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L’analisi delle cause della sconfitta del Pd non decolla. Comprendo la difesa della campagna elettorale da parte di chi si è speso con passione e convinzione. Comprendo il ringraziamento a Modonesi per l’impegno profuso. Tutto umanamente giustificabile. Ma cosa c’entra con l’avvio di una riflessione che ci porti alla radice delle cause di una sconfitta storica? Provo a mettere in fila alcuni punti.
1 – E’ una sconfitta che viene da lontano e che coinvolge le diverse anime che hanno governato la città nei decenni scorsi. L’anima principale rappresentata dal Pci porta la responsabilità dell’inizio dell’appannamento dell’identità della sinistra che data dalla seconda metà degli anni Ottanta del secolo scorso. Il patto di potere tra una parte del gruppo dirigente del Pci con la Dc di Cristofori fu l’inizio di una prassi trasformista e foriera di degrado etico-politico. Quel passaggio è sempre stato rimosso e mai elaborato criticamente.
2 – E’ da troppo tempo che a Sinistra non si discute di progetti per il futuro della città. Lo fanno piccoli e appassionati gruppi, oppure singole personalità eccellenti, ma tutti inascoltati e ignorati. Si tratta di un motivo non secondario della interrotta empatia tra i governi del centro-sinistra e la popolazione.
3 – Nel corso degli anni il maggior partito della sinistra ferrarese ha selezionato una classe dirigente che, mentre collezionava sconfitte pesanti perdendo il governo di comuni importanti, si è sempre più distaccata dai sentimenti e dai pensieri delle persone. Non c’è dubbio che questa prassi abbia alimentato una sgradevole immagine di autosufficienza e determinato un crescente distacco dai processi reali.

Che fare?
1 – Innanzitutto, capire i cambiamenti, investire tempo e volontari per ricostruire legami sociali, organizzare una permanente attività formativa. Ho letto un’intervista di una esponente del Pd in cui si incolpa il gruppo dirigente ferrarese di non aver puntato su un civico. Domando: davvero il Pd, oltre Modonesi, non aveva altre persone di qualità da proporre? L’attenzione verso le liste civiche la condivido. Altra cosa è dire alla città che si guarda fuori perché dentro il partito non c’è niente. Davvero un modo singolare per prepararsi ad una campagna elettorale da parte del maggior partito della coalizione. Ma vengo al punto. Non è vero che la candidatura di Modonesi fosse l’unica possibile all’interno del Pd. Ne esisteva un’altra che fu bocciata, senza un momento di verifica trasparente. Ne parlò anche Gaetano Sateriale proprio in un articolo su questo giornale. Nessuno poteva garantire il successo, ma non provarci con una figura più credibile fu come rassegnarsi in partenza alla sconfitta.
2 – Non c’è altra strada che ricostruire una politica non come affare di pochi ‘signori’, ma come passione e quindi superamento dell’autoreferenzialità, rapporto con gli altri, dialogo tra persone. Insomma, in estrema sintesi, la politica come educazione permanente alla cittadinanza attiva. Diceva Gramsci: “Il vero politico è un creatore, un suscitatore di energie…”. Nella campagna elettorale sono emerse forze singole e collettive (liste civiche) che non vanno archiviate insieme al risultato negativo del voto. Costruire una rete che dia stabilità organizzativa e politica ad un campo plurale richiede un nuovo Pd che funzioni da coagulo. Avere il coraggio di promuovere una discussione allargata sulle cause della sconfitta sarebbe una buona premessa per costruire un futuro nuovo e solido.
3 – La nuova giunta è formata. Adesso comincia la prova del budino. Il Sindaco ha esordito compiendo alcuni atti distensivi significativi. Non sarà una navigazione tranquilla. Il blocco di forze che lo ha eletto è variegato. Dentro la sua Lega è presente una potente ala estremista e intollerante che avrà nel vice sindaco il suo rappresentante. L’opposizione democratica dovrà essere intransigente sui principi e attenta a non far passare niente che offenda la dignità di ogni persona. In passato c’è stata una colpevole sottovalutazione verso parole indecenti e atti di ‘goliardia squadrista’. Poi dovrà curare due fronti. La messa a punto di un’idea della città da cui far discendere una opposizione forte e alternativa. Un’attenzione verso le decisioni del governo nazionale per le ricadute sulle scelte locali. Faccio un esempio. Se lo slogan ‘prima i ferraresi’ (su questo non ci sarà dissenso tra Naomo e Fabbri) nasconderà i tagli che si decideranno a Roma sui servizi sociali (sanità, assistenza anziani ecc.) bisognerà denunciare la truffa di chi con una mano toglie risorse e con l’altra istiga alla lotta tra penultimi e ultimi della scala sociale.

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Fiorenzo Baratelli

È direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara. Passioni: filosofia, letteratura, storia e… la ‘bella politica’!

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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