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Il 4 maggio scorso – inaugurazione della fase due delle misure attinenti la pandemia – il signor Lodi, in arte Naomo, Vicesindaco di Ferrara, ha attuato l’iniziativa già annunciata per il Primo Maggio e vietata dal Prefetto. Il divieto aveva profondamente contrariato il proponente. Aveva annunciato – apprendo dalla stampa – di non più partecipare alla riunioni istituzionali sull’ordine pubblico presso la Prefettura. Una tale misura avrebbe avuto conseguenze devastanti per la sicurezza dei cittadini e possiamo pensare sia rientrata, visto che ha fatto quanto si era prefisso, sia pure tre giorni dopo.

E cosa ha fatto? Non ho visto e sentito nulla ma, sempre dalla stampa, apprendo di quattro ore di spettacolo, girando per la città: partenza dalla zona stazione, con un furgone e una coppia di cantanti, soste in altre zone della città, arrivo in piazza Trento Trieste. La conclusione è nella serata a San Martino con vino e salame. Non conosco il repertorio, ma debbo ammettere che il concerto itinerante mi ha sconcertato.

Io cerco “di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio vigenti alla data odierna ed adottate ai sensi degli artt. 1 e 2 del decreto legge 25 marzo 2020, n.19, concernenti le limitazioni alle possibilità di spostamento delle persone fisiche all’interno di tutto il territorio nazionale” e pure “delle ulteriori limitazioni disposte con provvedimenti del Presidente delle Regione” e anche del mio Comune. Non mi è sempre agevole. Spesso non ne comprendo le ragioni, ma mi adeguo.
Per gli spostamenti
avevo compreso dover essere determinati – modulo di autodichiarazione – da “comprovate esigenze lavorative; assoluta urgenza; situazione di necessità; motivi di salute”. Nei motivi di salute vedo si fanno rientrare attività sportive e motorie e sono pure previsti, non nel modulo – è una fattispecie che ha richiamato molta attenzione – incontri con i “congiunti”.

Rilevo che l’attività del 4 maggio inizia con la rumorosa riunione in luogo pubblico del signor Lodi con due persone, mai indicate come congiunti. Prosegue con spostamenti, che non sembrano motivati da alcuna delle “comprovate esigenze” sopra ricordate, con promozione di ulteriori riunioni pubbliche in diversi luoghi della città e del Comune.

Il giorno successivo, giunto a conoscenza di quanto avvenuto, espongo la mia perplessità a chi ritengo sia in primo luogo chiamato a garantire il rispetto della normativa ricordata e cioè Prefetto e Questore, e Presidente della Regione, informandone pure Sindaco, Direttori Azienda Usl e Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara, Ministero della Salute. Scrivo “mi è parso giusto richiamare l’attenzione di chi ha responsabilità in materia di salute in ambito locale, al di là di quelle affidate al sindaco, nel quadro di linee nazionalmente fissate. Forse non ce n’era bisogno giacché il sig. Lodi ama documentare e diffondere le sue iniziative”. Mi ricordo delle “sanzioni previste dall’art. 4 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19” ed estendo poi l’informazione alla Procura del Tribunale di Ferrara.

A una settimana di distanza non ho notizia di alcuna reazione. Trovo la cosa comprensibile. Uffici e servizi molto impegnati, soprattutto in questo momento, non hanno tempo per quesiti alla cui risposta non siano strettamente tenuti. Restano però un paio di domande di interesse non solo personale che, credo, debbano avere una risposta. Scrivo perciò alla Segretaria generale del Comune di Ferrara per sapere se vi sia un qualche atto dell’amministrazione che promuova e motivi l’iniziativa, accompagnata da Vigili Urbani, non avendone trovato traccia nell’Albo comunale on line. Sapere se quanto avvenuto sia attribuibile a una amministrazione pubblica, ovvero a semplici cittadini uniti da intento comune, mi sembra cosa rilevante. Scrivo pure al Questore: “Immagino che, nell’attuale fase, siano venuti meno i motivi di sicurezza e incolumità pubblica che hanno portato a vietare la riunione in luogo pubblico il Primo maggio. Vorrei sapere, ad evitare malintesi, a quale ufficio da Lei retto, e con quali modalità, debba rivolgermi nel caso volessi promuovere una riunione, naturalmente pacifica, in luogo pubblico”.

Sento la mancanza di riunioni. In luogo privato e tra pochi, ne facevamo di frequente. Le abbiamo dette al ‘Confino’, forse perché abbiamo cominciato con una lettura del manifesto di Ventotene. Voglio riprenderle. Avevo in programma una serie di presentazioni, in luogo aperto al pubblico preferibilmente in libreria, dei numeri di Azione nonviolenta. Vicende varie ne hanno provocato il differimento. Poi siamo stati veramente confinati in casa. Vedremo come possibile effettuarle. Meno mi pesa l’assenza di adunate, marce e cortei. Salvo particolari circostanze non mi hanno molto appassionato. Però con altri – a un tempo amici e compagni – ho sentito, in passato soprattutto, l’esigenza di manifestare in pubblico il mio pensiero, soprattutto se questo era contrastato e osteggiato dal potere. Penso agli anni del GAN, il Gruppo di Azione Nonviolenta, quando abbiamo cercato di portare nelle piazze il tema dell’obiezione di coscienza e, perciò solo, le nostre manifestazioni erano vietate in evidente spregio della nostra Carta fondamentale. Non avevamo altro mezzo per esercitare un diritto che è di tutti: Costituzione, articolo 21, “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Ai divieti ignorati seguivano processi, regolarmente vinti. Forse anche di questi incontri pubblici c’è bisogno.

Chiaro l’articolo 21, e chiaro pure l’articolo 17 della Costituzione: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica”. Il testo approvato dall’Assemblea inizia con Tutti, sostituito con I cittadini in sede di coordinamento. Da ciò, c’è chi ha tratto la conclusione, a mio avviso errata, che la cittadinanza sia requisito necessario per goderne. Comunque l’art. 2 L. 06/03/98, n° 40 ha almeno precisato che lo straniero, con soggiorno regolare, ha gli stessi diritti civili del cittadino italiano. Bello è il diritto alla riunione: un diritto di libertà individuale che, per potersi esplicare, richiede la compresenza di più persone, almeno un’altra. Sono lieto se, con le necessarie cautele, le persone che condividono un interesse possono di nuovo riunirsi in pubblico, in luogo aperto al pubblico, e in privato. Perciò ho scritto al Questore che “pur non essendo dalla Costituzione tenuto, darei comunque preavviso nel caso promuovessi un incontro in luogo privato o aperto al pubblico, assicurando il rispetto delle norme sanitarie in vigore”. E ho chiesto a chi e come fare la comunicazione. E poiché penso che la cosa non interessi solo me, rendo pubbliche le mie considerazioni e le mie richieste.

Insomma: per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare? È una semplice domanda.

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Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali – argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni – e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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