Skip to main content

di Giorgio Fabbri

Il 17 maggio si è celebrata la “Giornata mondiale contro omofobia, bifobia, transfobia”.

Da un punto di vista generale, nulla da eccepire, anche se mi sarebbe piaciuto vedere la sinistra nostrana denunciare quei paesi (come i regimi che applicano rigidamente i precetti islamici) in cui si arriva a condannare a morte chi è “reo” di omosessualità.

Per quanto riguarda l’Italia, non mi sembra che, attualmente omosessuali ,bisessuali e transessuali abbiano di che lamentarsi : tutte le autorità (a partire dal Capo dello Stato) sono schierate contro ogni forma di discriminazione ai loro danni, tutti i media appoggiano le richieste delle associazioni Lgtb e chi osa dissentire viene “bollato” come un pericoloso retrogrado.

Certamente nella nostra società vi sono ancora parecchie discriminazioni : ma fra i discriminati (veri o presunti) mi pare che omosessuali, transessuali e bisessuali siano tra le categorie più tutelate, al punto che anche un rimprovero “normale” viene etichettato come atteggiamento omofobo.

Nel 2017,ad esempio, una nota esponente ferrarese del mondo Lgtb (come riportato dalla stampa) venne discretamente invitata a non tenere comportamenti inopportuni in spiaggia dai gestori di uno stabilimento balneare del Lido di Spina, come può accadere a chiunque, indipendentemente dal suo orientamento sessuale.Ma si scatenò il finimondo, al punto che il presidente della CESB (Cooperativa degli stabilimenti balneari) dovette intervenire dichiarando che era stato “ sollevato un polverone per niente”. I titolari dello stabilimento assicurarono poi che da parte loro non c’era stato alcun intento discriminatorio ma avevano ritenuto di fare la cosa più giusta e corretta riferendo alla signora quanto era stato riportato da altri clienti, evidentemente disturbati da comportamenti ritenuti inappropriati, a torto o a ragione.

A proposito di discriminazione, mi pare che oggi corrano il rischio di essere discriminati non coloro che urlano le proprie rivendicazioni ma coloro che non si allineano al “pensiero unico dominante”.

Ricordo che nel 2004 il mite Rocco Buttiglione non poté essere nominato Commissario UE per la giustizia, libertà e sicurezza in quanto aveva dichiarato di considerare “l’omosessualità un peccato ma non un crimine”. Buttiglione si disse contrario ad ogni discriminazione e si appellò alla distinzione tra legge e morale affermando di avere il diritto di essere conseguente con i propri canoni morali purché il giudizio etico non avesse effetti legali né minasse i rapporti tra gli individui in quanto cittadini.

Le spiegazioni di Buttiglione, però, non servirono a nulla. Manifestare di avere un pensiero personale coerente con la dottrina cattolica gli costò “il posto”.

E nel 2013, come riportato da “Avvenire”, un ragazzo fu arrestato e condannato in Francia (la patria della “Liberté”…) perché portava una pericolosissima maglietta dell’associazione “Manif pour tous”, contraria alla legge francese che disciplinava il matrimonio fra omosessuali.

Che dire poi del musicista Povia, che dopo aver cantato al Festival di Sanremo 2009 la canzone “Luca era gay” è stato escluso da tutti i circuiti che contano per timore di contestazioni ed ha posto fine alla sua dorata carriera?

Se avesse cantato una canzone di segno contrario tutti lo avrebbero osannato e portato sugli scudi come un campione della lotta contro le discriminazioni.

Per concludere, ritengo che l’art. 3 della nostra Costituzione ( Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali ) basti e avanzi.

Mi auguro peraltro che non si arrivi (come il “caso Buttiglione” insegna) ad effettuare discriminazioni “al contrario” nei confronti di coloro che non si adeguano al pensiero Lgtb.

Rivendico pertanto il mio diritto di dissentire da tale pensiero e di affermare, ad esempio, che è giusto e naturale per ogni bambino avere una mamma e un papà e ad avere sull’aborto lo stesso pensiero di un intellettuale laico quale Norberto Bobbio, che riflette semplicemente l’insegnamento del diritto naturale.

Se poi un giorno qualcuno volesse condannarmi perché sostengo tali affermazioni, sopporterò anche le conseguenze del mio coerente atteggiamento, perchè è facile conveniente inchinarsi agli “idola fori” del momento. Dovrò peraltro constatare con tristezza di vivere in una società in cui la “libertà di essere” funziona ormai a senso unico.

Ma non me ne pentirò, perché, come diceva Ezra Pound, “se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui”.

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it