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16 Giugno 2020

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI

Tempo di lettura: 4 minuti


Come tutto in questo 2020, non sarà come sempre, non sarà il solito, famigerato ‘esame di maturità’. Che ufficialmente ha cambiato anche nome ma è lo stesso. Del resto, un esame è sempre un esame, e anche quello di quest’anno – strano fin che vuole –  rimane ‘il primo” esame della vita adulta. Ma appena prima dell’esame, altrettanto fatidica (o chissà: indimenticabile) c’è La notte prima degli esami. La notte della vigilia, quella di Antonello Venditti ( che qui riproponiamo in un recente bellissimo video ambientato a Comacchio e nelle sue Valli), la notte dell’attesa, dei pensieri, dei sogni. Ce la raccontano in prima persona due collaboratrici e amiche di Ferraraitalia: una insegnante in vista del pensionamento e una alleva maturanda. Domani si incomincia; ad entrambe va il nostro In bocca al Lupo!  Per la maturità. E per quello che dopo verrà.
(Effe Emme)
Roberta: 
“Avviso n.123.675: vademecum per lo svolgimento dell’Esame di Stato a.s.2019-2020”.
Leggo  Mi pare la sintesi dell’O.M.10 del 16 maggio 2020 dall’art.16 in poi. Poi ci sono dentro anche le disposizioni sulla igienizzazione delle aule, sulla distanza interpersonale che dovremo tenere e molto altro.
“Notte prima degli esami, notte di polizia”. Direi “giorno di polizia”, per fare il verso ad Antonello Venditti che dal lontano 1984 con questo pezzo canta e turba i diciannovenni prima del loro esame di maturità.
Ho più voglia di emozioni che di ordinanza e di comunicazioni. Di sopra ho barato: l’ultima arrivata non è la numero centoventitremila eccetera, ma è come se lo fosse. Fredda e precisa, con la sua idea di base di un esame di plastica, dove riusciremo anche a guardarci, a percepire la nostra tensione diversa ma uguale. Solo dopo, però: dopo avere disinfettato le mani, esibita la autocertificazione del nostro stato di salute, messo piede nell’aula che ci è stata assegnata e chissà quanti altri gesti programmati sto tralasciando.
Io sarò a non meno di due metri da ognuno di voi. Con la mascherina che la scuola mi avrà fornito si vedranno solo gli occhi. Meno male che le rughe non mi mancano e da loro capirete che vi sto sorridendo per aprire insieme la seconda fase. L’ordinanza prescrive, per la parte di Lingua e Letteratura Italiana, la discussione di un breve testo che vi proporrò io. Potrei canticchiare tra me e me “Claudia non tremare / Non ti posso far male” e intanto condurti a leggere Amai di Umberto Saba. “Se l’amore è amore, se l’amore è amore” ripetuto altre tre volte nella canzone ci porta dritte alle trite parole del poeta. Trite ma oneste. Tu come reagisci da lettrice adulta quale sei diventata a questa poesia?
Alice:
Non so cosa aspettarmi. Da persona ansiosa quale sono sto lasciando che l’esame monopolizzi le mie giornate.
Quanto ho sperato che lo annullassero, e forse lo spero ancora!
“Maturità, ti avessi presa prima”. Il caro vecchio Venditti, che viene sempre scongelato in questo periodo, non sbaglia un colpo, non c’è che dire.
Mi ritrovo inondata da nozioni diverse, ho la mente pervasa da informazioni, programmi, nomi, date. Chi lo sa, magari davanti alla commissione mi siederò e non ricorderò nulla, e allora mi ritroverò ad improvvisare con quello che mi ricordo sperando nella bontà dei professori che mi hanno accompagnata in questi ultimi anni. Non posso fare a meno però, di confidare in Zola, in Verga, o ancora meglio, nel mio vecchio amico Leopardi, nel suo infinito. O forse è meglio A Silvia? Oppure in un Balzac, nel suo Père Goriot che ho adorato. Filosofia mi fa paura, Scienze non ne parliamo.
Ho paura di dire addio a tutto. Ho paura di ricominciare da capo.
Ho voglia di ricominciare da capo.
È un punto cardine della mia vita, la fine e l’inizio.
Forse ho così paura proprio perché la mia vita non sarà più la stessa, perderò tutti i riferimenti che ho sempre avuto. È tempo di diventare adulta per davvero, si apre un nuovo capitolo.
Roberta:
So che cosa provi e cosa provate tutti voi. L’esame è come un muro che avete davanti; vi fa paura perché esiste. Ha la forza della realtà che si porta via tutte le aspettative, i preparativi mentali, gli esercizi propedeutici e le anticipazioni.
Voglio dirvi però che potrebbe andarvi a genio, l’esame. Potrebbe farvi sorprendere di voi stessi, quando vi sentiste discutere con noi docenti di un testo che amate. In giro si trovano pochi interlocutori su Père Goriot, e se riusciste per un po’a non sentirvi interrogati, bensì adulti nella lettura del testo letterario, titolari di una discussione breve ma esperta sul personaggio protagonista?
Che vi piaccia anche l’esame: dentro di me ci spero, quasi quasi ci conto.
Ecco perché le circolari mi sembrano tante, le formalità soffocanti e preferisco sintonizzarmi sulla canzone di Venditti che mi sembra abbia più cose da dire su questo momento della vostra vita.Allora forza, entra e cominciamo. Pensa e pensate insieme a me questo passaggio e dite: “Si accendono le luci qui sul palco…mi viene voglia di cantare. Forse cambiati, certo un po’ diversi. Ma con la voglia ancora di cambiare”. Osate. Esprimetevi. Mettetevi alla prova.
E’ tempo di perdere i riferimenti e di cambiare strada.
Alice:
Alla libertà mancano ormai poche ore. Un colloquio divide il mio passato e il mio futuro; eppure è inutile che io continui a pensarci e a ripensarci: quello che è fatto è fatto.
Nella sfortuna, noi classe del 2020, abbiamo la possibilità di confrontarci nell’ultima prova con persone che conosciamo e che ci conoscono. Il nostro esame è durato cinque anni e la commissione lo sa, almeno spero.
Ne abbiamo passate tante, la tensione non è mai stata così alta. Vorrei dire a chi afferma che quest’anno la maturità sarà più facile che si sbaglia.
Sbagliano perché questo esame non è una semplice prova, ma è una tappa di vita che vede dall’altra parte persone sensibili che durante questo periodo hanno sofferto nei modi più disparati.
Dobbiamo imparare a guardare avanti e ad imparare dal nostro passato, a risollevarci una volta caduti e a lasciarci andare quando tutto sembra troppo pesante.
Siamo più forti di quanto crediamo.
Forse è proprio a questo che penserò stanotte: per aspera ad astra, sempre e comunque.
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Alice & Roberta


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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