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Corruzione: scambio illegale tra un pubblico ufficiale e un soggetto privato, nel quale quest’ultimo si fa parte attiva per dare al primo denaro, beni o favori, e in cambio riceve un vantaggio che non gli è dovuto o è costretto a pagare per un atto dovuto. (Dizionario di economia e finanza Treccani)

Ma la corruzione è davvero solo questo? Se fosse così, sarebbe tutto molto più semplice. In realtà, la corruzione è un fenomeno difficilissimo da indagare, che condiziona fortemente la sfera economica, morale e culturale del nostro Paese. Occorre una radicale trasformazione della cultura diffusa, affinché la corruzione venga considerata socialmente insostenibile e inaccettabile, in questa battaglia per la prevenzione e il contrasto della corruzione ciascun cittadino dovrebbe sentirsi chiamato in causa, perché “in tanti possiamo fare quello che da soli è impossibile”, come dice don Luigi Ciotti. Da questa convinzione è nata nel 2013 una delle più grandi mobilitazioni digitali organizzate in Italia: “Senza corruzione. Riparte il futuro”, promossa da Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie e dal Gruppo Abele.

Tutti ormai ripetono che la corruzione costa al nostro paese 60 miliardi di euro l’anno, non solo tv e altri organi di informazione, ma lo affermano persino i documenti ufficiali dell’Ue. Tuttavia, anche se si conoscesse la cifra di tutte le tangenti pagate in un anno, quel numero non rappresenterebbe il costo della corruzione, ma solo la punta di un iceberg, perché non terrebbe conto di tutte le distorsioni che essa produce. Distorsioni come il fatto che l’Italia attiri investimenti stranieri pari alla metà della Germania e a quasi un terzo della Francia (Unctad, 2014), oppure che si trova al 49° posto nel Global competitiveness index (World economic forum, 2014) e che ha un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 43% (Eurostat, luglio 2014).

Distorsioni di cui ha parlato anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, nelle sue considerazioni finali in occasione dell’assemblea annuale: “Corruzione e criminalità organizzata generano distorsioni nell’allocazione delle risorse, riducono l’efficacia dell’azione pubblica e ostacolano lo sviluppo”. E ha poi aggiunto: “In Italia la diffusione dei fenomeni corruttivi è amplificata dalla presenza delle organizzazioni criminali, ormai anche al di fuori dei territori di tradizionale insediamento”.
Il capo dello Stato Sergio Mattarella, ospite a Torino a un incontro pubblico organizzato dal Sermig (Servizio missionario giovani), rispondendo alla domanda di uno dei ragazzi sul dilagare della corruzione nel Paese, ha addirittura usato l’espressione “concezione rapinatoria della vita”. E poi ha fatto un appello: “Ognuno cominci a riflettere su se stesso”. È fondamentale guardare a se stessi e capire quali sono gli errori che si fanno nel quotidiano, perché troppo spesso si punta il dito su ciò che fanno gli altri senza accorgersi che si ha lo stesso comportamento.

Basta giocare su www.zeroscuse.it/play e www.riparteilfuturo.it/quanto-sei-corrotto per scoprire quanto la corruzione sia un sistema che permea ogni azione del nostro vivere quotidiano. Non a caso si riporta l’avvertenza “Attenzione: questo gioco potrebbe risvegliare la tua coscienza”. “Zeroscuse” mette alla prova la nostra capacità di distinguere fra fatti realmente accaduti e trame cinematografiche: il detto “la realtà spesso supera la fantasia” non potrebbe essere più calzante. Un costruttore edile, che è anche consigliere comunale, pilota un’enorme speculazione edilizia che cambierà per sempre il volto della sua città; un giovane imprenditore rampante aggredisce un poliziotto che rifiuta di accettare una tangente, lanciandogli addosso aragoste; un sindaco riceve un viaggio a Disneyland, in cambio di una gara d’appalto; durante un esame lo studente riceve vari sms da un’organizzazione clandestina che comunica tutte le risposte esatte a pagamento; oppure ancora un’associazione universitaria assiste gli studenti durante gli esami, con auricolari e sostituzioni di persona. Sapreste dire quali sono gli episodi di cronaca? Un piccolo aiuto: le citazioni cinematografiche sono “Le mani sulla città” di Risi e il recente “The wolf of Wall Street” di Scorsese. “Quanto sei corrotto”, invece, ci chiama in causa personalmente: come ci comportiamo quando troviamo un portafogli per strada o al bar non ci fanno lo scontrino?

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Logo della campagna

“Riparte il futuro” è iniziata con le elezioni politiche del 2013 quando ai candidati al Parlamento è stato chiesto di mettere in rete il proprio curriculum vitae, la propria condizione reddituale e patrimoniale, l’eventuale presenza di conflitti di interesse e la situazione giudiziaria, e l’impegno a riformare, nei primi 100 giorni della legislatura, l’articolo 416 ter del Codice penale: la norma riguardava lo scambio elettorale politico-mafioso e considerava corruzione soltanto il passaggio di denaro dal rappresentante pubblico al corruttore, trascurando altre controprestazioni essenziali, come favori, raccomandazioni, informazioni privilegiate su appalti. La modifica di quell’articolo, nell’aprile 2014, è il primo grande risultato: nel nuovo testo sono state inserite due semplici parole, “altra utilità”, che colpiscono al cuore il voto di scambio politico mafioso.

Da allora i fronti di mobilitazione si sono moltiplicati. Su quello della sanità, con la rete di “Illuminiamo la salute”, si sono fatti grandi passi avanti in materia di trasparenza: a dicembre 2013 è stato chiesto agli assessori regionali alla sanità e ai direttori generali di far rispettare da ciascuna delle circa 240 aziende sanitarie nazionali quanto prevede la legge 190/2012 sull’integrità delle Pubbliche amministrazioni, registrando nei mesi successivi un +127% di conformità agli obblighi di legge, senza contare che per la prima volta nella storia del nostro paese la società civile ne ha monitorato l’operato. Per quanto riguarda il nostro patrimonio artistico, “Riparte il futuro” ha putato i riflettori su Pompei e sulla relazione del generale Giovanni Nistri, l’alto ufficiale dei Carabinieri nominato dall’allora ministro della cultura Massimo Bray per gestire l’emergenza del sito archeologico campano. A fine 2014 il generale ha potuto illustrare la propria relazione alla commissione Beni culturali del Senato, grazie alla richiesta di oltre sessantamila cittadini che hanno firmato in poco più di una settimana l’appello sul destino di Pompei. Questo è solo il primo passo per delineare la ‘road map’ verso il salvataggio del sito campano, per questo la nuova fase della campagna “Mai più silenzio su Pompei” chiede che le gare di appalto qui diventino un modello di trasparenza e di rispetto delle regole.

È poi storica la vittoria ottenuta il 20 maggio in materia di tutela dell’ambiente e del diritto alla salute: gli ecoreati come il delitto di inquinamento e delitto di disastro ambientale entrano finalmente nel Codice penale, grazie a “In nome del popolo inquinato“, promossa da Libera e Legambiente insieme ad altre 23 sigle associative tramite “Riparte il futuro”, che ha raccolto in pochi mesi quasi 80.000 firme.

Il 21 maggio è stato approvato anche il ddl anti-corruzione: depositato dall’allora senatore Pietro Grasso all’indomani delle politiche 2013 e della prima campagna di “Riparte il Futuro”, è rimasto fermo per oltre 700 giorni ed è stato più volte emendato dal governo. Traguardi importanti sono il potenziamento dell’Autorità nazionale anticorruzione e la possibilità di scambi di informazioni con la magistratura, la restituzione del guadagno illecito per accedere al patteggiamento e alla sospensione della pena e l’aumento delle pene. Fra le perplessità maggiori ci sono quelle riguardo il falso in bilancio, che finalmente torna a essere perseguibile penalmente senza prevedere soglie e con la procedibilità d’ufficio. Accanto ai fatti materiali andrebbero perseguite anche le “valutazioni”, cioè quando si trucca il bilancio stimando in più o in meno qualcosa che si possiede, con un valore sballato rispetto a quanto previsto dalla legge e dagli standard internazionali: non averlo previsto nel testo aumenta il campo dell’interpretazione da parte del giudice. Inoltre, se nella prima versione della riforma per le aziende non quotate si prevedevano da 2 a 6 anni di carcere, nel testo approvato le pene vanno da 1 a 5 anni di carcere: quell’anno fa la differenza fra la possibilità o meno di richiedere le intercettazioni.

A oggiRiparte il futuroha superato il milione di adesioni e fra i fronti ancora aperti ci sono: un Freedom of information act per l’Italia, che permetta ai cittadini l’accesso a dati e documenti della pubblica amministrazione, perché solo la trasparenza può sconfiggere la corruzione; la richiesta ai rettori degli atenei pubblici italiani di sottoscrivere un impegno a favore del ‘whistleblowing’ (letteralmente ‘suonare il fischietto’), cioè una tutela efficace a chi denuncia gli episodi d’illegalità che avvengono al loro interno; il monitoraggio su “Garanzia giovani” per capire insieme alle regioni come si sta spendendo il miliardo e mezzo di euro di fondi europei e statali per aiutare i giovani senza lavoro.

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Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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