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da: Movimento 5 Stelle Ferrara

Tempi duri, di continue emergenze che sembrano rincorrersi impedendone, proprio per la loro frequenza, l’approfondimento e la risoluzione tempestiva, lasciando in ognuno di noi un carico di ansia e frustrazione sempre più difficile da gestire.
Dopo il crack di Banca Carife, con il suo pesante strascico di disperazione, ora i ferraresi sono costretti anche a chiedersi cosa stanno respirando. L’interrogativo, in realtà, se lo erano posto ormai oltre 2 mesi fa, quando i cieli hanno cominciato a colorarsi di rosso per le ripetute accensioni delle torce Yara del petrolchimico su cui, lo ricordiamo, né Sindaco né Arpa hanno mai fornito numeri e risposte ufficiali. Anzi, il direttore di Arpa Trentini, interrogato per settimane dai cittadini e per ben 3 volte dal M5S di Ferrara con modalità diverse, ultima una richiesta di accesso agli atti ufficiale, ad oggi, ignorata, mantiene un silenzio quantomeno riprovevole e di cui presto chiederemo conto.
Ora che l’emergenza inquinamento è diventata un caso nazionale ed illustri medici sottolineano allarmati come l’elevata incidenza ed il trend in aumento delle patologie siano legati alla pessima qualità dell’aria, diventa urgente ed indifferibile un’operazione trasparenza di ampio respiro con l’adozione di misure eccezionali da parte delle principali figure istituzionali che hanno la responsabilità della salute dei cittadini: il Sindaco, il direttore di ASL e gli assessori alla Sanità e all’Ambiente. Infine, non si deve tralasciare il ruolo fondamentale di Arpa che, non può limitarsi, per voce del suo direttore sulle pagine dei giornali, a sdrammatizzare e rassicurare genericamente, come accaduto per le torce Yara, ma che deve informare e spiegare alla cittadinanza come leggere e interpretare i dati che compaiono sul proprio sito internet (ad esempio le tabelle con i numeri di sforamento dei limiti, cosa significa qualità “mediocre” relativamente alla nostra area, così come classificata sulle mappe). Si esca, poi, dall’ipocrisia di utilizzare un solo parametro di valutazione per definire la qualità dell’aria, quello delle polveri PM10, in particolare in una città come Ferrara, dove il petrolchimico e l’inceneritore di HERA (controllato da HERA stessa…) rilasciano in atmosfera da decenni ben altri inquinanti che finiscono nei polmoni, come i PM2.5, assai più pericolosi e subdoli dei PM10, diossine, furani, PCB, IPA , ossidi, ecc.
Nulla di nuovo, si dirà, il mondo ambientalista estense ne parla e ne scrive da anni e tutti sanno, rassegnati, che manteniamo degli allarmanti primati negativi.
Ma questa volta, almeno, si colga l’occasione data dall’emergenza su scala nazionale per elaborare una strategia organica applicabile da subito e trovare soluzioni strutturali per bonificare efficacemente l’aria stagnante di Ferrara e non continuare a scaricare le colpe solo sulle condizioni climatiche globali limitandosi ad inutili rimedi come il blocco del traffico per poche ore al giorno.
In attesa di vedere realizzato il sogno di una politica di gestione dei rifiuti che porti ad affamare l’inceneritore cittadino e di un petrolchimico maggiormente controllato, si parta, da subito, applicando misure semplici e immediatamente realizzabili, come ad esempio il monitoraggio e la regolamentazione del riscaldamento negli edifici sia privati che pubblici, scuole in primis (anche nei nidi d’infanzia), dove da anni, le elevate temperature degli ambienti sono regolabili solo attraverso l’apertura delle finestre, con evidenti sprechi e situazioni malsane! Lo si accompagni con un piano di potenziamento straordinario ed efficiente di trasporto pubblico agevolato o addirittura gratuito, per ridurre sensibilmente l’uso dell’automobile privata, attingendo ai fondi stanziati recentemente ai Comuni dal Ministero dell’Ambiente.
Il M5S chiede alle Istituzioni, pertanto, che venga costituito in tempi brevissimi un tavolo operativo sull’emergenza inquinamento, con esperti di sanità e ambiente, per valutare la reale situazione, far partire una massiccia operazione di informazione ed educazione civica ed elaborare immediate misure straordinarie per abbattere gli inquinanti.
Tutto questo prima che una pioggia porti via, oltre alle polveri sottili, anche le paure e la nostra memoria. Fino alla prossima emergenza.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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