Skip to main content

Una bottega di artisti, una famiglia in cui il figlio apprende l’arte sin da bambino prima di tutto dal padre e la sviluppa fino a raggiungere una spettacolare autonomia espressiva. C’è tempo sino a tutto giovedì prossimo, 26 gennaio, per ammirare nelle sale della Galleria Sant’Isaia, via Nosadella 41/A di Bologna le opere di Paride e Aldo Falchi, una cinquantina in tutto, racchiuse nella mostra Maestri Mantovani. E’ stato sapientemente impostato un percorso completo con gli esempi della produzione di entrambi gli artisti: il padre, Paride, pittore, nato nel 1908 e scomparso nel 1995, e il figlio Aldo, scultore, oggi ottantaduenne, dagli anni Trenta alla contemporaneità. Arte figurativa con linguaggi espressivi diversi, ma sempre in una cornice di grande attualità artistica.
DSC_0002
La storica galleria di via Nosadella 41/A, gestita dal pittore Cristiano Zanarini, ospita sia le sculture di Aldo sia i paesaggi, e non solo, del padre Paride. Si nota un fil rouge che collega i due artisti mantovani: nel segno, nell’educazione, nel coinvolgimento emozionale, nelle passioni, nelle declinazioni delle tecniche figurative postimpressioniste. Da un lato i corpi e i volti, anche onirici, in terracotta e in bronzo, dall’altro, sulle tele, i colori, spesso ovattati, della terra mantovana e delle anse fluviali padane. Paride Falchi insegna al figlio la ‘poesia’ dell’arte, oltre che la tecnica e il concetto di bottega, come pratica creativa. Aldo, dopo avere frequentato l’Accademia di Brera, diventa scultore nella prestigiosa fabbrica tedesca delle porcellane Rosenthal, mentre negli anni Sessanta è negli Stati Uniti dove esegue gruppi commemorativi per i duecento anni della dichiarazione di Indipendenza. Entrambi hanno opere esposte in permanenza in diversi importanti musei (Ferrara, Mantova ecc.).
DSC_0004
I quadri di Paride Falchi risentono delle tecniche dell’Ottocento, impiegandole non soltanto nella produzione pittorica legata all’ambiente locale. Ecco apparire i paesaggi nebbiosi delle zone bagnate dal Po, le campagne, gli sguardi attenti e tranquillizzanti sulle scene di vita e nei ritratti o nelle nature morte. Una luminosità spesso accennata ma sempre vivida perché intrisa di memorie, di poesia, di naturalezza, in una sintesi cromatica che non manca di originalità.
Le sculture di Aldo, invece, partono dalla stessa matrice culturale, ma utilizzano materiali e tecniche differenti. Sono la manifestazione di uno spirito di ricerca, dell’esito di tensioni e incontri, di una forza evocativa interiore che si sviluppa grazie a un’indubbia genialità artistica, coniugando forma e contenuti, concetti ed espressioni. Mentre guardando le opere di Paride sembra di essere immersi in un sogno talvolta languido, per quelle di Aldo prevale, nella bellezza quasi neoclassica, l’idea sottostante all’immagine e alla forma in un dinamismo concettuale ancor prima che espressivo.
DSC_0003
Paride e Aldo Falchi, due post impressionisti che hanno risentito delle tecniche dell’Ottocento e che, insieme, sviluppandole in percorsi autonomi, lasciano una traccia nell’arte contemporanea, perché vi prevale il talento coniugato alla qualità tecnica. Fino a giovedì 26 gennaio, la mostra è aperta dalle 10 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 19.30. Mercoledì solo al mattino.

tag:

Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it