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da: ufficio stampa Uncai

Tassinari: “Il saldo della PAC a giugno rappresenta già un grosso danno alle aziende, attendere fino a metà ottobre significherebbe indebitarle ulteriormente”

UNCAI si augura che lo spostamento al 15 ottobre 2016 della data entro cui possono essere effettuati i pagamenti diretti della politica agricola comune da parte degli stati membri non si traduca, come ha sottolineato il commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan, in “una scusa per rallentare i pagamenti”.

L’estensione decisa a Bruxelles della data entro cui gli Stati dell’Unione possono effettuare i pagamenti diretti senza riduzioni a carico del singolo Paese del tasso di rimborso da parte dell’UE “deve essere interpretata – sottolinea il presidente di UNCAI Aproniano Tassinari – come la presa d’atto delle difficoltà di alcuni Stati membri, tra i quali l’Italia, a completare i pagamenti entro il 30 giugno”. Ritardi dovuti al primo anno di applicazione della nuova PAC e al sistema macchinoso incaricato di recepire le nuove regole. “Un eccesso di burocrazia che ha mandato quasi in tilt le architetture informatiche degli organismi pagatori italiani, generando ritardi che non devono ricadere sulle spalle delle aziende e dell’agricoltura italiana.”

La fiducia e la flessibilità accordate dalla commissione europea alla politica agricola italiana, accreditando più tempo per i pagamenti della PAC, devono essere utilizzate solo in caso di effettive difficoltà amministrative, senza incidere negativamente né sugli agricoltori né sui contoterzisti. “In molte regioni – prosegue il presidente UNCAI – il saldo della PAC è iniziato solo un paio di settimane fa e riguarda solo le erogazioni più elevate. Una situazione insostenibile per moltissimi agricoltori che pesa anche sui contoterzisti, chiamati a svolgere le lavorazioni agricole più complesse e costose, anticipando i costi di gestione dell’agricoltore. Il saldo a giugno rappresenta già un grosso danno alle aziende, attendere fino a metà ottobre significherebbe indebitarle ulteriormente. L’agricoltura in estate non si ferma”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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