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Da Organizzatori

Milano, 30 ottobre 2017 – Il mercato del lavoro in Italia prosegue il suo trend di crescita anche nel primo semestre 2017. Secondo l’Osservatorio InfoJobs sul Mercato del Lavoro, rispetto ai primi sei mesi del 2016, le offerte di lavoro in Emilia Romagna sono infatti cresciute del 26,7%, un valore superiore al dato medio nazionale (+16,4%). Con questa performance l’Emilia Romagna si conferma la seconda regione più attiva in Italia alle spalle della Lombardia, raggiungendo il 15,4% del totale delle offerte nazionali.

La classifica dei settori più dinamici è guidata anche quest’anno dalla Consulenza manageriale e revisione, comparto che concentra il maggior numero di offerte di lavoro, con il 44% del totale regionale e un aumento delle posizioni aperte dell’82%. A seguire, Telecomunicazioni con l’11,8%, seguita da Commercio, distribuzione e GDO con l’8,9% e ICT con il 4,8%. Chiude la Top 5 il settore Servizi ambientali, che raccoglie il 4,3% del totale dell’offerta di lavoro in Emilia Romagna. Rientrano nelle prime 10 posizioni anche Salute, benessere e fitness (2,1%), Hotellerie e ristorazione (1,8%) e Settore immobiliare (1,7%).

Per quanto riguarda le categorie con più possibilità d’impiego, dai dati dell’Osservatorio InfoJobs emerge una top 5 guidata da Manifatturiero, produzione e qualità, che si posiziona al primo posto con il 24,4% delle offerte. Sul secondo gradino del podio troviamo Commercio al dettaglio, GDO e Retail (11,2%), che registra una forte crescita (+81,0%) e, a seguire, Vendite (9,2%), Amministrazione e contabilità (8,6%) e Ingegneria con il 7,7%.

“L’Emilia Romagna si conferma anche in questo primo semestre del 2017 una regione ad alto tasso di innovazione e con un tessuto socio-economico in grado di creare occupazione. Il nostro Osservatorio evidenzia, infatti, come il mondo del lavoro della regione continui a godere di buona salute e cresca ad un tasso superiore alla media nazionale. Credo che questa performance possa essere di buon auspicio anche per la seconda parte dell’anno” commenta Melany Libraro, CEO di Schibsted Italy (Subito, InfoJobs e Pagomeno).

Tra le province più attive, Bologna si conferma nel primo semestre 2017 capofila regionale, arrivando a rappresentare il 30,8% dell’intera offerta di lavoro in Regione e con un aumento delle posizioni aperte del 33,5% rispetto al 2016. Al secondo posto Modena, con il 17,6% dell’offerta complessiva, seguita da Reggio Emilia con il 12,5% delle offerte, in crescita del 23,6%. Seguono Parma (12,1%), Forlì-Cesena (6,1%), Ravenna (5,9%), Ferrara (5,7%), Piacenza (5,0%) e, a chiudere, Rimini con il 4,2%.

SETTORI D’IMPIEGO – TOP 5 IN EMILIA ROMAGNA

Settore % su tot. regionale Delta %

H1 2017 vs H1 2016

Consulenza manageriale e revisione 44,0% 82,0%
Telecomunicazioni 11,8% 17,9%
Commercio, distribuzione, GDO 8,9% 32,4%
ICT 4,8% 21,6%
Servizi ambientali 4,3% -10,2%

CATEGORIE PROFESSIONALI – TOP 5 IN EMILIA ROMAGNA

Categoria % su tot. regionale Delta %

H1 2017 vs H1 2016

Manifattura, produzione, qualità 24,4% 12,4%
Commercio al dettaglio, GDO, Retail 11,2% 81,0%
Vendite 9,2% 4,1%
Amministrazione, contabilità, segreteria 8,6% 18,1%
Ingegneria 7,7% 23,9%

OFFERTE DI LAVORO PER PROVINCIA

 Province % su totale regionale
Bologna 30,8%
Modena 17,6%
Reggio Emilia 12,5%
Parma 12,1%
Forlì-Cesena 6,1%
Ravenna 5,9%
Ferrara 5,7%
Piacenza 5,0%
Rimini 4,2%

InfoJobs (www.infojobs.it) è la piattaforma di recruitment online numero 1 in Italia per l’offerta di lavoro con oltre 7 milioni di profili iscritti e oltre 90.000 aziende iscritte. Qualità, innovazione e semplicità del servizio sono le parole chiave della strategia di InfoJobs, che conta su oltre 1.000 nuove offerte pubblicate ogni giorno per un totale di 40.000 offerte attive mensili. La piattaforma tecnologica, disponibile anche su app, di InfoJobs favorisce un rapido job matching tra le aziende e i migliori talenti.
InfoJobs è parte di Schibsted Media Group (www.schibsted.com), multinazionale norvegese fondata nel 1839 che oggi conta 6.900 dipendenti e opera con successo in 30 Paesi nei mercati editoriale (quotidiani, TV e free press), digital (news e annunci classificati) e mobile (servizi).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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