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Comunicato Stampa Nursing Up.

Coronavirus, Nursing Up, De Palma: «I nuovi dati INAIL in merito ai contagi sul lavoro da Covid-19 ci raccontano che l’odissea per gli infermieri italiani non è ancora finita».

ROMA 24 MAR 2021 – «I nuovi dati INAIL in merito ai contagi sul lavoro da Covid-19, aggiornati alla fine dello scorso febbraio, dimostrano in modo palese, per chi non lo avesse ancora compreso, che siamo ancora in emergenza. E che soprattutto gli infermieri italiani continuano a essere i più esposti al rischio, come infezioni e come mortalità, anche se, senza alcun dubbio, incrociando i dati con quelli dell’Istituto Superiore della Sanità ci arriva la conferma che ci attendevamo, ovvero che siamo di fronte a una progressiva seppur lenta riduzione dell’incidenza dei casi. Attenzione però ai facili entusiasmi, è decisamente vietato abbassare la guardia e dar retta a una politica come al solito “pressapochista”, che negli ultimi giorni si è affrettata a raccontarci, in modo ovviamente non veritiero, “che i nostri infermieri non si stanno più ammalando negli ospedali”.

Ci piacerebbe che fosse così, saremmo i primi a gioire, ma questo non appartiene ahimè alla realtà dei fatti».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta l’ultima indagine INAIL, incrociando, comparando e approfondendo la correlazione tra i dati, come fa sempre il sindacato, con quelli dell’ISS degli ultimi 30 giorni.

«L’INAIL ci dice che nel comparto sanità, l’82% di coloro che si ammalano di Covid sono infermieri. E che a livello di mortalità negli ultimi 90 giorni, i decessi di professionisti della sanità appartenenti alla nostra categoria hanno rappresentato il 68,4%.

Incrociando i dati con quelli dell’Istituto Superiore della Sanità, possiamo verificare che circa 4500 operatori sanitari si sono infettati negli ultimi 30 giorni. Se quindi l’82% sono infermieri, come dice l’INAIL, siamo di fronte a circa 3500 colleghi che si sono ammalati nell’ultimo mese, una media di 118 infermieri al giorno.

Attenzione però, come abbiamo già detto, a pensare che sia tutto oro quello che luccica: perché sempre l’INAIL riconosce che nell’ultimo trimestre, in quella che viene definita la terza fase della pandemia, si è tornati, per le professioni sanitarie, a un incremento del 39,5%., rispetto al 23,5% del periodo giugno-settembre. Vuol dire chiaramente che siamo di fronte, secondo l’INAIL, a un nuovo seppur lieve peggioramento. Niente allarmismi, ovvio, ma guai ripetiamo ad abbassare la guardia. E mai come in questo momento la speranza è che l’efficacia del nuovo piano vaccini del Commissario Straordinario Figliuolo, con il coinvolgimento, finalmente, degli infermieri dipendenti da mesi richiesto ad alta voce e accolto dal Ministro Speranza nel recente Dl Sostegni, rappresentino quella svolta che tutti ci auguriamo possa arrivare, ovvero la fine dell’incubo, per infermieri e pazienti».

 

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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