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Da: Origine Group

Visita in Sichuan del direttore Alessandro Zampagna e della sales manager Reen Nordin. Interesse per il kiwi rosso di Hua Sheng Agricultural. Il Consorzio presente ad Asia Fruit Logistica

Origine Group – il Consorzio che raggruppa  10 importanti aziende ortofrutticole italiane e cilene – pone le basi per una collaborazione con un grande produttore cinese di kiwi.
Sabato 31 agosto il direttore di Origine Group Alessandro Zampagna e la sales manager Reen Nordin sono stati accolti  in Sichuan (nella Cina sud-occidentale) da Feng Bai, general manager di Sichuan Hua Sheng Agricultural, una delle più importanti aziende della Provincia cinese nel settore del kiwi. Hua Sheng Agricultural coltiva oltre 150 ettari a kiwi giallo e rosso, con le proprie varietà brevettate, per le quali è rappresentata dalla italiana Fruitgrowing Equipment and Service. Lo sviluppo di nuove varietà avviene in collaborazione con l’Istituto di Ricerca dell’Accademia di Scienze Naturali del Sichuan, guidate dal Prof. Li Minzhang.
Durante la visita ai frutteti Alessandro Zampagna e Reen Nordin hanno potuto apprezzare la validità delle varietà di kiwi rosso e giallo coltivate nei frutteti gestiti da Hua Sheng Agricultural.In particolare l’interesse si è concentrato sulla varietà di kiwi rosso, che Origine Group intende sviluppare in Italia. Inoltre l’azienda cinese si è detta interessata alle tecniche di coltivazione sviluppate dalle aziende socie di Origine Group. E’ seguita la visita al nuovo centro di lavorazione e raccolta, e ai moderni laboratori di ricerca e di analisi. Le due aziende hanno concluso la visita ponendo le basi per un accordo di collaborazione tecnica.
I rappresentanti di Origine Group hanno poi proseguito il loro viaggio verso Hong Kong, dove il Consorzio sarà presente ad Asia Fruit Logistica allo stand H3 F20.
Scheda/Origine Group
Origine Group nasce nel 2015 dall’alleanza strategica fra un gruppo di aziende leader in Italia e in Europa nella produzione e commercializzazione di ortofrutta fresca. Il consorzio –- è costituito da imprese già saldamente presenti sui mercati nazionali e internazionali, con un fatturato complessivo di oltre 1 miliardo di euro, che hanno unito le loro risorse per fornire un prodotto di qualità top, lavorando insieme su innovazione e nuove varietà per affacciarsi verso nuovi mercati emergenti. Soci di Origine Group sono i gruppi italiani Apofruit, Frutta C2, Gran Frutta Zani, Kiwi Uno, Minguzzi, Salvi-Unacoa, Spreafico e i gruppi cileni David del Curto e Copefrut

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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