il porto commerciale, mentre il campus universitario è su una collina alta un po’ più di 100 metri. I tre tornanti che portano dal campus universitario alla città rappresentano la via per l’inferno per i poveri giapponesi. Sono sufficienti infatti pochi centimetri di neve per creare tamponamenti o auto fuori strada. Infatti, quella sera il traffico sulla collina era completamente bloccato perché ci sono stati “molti incidenti”… forse tre o quattro, ma sufficienti per passare la notte al gelo, viste le lunghe procedure di valutazione dell’incidente (i giapponesi sono precisi).

La mattina dopo Sendai si è svegliata sotto un sole stupendo che illuminava il bianco candore della nevicata della sera precedente. Ma i giapponesi erano nel panico totale! Ho visto gente con catene montate che guidava ai 10 chilometri all’ora sui viali del centro, automobilisti con la testa fuori dal finestrino per meglio riconoscere le insidie della strade (ma c’è la neve non la nebbia!!!). Anche se la neve è lungo i bordi delle strade, i giapponesi montano le catene.

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Sendai, la grande nevicata del 13 febbraio

I pedoni invece, abituati a sfrecciare camminando sui larghi marciapiedi, devono assumere il famigerato “passo da ghiaccio”: chinati su se stessi, concentrati a riconoscere qualsiasi piccola asperità del marciapiede innevato, si muovono con piccoli passi ad alta frequenza, ancheggiando con le braccia penzolanti lontane dal corpo per aumentare l’equilibrio! Se incroci il loro sguardo capisci che: “Lascia stare! Sono impegnatissimo! Non vedi che si può scivolare?”.

Ovviamente le ragazze portano tacchi a spillo e gli uomini (specialmente i business-men, quelli eternamente in giacca nera, cravatta e valigetta porta documenti) non possono fare a meno delle loro scarpe di pelle nera con suola rigorosamente liscia e rigida di cuoio. Le espressioni dei volti intenti in questi atti di generoso equilibrismo circense sono davvero strane. Mi sa che il teatro Kabuki sia stato proprio suggerito al suo fondatore dai gesti dei suoi concittadini durante una copiosa nevicata!

Morale: noi ferraresi non lamentiamoci troppo delle buche attorno ai marciapiedi del Castello, potrebbe sempre andar peggio… trovarsi sotto una copiosa nevicata su un largo marciapiede a Sendai! Ed incrociando lo sguardo con un giapponese intento nel suo passo da ghiaccio, esclamare: “Ehi! Fat’in là! Chi ass’ slissa c’am par d’essar in cusina ad mié muier quand la friz i grustal!”.

Davide Bassi è ricercatore e professore aggregato in Paleontologia e Paleoecologia del Dipartimento di Fisica e scienze della terra dell’Università degli studi di Ferrara. A Sendai è visiting professor presso la Tohoku University Museum (Institute of Geology and Paleontology, Graduate School of Science)

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Davide Bassi

È Professore di Paleontologia e Paleoecologia presso il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Ferrara. Amando l’Arte si occupa di paleoecologia e sistematica delle comunità bentoniche fossili del Giurassico e del Cenozoico. La ricerca scientifica universitaria e l’Arte lo hanno indirizzato verso il Giappone dove è stato visiting professor presso il Tohoku University Museum (Institute of Geology and Paleontology, Graduate School of Science) e l’Università di Nagoya.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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