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Da: Organizzaotori

La Saba o Sapa è un derivato del mosto, ovvero del succo d’uva ottenuta dalla pigiatura dei grappoli. Di fatto è uno sciroppo che si ottiene scaldando a fuoco diretto il mosto in una caldaia, fino a quando la concentrazione non supera il 65% degli zuccheri. La cottura varia dalla 24 alle 36 ore in funzione della massa di partenza del vitigno e del grado zuccherino. Le origini risalgono addirittura al tempo dei romani con il cuoco Apicio. Prima il Dolcificante era il miele, con la Saba più genericamente definita mosto cotto si è cercato di conservare gli zuccheri d’uva. In passato si misurava empiricamente in base alla diminuzione del volume. Certe volte però non era sufficiente e poteva accadere che a distanza di mesi poteva fermentare, portando alla nascita del noto “ aceto balsamico tradizionale” il modo preferito di consumarlo è con il gelato . Nelle nostre campagne non avendo tutti il gelato, si era solito raccogliere la neve, un tempo sicuramente non inquinata ed irrorarla con la Saba. La Saba riesce a dare
A dare sfumature dolci e aromatiche ( uva bianca soprattutto Trebbiano) o rossa. Molteplici sono gli usi in cucina come sorbetto, granita, bibita dissetante, per condire fagioli, castagne, ceci, preparare il Savor ( marmellata derivata dal mosto cotto, sabadoni, dolci in generale, per insaporire pane e polenta, parmigiano reggiano. In Sardegna c’è la tradizione di Pan e Saba.
Molteplici sono gli usi :
per salute e bellezza quali bruciori di stomaco, mal di gola ( saba e latte caldo) , digiuni terapeutici essendo ricca di sali minerali. Pelli delicate con menta piperita. Mosè la usava per curarsi.
Bartolomeo Scappi ( 1500-1577) cuoco delle cucine vaticane sotto Papa Pio IV utilizzava la Saba.
Alla corte Estense nel Rinascimento con Messisbugo 1548, con cucina agrodolce caratteristica della corte era ottenuta impiegando due ingredienti aceto forte e Saba.
Anche pellegrino Artusi la indica nella sua opera.
Nel cinema è stata ricordata nel film “ La neve nel bicchiere” di Nerino Rossi, dove viene descritto un momento magico, quello in cui si mescola, la Saba alla neve appena caduta si forma il gelato, alimento povero ma straordinariamente buono.
Quindi in passato aveva assunto un ruolo importante nelle cucine di corte e papali. Con il passare del tempo è rimasta nella tradizione contadina soprattutto in Romagna.
Infatti la zona di origine della Saba è l’Emilia Romagna e per questo prodotto la regione ha chiesto l’indicazione geografica protetta.
Ora con Non solo Saba si è cercato di ritrovare e valorizzare un prodotto che da sempre è appartenuto alla nostra storia. Auspicando che si possa ulteriormente inserire e sviluppare nel nostro territorio.
Vi inoltro il programma della Manifestazione giunto alla sua III° edizione che vede la partecipazione di circa 30 produttori tra acetaie, produttori di mosto cotto, di vino in una vetrina di prodotti autunnali, con all’interno un ristorante che esalta gli abbinamenti della Saba prodotto molto duttile sia per il dolce che per il salato.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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