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Da: PD Ferrara

L’ormai imminente proroga dei termini fissati per le proposte di acquisizione delle quattro good bank – Carife compresa – non deve farci abbassare l’attenzione, ognuno per le sue competenze, a far sì che quell’appuntamento possa trovare un acquirente e quindi un nuovo interlocutore con cui confrontarsi.
Ieri i sindacati hanno deciso di dedicare un po’ del proprio tempo per rispondere alle considerazioni espresse da uno dei consulenti della Presidenza del Consiglio ed esprimere le proprie opinioni sulla politica ferrarese.
Le modalità di risposta a Luigi Marattin e i commenti sul PD rappresentano una caduta di stile priva di utilità per i lavoratori e che non appartiene alla storia di quelle sigle sindacali.
Ammettiamo che per favorire una trattativa non semplice ci saremmo aspettati un sindacato unito per aprire le porte ai nuovi possibili acquirenti mettendosi in gioco per primo, considerando oltretutto gli sforzi già fatti dai dipendenti, e chiedendo anche alla politica di fare di tutto per non lasciare indietro nessuno. Su questo avrebbero trovato un PD disponibile e battagliero, cosa che saremo comunque, a prescindere dal volere e dall’atteggiamento delle sigle sindacali. Al gioco del demolirsi a vicenda non ci stiamo perché sarebbe un esercizio muscolare privo di qualsiasi utilità per i lavoratori della banca.
Per questo il PD terrà la linea che in questa terra abbiamo sempre tenuto: non lasciare indietro nessuno. Prima di tutto non lasciare indietro una delle imprese più grandi del territorio e tutti i suoi dipendenti. Una banca che ha avuto molto da Ferrara, raccogliendone i risparmi, ma che ha anche dato molto, almeno fino a quando non ha iniziato a coltivare l’illusione di poter diventare una grande banca, spingendosi in un mercato che non ha saputo affrontare. Ci è finita perché ha fatto male i conti e sbagliato gli investimenti: i livelli di responsabilità saranno altri a definirli, ma certamente una parte di quelle scelte e di quegli investimenti – di cui non hanno la benché minima responsabilità la stragrande maggioranza dei dipendenti – hanno inciso e non poco sul destino di Carife.
Nel mentre in cui siamo tutti impegnati ad allargare il più possibile la platea degli obbligazionisti a cui sarà garantito il ristoro, va aperta una nuova fase. Nicastro e Capitanio hanno scritto che si sono aperte nuove possibilità. Non abbiamo motivo di dubitarne e sappiamo che tutti stanno lavorando in tale direzione, ma certamente ci preme dire loro che, dopo aver ricevuto dalle inevitabili decisioni del governo una banca pulita dalle sofferenze, ora hanno la responsabilità di darle un futuro. Ce l’hanno loro per primi. Speriamo che il sindacato sia in grado di far sentire la sua voce nei loro confronti. Noi lo abbiamo fatto in tutte le sedi e occasioni che abbiamo avuto e continuiamo a farlo a tutti i livelli a partire dal Governo. Ci sono atti, prese di posizione e interventi parlamentari, regionali e comunali messi nero su bianco. Noi ci chiediamo ogni giorno se possiamo fare di più e proviamo a farlo, spero lo facciano anche gli altri interlocutori.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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