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Da: Organizzatori

Laudatio del Prof. Emerito Luigi Pepe, letta il 20 dicembre 2018 dalla prof. Alessandra Fiocca, all’apertura dell’Anno Accademico 2018/19 dell’Università degli Studi di Ferrara, 628° dalla fondazione.

Magnifico Rettore, gentili colleghi, colleghe, studenti, studentesse e graditi ospiti, è per me un grande piacere e un onore essere qui a illustrare la carriera del mio maestro, la cui partecipazione attiva e costante alla vita accademica ferrarese data da oltre quarant’anni.

Il professore Luigi Pepe è nato a Piedimonte Matese (Caserta) nel 1947. Dopo la laurea in matematica conseguita a ventidue anni all’Università di Pisa è diventato assistente nella stessa università, e successivamente ha insegnato nelle Università di Ferrara e Trento. All’età di ventotto anni, nel 1976, ha vinto il concorso per un posto di Professore Ordinario di analisi matematica all’Università di Ferrara, un avvenimento eccezionale anche per quei tempi. Alcuni risultati ottenuti sulle superfici minime e i sistemi di equazioni quasi lineari furono citati nelle conferenze generali del congresso internazionale dei matematici di Nizza (1970) e ancora oggi sono presenti nella letteratura matematica. Dal 1986 ha ricoperto la cattedra di Storia della Matematica.

Ha svolto corsi per l’INDAM, e nelle Università di Trento e Ferrara di analisi matematica, calcolo delle variazioni, analisi superiore, meccanica superiore, storia della matematica, storia degli insegnamenti matematici.

E’ stato invitato a tenere conferenze in molte università all’estero (Parigi VII, Parigi ENS, Lione, Nantes, Cambridge, Saragozza, Valencia, Los Angeles, Hyderabad, Beijing, Hanover, Montpellier, Liège, Moscow, Amsterdam …) e nelle principali università del territorio nazionale.

E’ membro di comitati scientifici di diverse riviste italiane (Physis, Annali di Storia delle Università Italiane, Educazione Matematica, Annali di Ferrara), della rivista sulla storia della matematica dell’Accademia delle Scienze della Russia (Russian Science Academy’s journal on the history of mathematics) ed è co-editore del Bollettino di storia delle scienze matematiche.

Ha ricoperto molti incarichi istituzionali all’Università di Ferrara (presidente del corso di studio in matematica, membro del senato accademico allargato, membro del consiglio di amministrazione, ecc.).

E’ autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche su temi di analisi matematica e di storia della matematica, uscite su riviste specializzate, sia italiane che straniere, e in volumi curati da studiosi di alta qualificazione scientifica.

Molti dei suoi lavori, in gran parte ad un solo nome, tra i quali una ventina di volumi monografici, hanno nel titolo la parola ‘Italia’ o il nome di un autore italiano e attivo in Italia. Per questo egli si considera patriota e non nazionalista secondo la celebre distinzione di Adolfo Omodeo: nazione nasconde qualcosa di assoluto, patria indica un’affezione privilegiata che può coesistere con quella per altre patrie.
Grazie a suoi interventi la corrispondenza di Vilfredo Pareto è stata assicurata all’Italia, l’archivio di Gaetano Salvemini è stato messo in sicurezza, e il professor Pepe ha contribuito al radicamento ferrarese della Fondazione Giorgio Bassani e alle celebrazioni nazionali per Vincenzo Monti. Fa altresì parte dei comitati scientifici per la pubblicazione delle opere di Gaetano Salvemini, e per l’edizione nazionale delle opere di Ruggero Boscovich. Considera suo grande onore il far parte delle istituzioni culturali ferraresi più antiche: l’Accademia delle Scienze di Ferrara, la Società Ferrarese di Storia Patria, il Comitato Ferrarese per la Storia del Risorgimento Italiano.

Come ho già sottolineato, dal 1986 ha ricoperto la cattedra di Storia della Matematica
Si tratta di un avvenimento importante a livello nazionale. La storia della matematica è stata coltivata in passato in Italia da illustri matematici. Nell’ottocento Guglielmo Libri ha scritto un’opera magistrale in quattro volumi Histoire des Sciences Mathématiques en Italie, e a distanza di pochi anni Baldassarre Boncompagni ha pubblicato la prima rivista in Europa di storia della matematica a carattere internazionale. In seguito Antonio Favaro, Pietro Riccardi, Ettore Bortolotti, ma anche Federico Enriques, Gino Loria, e tanti altri hanno continuato gli studi sulla storia delle scienze matematiche con particolare attenzione all’Italia. Questi studi hanno tuttavia vissuto fasi alterne, momenti di maggiore e momenti di minor risalto e cura.

Il prof. Pepe, insieme a Enrico Giusti, e su sollecitazione di Carlo Pucci, iniziò a occuparsi di storia della matematica alla fine degli anni settanta del secolo scorso. Una spinta in questa direzione gli venne dalla passione di bibliofilo, che gli era stata trasmessa dal collega Mario Fiorentini. A incoraggiare Pepe e Giusti a lavorare in questo ambito ci pensò anche Clifford Truesdell, un riferimento internazionale per questo tipo di studi, professore a Baltimora e fondatore degli Archive for the history of exact sciences, osservando che essa veniva coltivata in genere da studiosi ai limiti della pensione, mentre necessitava di ben altre energie. Storici delle scienze e della filosofia come Eugenio Garin e Ludovico Geymonat favorirono in quegli anni e in vario modo il ritorno, dopo decenni di regressione, agli studi originali di prima mano.

Ha svolto per decenni un’importante azione di promozione delle ricerche in storia delle matematiche organizzando convegni nazionali e internazionali con il patrocinio dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica, della Scuola Normale Superiore, del CISUI. In quegli anni è stata fondata una rivista (il Bollettino di storia delle scienze matematiche), creata la Società Italiana di Storia delle matematiche che il professor Pepe ha presieduto per sei anni e che oggi conta circa 150 membri. Purtroppo oggi stiamo vivendo tempi molto difficili per la disciplina. Da una parte i parametri ANVUR inadeguati alla valutazione della produzione scientifica nel settore della storia delle scienze matematiche (in cui sono importati le monografie, le edizioni critiche, i saggi su volumi, tutti prodotti ignorati dall’ANVUR, fortunatamente non dalla VQR, alla quale il nostro settore ha dato un contributo significativo), dall’altra le poche risorse per tutti.

Prima di concludere vorrei, tuttavia, fermare la vostra attenzione su un aspetto della ricerca del prof. Pepe che merita in questa sede di essere sottolineato doppiamente. Si tratta delle ricerche volte a illustrare la storia delle scienze matematiche nell’università di Ferrara e più in generale la storia dell’ateneo stesso. Furono proprio le ricerche sulla storia delle matematiche a Ferrara che mi diedero modo di collaborazione col prof. Pepe e di avviarmi verso questo ambito disciplinare. Dal prof. Pepe ho imparato che una ricerca storica si svolge frequentando archivi e biblioteche, e che solo risalendo alle fonti primarie si può aggiungere conoscenza. E come non ricordare allora l’attività svolta dal prof. Pepe per preservare e sviluppare il patrimonio della biblioteca del Dipartimento di Matematica e Informatica, in particolare arricchendolo con le edizioni più recenti delle opere dei grandi matematici, un fiore all’occhiello della nostra biblioteca.
Un avvio degli studi del professor Pepe rivolti alla storia della matematica si ebbe nel 1981 proprio a Ferrara per celebrare i 350 dalla nascita di Gianfrancesco Malfatti, professore a Ferrara nell’Università riformata del 1771 e matematico tra i più originali in Italia tra Settecento e Ottocento. Malfatti era ben noto alla letteratura internazionale, ma gli studi su di lui erano fermi da molti anni: su iniziativa dell’Unione matematica Italiana i suoi lavori furono raccolti in due volumi della Collana dei Grandi matematici Italiani. Il convegno Malfatti mise in luce anche le notevoli possibilità di studio che si aprivano, anche a livello internazionale, riguardo ad una storia non di occasione delle università italiane, le più antiche dell’Europa. Da questa esigenza nacque il Centro Interuniversitario per la Storia delle Università Italiane (CISUI), coordinato per molti anni da Gian Paolo Brizzi
Prendeva corpo intanto il programma di ricerca sulla storia delle matematiche e delle Università: il contesto non poteva essere che quello internazionale, ma l’ambito degli studi doveva partire dal ricco patrimonio documentario presente in Italia. Nascevano così gli studi sulla diffusione in Italia del calcolo differenziale e integrale e della geometria cartesiana, lo studio della trattatistica matematica nel Settecento e, in questo ambito, degli inediti di Lagrange negli anni torinesi, condotti in collaborazione con Maria Teresa Borgato. I risultati furono esposti nei più importanti convegni internazionali degli anni ottanta dedicati a Leibniz, Descartes, Newton ad Hanover, Amsterdam, Parigi, Cambridge.
Le ricerche d’archivio iniziate in Italia si estesero in Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra. Particolarmente interessanti si rivelarono gli archivi parigini: Institut de France, Académie des sciences, Ecole des Ponts et chaussées, Archives nationales, Ministère des affaires étrangères, ove furono rivenuti importanti documenti riguardanti i rapporti scientifici tra Italia e Francia: corrispondenze di Monge, Condorcet, Prony e ancora di Lagrange. Un singolare ritrovamento riguardò uno studioso allora quasi sconosciuto, Alfonso Bonfioli Malvezzi, dando luogo alla pubblicazione di un volume di suoi inediti, tra i quali il resoconto di un viaggio in Europa che lo portò anche a visitare Voltaire. Anche il viaggio in Italia di Monge, in compagnia di Napoleone, diede luogo ad un volume assai apprezzato anche dagli storici dell’arte e delle Costituzioni politiche(in collaborazione con Sandro Cardinali). Frutto di ricerche in archivi internazionali fu anche il suo volume sugli Istituti nazionali, Accademie e società scientifiche nell’Europa napoleonica, nel quale viene descritta la formazione del modello di istituzione scientifica nazionale che ha dominato in Europa dagli inizi dell’Ottocento alla metà del secolo scorso.
Luigi Pepe non ha mai ritenuto che questi studi, internazionalmente impostati e collocati, fossero di ordine superiore ad altri riguardanti matematici che hanno insegnato e ricercato con onore in ambito ferrarese o regionale. Oltre alle opere di Malfatti, ha infatti pubblicato nella Collana dei Grandi matematici le opere del matematico ravennate Giuseppe Vitali, e quelle di Cesare Arzelà che per decenni ha illustrato l’analisi matematica nell’Università di Bologna. Un suo ambito di studi ancora più ancorato al territorio ha riguardato la storia dell’Università di Ferrara (i primi lavori sono stati condotti in collaborazione con Alessandra Fiocca) e gli insegnamenti nei collegi della Riforma cattolica, in particolare nei collegi gesuitici e nel collegio Alberoni di Piacenza. Al termine di un trentennale lavoro di archivio e di ricerca libraria ha dato alle stampe una monografia sulla storia degli insegnamenti matematici in Italia, utilizzata per le sue lezioni a Ferrara e per presentare agli studiosi un’ampia scelta di manuali di matematica dal Cinquecento al primo Novecento nel sito Mathematica Italiana della Scuola Normale Superiore, che ha contribuito a creare.

Il Dipartimento di Matematica e Informatica ha potuto fino a pochi anni sostenere un’ampia offerta formativa nell’ambito delle discipline del settore Mat 04 comprendenti insegnamenti di didattica e di storia della matematica, rivolti principalmente a quegli studenti che si avviano alla professione di insegnante. Questo grazie alla tenace opera del prof. Pepe, e col sostegno dei suoi collaboratori. Ci auguriamo che tutto questo lavoro non vada disperso.

A nome di tutti noi che ci possiamo riconoscere come suoi allievi un grazie sincero e un auspicio che l’attività scientifica e di impegno civile del prof. Luigi Pepe, possa continuare a lungo con la qualifica di Professore Emerito dell’Università di Ferrara, meritatamente conseguita.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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