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Ferrara non è solo bella perché ricca di patrimoni artistici, ma anche perché è un’isola felice, o almeno tale si considerava fino a qualche tempo fa, invidiata da tante altre città vicine, fra cui la stessa Bologna. Ora non è più così.
I bambini devono essere accompagnati a scuola per evitare spiacevoli incontri, dovuti a una situazione che diventa ogni giorno sempre più insostenibile. Una città bella ma dove ormai anche gli adulti hanno paura ad uscire di casa, soprattutto quando fa buio. Si, si ha paura ad uscire.
Bastavano i nostri delinquenti italiani, non vi era bisogno di importarne altri. Questo disastro è la conseguenza della politica dell’accoglienza indiscriminata e senza senso, senza progetto, senza lavoro, senza prospettive, senza soldi, che genera furti e rapine, droga e prostituzione, malattie, odio religioso e violenze sessuali.

Bisognerebbe fare un distinguo fra condizioni di status rifugiato e quei migranti in cerca di sistemazione lavorativa ed altro. Non tutti quelli che sbarcano sono brave persone che scappano dalla guerra. Il punto non è volere o non volere migranti, ma avere l’idea di come gestire centinaia di migliaia di persone che giungono bisognose di cure, casa e lavoro. In Italia non riesce ad avere assistenza chi perde il lavoro, chi ha un malato o un handicappato in casa, anzi stanno diminuendo le risorse destinate a queste persone. Di solito, i migranti vengono sfruttati nei lavori nei campi, lasciati vivere in condizioni disumane per pochi euro, o nei centri di accoglienza dove rappresentano ‘moneta corrente’ per chi guadagna sulla loro pelle. Nel 2016, sono giunte in Italia 11.000 donne nigeriane, e l’ 80% di queste finisce in strada a prostituirsi per arricchire schiavisti e mafiosi (secondo un’inchiesta del “Guardian”). E’ una situazione drammatica, in tutti i sensi.

Il buonismo esasperato, unito alla smania di chi deve accaparrarsi i voti di individui di ogni genere (nostrani o stranieri), ci sta conducendo alla deriva. La frase “i migranti sono una risorsa” è ormai un mantra a cui non crede più nessuno, nemmeno chi lo dice.
L’Italia è diventato il paese dei balocchi dove chiunque può entrare senza permesso e rimanerci, dove chiunque può delinquere senza ricevere eque condanne. Occorrono pene più severe, per tutti, attuare misure drastiche per arginare il problema della criminalità ai danni di onesti cittadini. I delinquenti andrebbero espulsi immediatamente, mentre gli assassini andrebbero trattati come tali, senza attenuanti o sconti di pena.
I cittadini dovrebbero sentirsi tutelati da parte delle istituzioni: più sensibilità in modo che gli stessi possano sentirsi più tranquilli, sia nelle strade della propria città, sia all’interno delle proprie mura domestiche, considerando che i furti all’interno delle abitazioni si stanno verificando sempre più di frequente anche quando queste sono occupate dagli stessi proprietari. Non si intende sostenere che gli autori dei misfatti siano solamente persone straniere, però la stragrande maggioranza lo sono.

Spero che ancora si possa criticare, come è legittimo, senza necessariamente essere tacciati di razzismo.

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Laura Rossi

Curatrice e insegnante d’arte. Ha recensito vari libri e ha collaborato con alcuni mensili curandone la pagina dell’arte come “la cultura e l’arte del Nord-est” e la pagina dell’arte di Sport-Comumi. Ha curato la Galleria Farini di Bologna e tutt’ora dirige e cura a Ferrara la Collezione dello scultore Mario Piva. Ha ricoperto per circa dieci anni la carica di presidente della Nuova Officina Ferrarese, con decine di pittori e scultori fino agli inizi degli anni duemila. Sue critiche d’arte sono pubblicate sul “Dizionario enciclopedico internazionale d’arte contemporanea” 1999/2000

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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