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Scrivere su Facebook e spedirsi degli sms avrà anche modificato il linguaggio giovanile, ma tanti ragazzi usano la tecnologia senza rinunciare allo studio e all’amore per la lingua italiana. Insomma, distinguere l’insostenibile leggerezza di un ossimoro dalla figura retorica di mille metafore sembra che possa continuare ad appassionare anche la generazione di Google. Lo dimostra la grande partecipazione alle Olimpiadi di Italiano, alla quarta edizione con 15mila iscritti e il coinvolgimento di oltre 600 scuole, italiane e straniere, ma anche un evento che coinvolge il mondo accademico e istituzionale.
Firenze, capitale simbolica della lingua italiana, ospita oggi e domani sabato 12 aprile la finale delle Olimpiadi, come pure le due “Giornate della lingua italiana” ideate dal Miur per offrire alle scuole, ai finalisti e ai loro docenti approfondimenti culturali sugli anniversari della letteratura italiana, dibattiti e spettacoli teatrali e musicali. Dedicata alla poesia di Mario Luzi, a 100 anni dalla nascita, la prima giornata di venerdì 11 all’Accademia della Crusca. Vittorio Coletti terrà una lezione sui “Pensieri casuali e costanti di Luzi sull’italiano”, mentre Alberto Rossatti – attore ferrarese e voce storica di Radio3 Rai – proporrà delle letture dall’opera poetica di Luzi intitolate “Vola alta parola”.
La seconda giornata, al termine della gara di sabato 12 e prima della premiazione, sarà dedicata alla prosa di Niccolò Machiavelli, visto che il 2013 è stato il cinquecentenario della pubblicazione de Il Principe, e a quella di Galileo Galilei, a 450 anni dalla nascita.
Per i ragazzi in gara – 66 finalisti, divisi nelle sezioni del biennio e in quella del triennio delle scuole superiori – la competizione, in nome del valore della lingua italiana, sarà una sfida sulle conoscenze grammaticali e sulle capacità linguistiche, su comprensione e rielaborazione di testi. Per essere ammessi alla prova finale di Firenze, gli studenti hanno dovuto superare dure selezioni, prima a livello provinciale e poi nazionale. I ragazzi arrivati a questo traguardo vengono da tutte le regioni d’Italia, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, passando attraverso l’Emilia-Romagna con la provincia di Parma (Borgo Val di Taro) e quelle di Modena (Finale Emilia) e Bologna (Imola). Quattro dei finalsiti arrivano da Paesi esteri: da Nigeria (Lagos), Spagna (Madrid), Bulgaria (Sofia) ed Eritrea (Asmara). Una novità, infine, la partecipazione alla fase finale di studenti delle scuole di lingua tedesca e delle località ladine della Provincia di Bolzano.
La giuria delle Olimpiadi di Italiano è composta quest’anno da Gian Luigi Beccaria (presidente), Giulio Ferroni, Francesco Sabatini, Luca Serianni, Sergio Scalise, Alberto Vignati (vincitore del Premio Campiello Giovani 2013). Tra i premi una settimana di soggiorno studio all’estero (nel periodo tra settembre e ottobre 2014) offerta da sei scuole italiane all’estero in collaborazione con il Mae, e quattro stage offerti dal Miur, in collaborazione con l’Accademia della Crusca, nella stessa sede dell’Istituto, nella Villa Medicea di Castello a Firenze.
L’intero pomeriggio di sabato 12 sarà in diretta streaming dal sito delle Olimpiadi www.olimpiadi-italiano.it
Magari una sfida x scoprire xké non è vero che se 6 giovane scrivi un po’ senza l’apostrofo e se stesso con l’accento… 😉

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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