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Da casa editrice Nuovecarte

Martedì 12 dicembre 2017 alle ore 17, presso la Sala dell’Arengo – Palazzo Municipale di Ferrara (piazza Municipale, 2) sarà presentato il volume edito da Nuovecarte: Palazzo dei Diamanti. Una visita guidata, di Lucia Bonazzi.

Aprirà l’incontro l’editrice, Silvia Casotti, con un breve saluto introduttivo, per poi lasciare spazio al dialogo fra l’Autrice e l’arch. Andrea Malacarne (presidente Italia Nostra – Ferrara) che entreranno nel vivo del tema trattato.

Il libro – edito con il patrocinio del Comune di Ferrara e introdotto da Massimo Maisto (vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Ferrara) e Martina Bagnoli (direttrice delle Gallerie Estensi) – nasce con un intento fortemente divulgativo e vuole accompagnare tanto il viaggiatore quanto il ferrarese alla ri-scoperta di uno dei beni architettonici più celebrati della capitale estense rinascimentale, la cui conoscenza profonda non deve essere riservata ai soli specialisti, né limitarsi alle brevi notizie sulle guide alla città o sui siti internet, non sempre accurati.

A questo scopo Bonazzi ci “guida all’interno del palazzo, ci accompagna passo dopo passo con aneddoti che suscitano un desiderio di approfondimento del contesto storico, sociale e culturale che ci viene narrato, ci permette una prima familiarità con un edificio che, proprio perché immutabilmente presente nella quotidianità, è paradossalmente poco conosciuto dai ferraresi e percepito di primo acchito dai turisti come semplice ‘contenitore’ delle prestigiose mostre in esso ospitate” (dalla Premessa).

Palazzo dei Diamanti. Una visita guidata nasce dunque dallo studio appassionato e dalla comparazione critica di una ricca e aggiornata bibliografia, con l’intento di rendere accessibile, leggera e piacevole la lettura dell’opera e del suo contesto storico-artistico e urbanistico.
Uno strumento che fotografa lo stato degli studi e più che un punto di arrivo vuole essere un punto di partenza: per chi studia, evidenziando le questioni ancora aperte; per chi viaggia, invitando a mettersi in cammino dentro e fuori il palazzo; per chi ama la città, sollecitando a continuare a prendersene cura.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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