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14 Gennaio 2019

Palazzo dei Diamanti

Tempo di lettura: 3 minuti


Da: Amici dei musei e monumenti ferraresi

L’associazione Amici dei musei e monumenti ferraresi, a seguito delle polemiche che rimbalzano sulla stampa locale e nazionale desidera esprimere alcune considerazioni.
Gli Amici dei musei e monumenti ferraresi, affiliati alla Fidam e costituiti a Ferrara nel 1983 hanno cercato di diffondere in questi decenni la conoscenza del ricco patrimonio museale ferrarese e delle principali emergenze architettoniche della città (il patrimonio museale ferrarese è in gran parte custodito in palazzi storici, per questa ragione si è aggiunta la dizione monumenti ferraresi) ampliando lo sguardo anche a musei di tutto il mondo.
Già l’associazione aveva espresso parere favorevole al progetto per l’ampliamento delle Gallerie di Arte Moderna di Palazzo dei Diamanti durante il convegno del 18 maggio 2018 a palazzo Tassoni, dove venivano presentati i migliori lavori partecipanti al concorso di progettazione per l’ampliamento delle Gallerie di Arte moderna di palazzo dei Diamanti.
Ci siamo finora astenuti dal prendere parte alla polemica sollevata dall’intervento sulla stampa di Vittorio Sgarbi, giudicandolo essenzialmente di carattere politico, anche se i suoi attacchi nei confronti del Comune di Ferrara e di alcuni suoi funzionari ci sono sembrati inqualificabili e impregnati di toni ed espressioni che si attagliano più a un feudatario che a un cittadino interessato agli scenari futuri della comunità cui sente di appartenere.
Non si vuole certo mettere in discussione l’importanza del Palazzo dei Diamanti, progettato nel 1493 da Biagio Rossetti posto all’incrocio delle due arterie principali dell’Addizione Erculea, originariamente pensato come residenza domestica di Sigismondo d’Este, fratello di Ercole.
Da quell’epoca però il palazzo ha subito numerosi rimaneggiamenti interni e seri danni dai bombardamenti causati dalla guerra; soprattutto, come sovente accade nel normale divenire di una città, ha mutato la destinazione d’uso: dopo l’acquisto da parte del Comune nel 1842 dagli eredi della famiglia Villa, nel piano nobile del palazzo venne trasferito il primo nucleo della Pinacoteca Civica che si trovava nel palazzo comunale e che in seguito, dopo alterne vicende, divenne Pinacoteca Nazionale, ora facente parte delle Gallerie Estensi.
Nell’ala settentrionale al piano terra del palazzo, dagli anni settanta dello scorso secolo ebbero inizio mostre di arte moderna e contemporanea, promosse dal Comune di Ferrara sotto la direzione del maestro Franco Farina e proseguite in seguito dalla Fondazione Ferrara Arte sotto la direzione di Andrea Buzzoni ed ora di Maria Luisa Pacelli, mostre di grande risonanza nazionale ed internazionale.
Nell’edificio attiguo sul corso Ercole d’Este, non pertinente all’iconografia del palazzo, hanno sede il Museo del Risorgimento e della Resistenza.
Il palazzo, tuttora di proprietà comunale, è il contenitore di due realtà museali distinte: se per il piano nobile gli spazi della Pinacoteca risultano di grande respiro, inadeguati appaiono lo spazio espositivo del piano terra e il percorso dei visitatori delle mostre di Ferrara Arte.
Non si può più tollerare che il visitatore interrompa il percorso della visita alla mostra, uscendo all’aperto (spesso in condizioni metereologiche avverse) sotto una squallida pensilina che collega l’ala nord all’ala sud del cortile, fiancheggiando un’area verde che non ha al momento qualità né di giardino, né di parco.
Il progetto vincente dello studio Labics di Roma non interviene in alcun modo a modificare l’architettura del palazzo, né modifica l’assetto del giardino, invece inserisce un nuovo padiglione a vetri fuori dal perimetro dell’edificio sullo spazio aperto dell’area verde, qualificandola esteticamente, e va a costruire un elemento di connessione e cerniera fra l’ala nord espositiva e l’ala sud, dove sono previsti servizi quali lo spazio didattica, la caffetteria, il bookshop, accessibili anche dal cortile dell’attuale museo del Risorgimento.
Questo nuovo assetto potrà essere utilizzato anche dalla Pinacoteca Nazionale in alternanza con Ferrara Arte, con l’ulteriore fine di favorire un dialogo costruttivo fra queste due realtà, rimaste per lungo tempo estranee e che ci auguriamo proseguano una fertile collaborazione.
Avere un Palazzo dei Diamanti in grado di concorrere con i grandi musei italiani e stranieri è l’opportunità che ci viene offerta dal percorso virtuoso del concorso di progettazione e dal conseguente esito: un’occasione imperdibile per questa città, non solo per il turista, ma anche per noi cittadini, soliti fino a questo momento a guardare la mostra per poi uscire, frettolosi e orfani di qualsivoglia altro servizio, verso un qualche luogo dove commentare insieme, magari seduti davanti ad un caffè.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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