Skip to main content

UN DIARIO INGLESE-SCOZZESE

C’è sempre un ritorno, purtroppo, agli usi e costumi che per un breve
tempo ti sei lasciato alle spalle, in questo caso funestato dagli
indegni accoglienza e trasporto delle compagnie low cost. Ma così è:
ora viaggiare significa spostarsi da un punto all’altro. E’ come un
trasloco più che un’esperienza. Tuttavia ad Edimburgo ci sarebbero state
“loro” ad aspettarmi! Le Grazie che nella loro pudicissima nudità
ispirarono Foscolo a scrivere i versi più belli del suo poemetto. “Loro”
sono state create in due versioni. La prima e più famosa per Josephine
Bonaparte che, alla sua morte, venne acquistata dallo zar di Russia ed
esposta all’Ermitage. La seconda, per adornare la residenza del duca di
Bedford a Woburn Abbey, dove Foscolo le vide e le descrisse.
Qualche anno fa la proprietà di Woburn Abbey venne messa in vendita e le
Grazie stavano per prendere il volo se non che, di fronte alle proteste
degli inglesi e degli scozzesi, si decise di comprarle (ah Mibact,
prendi esempio…) così ora trionfalmente sono locate per sette anni alla
National Gallery di Edimburgo e per altri sette al British Museum di Londra.
“Loro” sono mie amiche da sempre. Passeggiando sulla collina di
Bellosguardo dove ho abitato 25 anni, colloquiavo con le belle dee
nell’esatto punto in cui Foscolo alzò il grido di gioia e di
riconoscenza a Firenze: “Te beata gridai…” ; poi divenni responsabile
dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e “loro”, sempre
fedeli, mi allietavano con l’intreccio perfetto e musicale delle braccia
intrallacciate (lo so, è un neologismo e non lo ripudio!).
Arrivo dunque alla National Gallery di Edimburgo ma “loro” avevano
cambiato casa e si erano spostate a Londra. Altro che i viaggi dei
Bronzi di Riace per l’Expo milanese! Le Grazie viaggiano con passo lento
sfiorando il suolo a passo di danza e si lasciano ammirare proprio per
dimostrare la loro gratitudine a chi, un popolo, le ha volute per sé e
con sé. Ho ritrovato comunque altri amici del cuore nella casa della
bellezza edimburghese, appesi come le antiche collezioni su più livelli
in una stordente e fantastica provocazione da sindrome di Stendhal che
ti rende ubriaco per troppa bellezza. In una parete tanti piccoli
ferraresi, poi Guercino e Domenichino a volontà e un favoloso Tiziano che
ancora una volta è stato acquistato con il contributo pubblico e
privato. Rembrandt e Vermeer, Claude e Poussin ti ammiccano dalle pareti
e tu pensi che tutto questo è a tua disposizione senza spendere una lira,
o meglio una sterlina, così entusiasticamente dai il tuo obolo per
ringraziare di tanta munificenza e liberalità. Altro che togliere la
gratuità agli over 65! E fosse solo questo. Come mi ha insegnato una
cara amica che lavorava alla Bbc, per mangiare bene e a prezzo giusto
occorre frequentare i ristoranti dei musei, quasi sempre ottimi e a
prezzi sopportabili (a proposito di ciò che si potrebbe fare anche a
“Ferara”). Tra i migliori, quello della National Gallery di Londra dove,
I remember, gli amici mi festeggiarono dopo la conferenza ariostesca che
Marco Dorigatti ed io tenemmo proprio in quella sede (400 persone
nell’Auditorium della Gallery). Lì, tra uno scone e l’altro, ho
parlato con i giovani camerieri quasi tutti italiani che corrono a
Londra a rimediare un boccon di pane per proseguire gli studi e riuscire
a sostenersi; cosa che in patria è ormai a loro preclusa. Una
meravigliosa generazione che espia i nostri errori e le nostre
debolezze. Che vergogna e che rimorso. Ad Edimburgo il ristorante del
museo si chiama Contini e va da sé quanto sia stato affascinato da quel
nome. Lì una bellissima ragazza mi confidò che non sarebbe più voluta
ritornare a casa. Programmava un passaggio negli Usa per cercarsi quella
conoscenza e consapevolezza del mondo nuovo che le si spalancava
davanti e che noi non siamo riusciti ad offrirle. Nell’altro Contini,
quello del Castello, per un’influenza astrale la ragazza che ci accolse
era una mia antica allieva di filosofia a Firenze. Gli occhi le
brillavano a ricordare i suoi maestri e lo strappo che le è costato
lasciare gli studi per farsi una vita decente. Ora che ha finito i
corsi di fotografia, pensa anche lei di trasferirsi negli Usa. “Cosi è se
vi pare”, avrebbe commentato chi ne sapeva tanto di straniamento e
ingiustizia. Pirandello.
E la commozione a sentire alla Royal Albert Hall di Londra una
meravigliosa esecuzione della seconda sinfonia di Rachmaninov nei
concerti Proms che la Bbc offre per più di un mese (ogni sera un
concerto diverso) a prezzi irrisori. Addirittura la platea dell’immenso
teatro era vuota di sedili e giovani e anziani seduti per terra
ascoltavano senza pagare il concerto. E questo anche per quaranta volte
di seguito. Non voglio con questo dire che l’erba del vicino è sempre
più verde; voglio solo ricordare che ci sono modalità e interventi
diversi dai nostri, spesso irrigiditi e mal governati da antichi
pregiudizi o da soluzioni ormai obsolete. Non voglio ancora sostenere
che le soluzioni vincenti siano quelle straniere, ma trovo assai
condivisibile quanto un turismo intelligente possa giovare alla causa
dell’arte. Edimburgo non è più grande di Firenze per numero di abitanti, anche se
il suo territorio è molto più vasto. Le sue memorie sono
paesaggisticamente perfette ma non sempre all’altezza della qualità
architettonica. Eppure il Castello attira folle mai viste in un misto
di cose banali e straordinarie. I bus a due piani incessantemente
portano migliaia di visitatori a vedere la residenza reale e il panfilo
Britannia e i cannoni del Castello. Certo! Un kitsch intelligente e che
mai scende a livelli indecorosi. E da noi? Possibile che non si trovi il
mezzo di rendere la casa dell’Ariosto un luogo vivo e frequentabile? O
la cella del Tasso? O la Magna domus? E via elencando. Manca una capacità
organizzativa che si scontra con la diffidenza e l’indifferenza
ferrarese. Basta programmare gli “eventi”: il resto vada come vada. Si
è tentato nel tempo, ma la continuità è esclusa in chi poi trova che è
più facile chiamare turisti con buskers e baloons che valorizzare con un
piano intelligente uno dei più bei musei del mondo: quello della
cattedrale, umiliato e negletto da una sbagliatissima esposizione.
Sognare che la Pinacoteca nazionale venga frequentata indipendentemente
dalle mostre rimarrà ancora un sogno irrealizzato? E che il Castello
trovi finalmente una sua “originalità” esponendo se stesso è troppo a
chiedere e a esigere per “Ferara, stazione di Ferara”?

tag:

Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it