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“Un mondo senza letteratura si trasformerebbe in un mondo senza desideri né ideali né disobbedienza, un mondo di automi privati di ciò che rende umano un essere umano: la capacità di uscire da se stessi e trasformarsi in un altro, in altri, modellati dall’argilla dei nostri sogni”
(Mario Vargas Llosa)

GENTE DI NEBBIA

Dimmi cosa vedi
quando penetri le nostre nebbie
che si affollano
corvi al pasto
di luci, strade e umori
e a banchi si affastellano
in densi muri
d’angoscia e d’abbandono
o ad improvvisi veli
spettri ad altezza di naso.
Noi siamo lì
insondabili
gente di nebbia
dalle bocche a taglio
ermetici ricci indaffarati
sornioni e maledetti
come i gatti neri.

 

GIUGNO SULLE MURA DI FERRARA

S’accompagnano i nostri passi
i pensieri
le parole
sotto la volta di foglie
e odori nuovi
in fuga dal carnaio
che rallenta
s’impenna
schiva gomiti
e ascelle
sospinto per inerzia
sui viali del centro.
Nello squarcio impietoso
e caldo
sull’asfalto del cavalcavia
s’allacciano per mano
le nostre ombre
che non vogliono
scivolare sole
domani.

 

ROSARIO

Tra questi grani di rosario cerco la quiete
nelle notti insonni sparse
sulle lenzuola sfatte di capriole
tra pensieri come spine senza rose.

Rigiro il grano sotto le dita
nocciolo di legno o madreperla antica
come la prima radice del mondo
o ventre valva di mare,
àncora di lunga catena
avemaria meccanica
unico sussurro che deflagra
all’alba di un tempo di maggio
quando la parola di Dio mi è sorda.

E avvolto a spire nella mia mano,
al polso di mio padre nell’ultimo letto,
leggero si fa ogni pensiero,
leggera anche la croce.

 

SECONDA PELLE

Dovevo amarti
oltre la soglia del pudore
per l’argento tintinnante del tuo saluto
il sorriso largo all’approssimarsi della mia ombra
quando i tuoi occhi vagavano sul soffitto
e il pensiero nel perimetro ristretto di un lenzuolo.

Nell’intervallo del nostro attimo
troppe corse centrifughe e distratte
a toccare angoli di vita inutili
a disperdere da una tasca bucata
i pochi diamanti avuti in eredità.

Poi qualcuno si resetta
una radice spiccata di netto,
ferita che piano si tampona,
cicatrice che quasi non fa più male.

Restano immagini spillate addosso
post-it e foglie cadenti
sul nostro calendario sdrucito
e certe date cerchiate
e altre incise con un maglio
geografia di tatuaggi
per una seconda pelle

Poesie tratte da. Troppe nebbie (poesie dal 2001 al 2012), Edizioni Il Saggio, 2019

Carla Sautto Malfatto
Carla Sautto Malfatto è nata a Ferrara nel 1954. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la poesia, la narrativa, la pittura e la grafica, tra cui la Targa d’Argento della Presidenza della Camera dei Deputati, la Medaglia del Senato, il Premio Consiglio dei Ministri, il Premio Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Medaglia del Pontefice Francesco I, il Premio Unesco, il Premio Terme di Salsomaggiore per la pittura 2002. Ha pubblicato Farfalle Scorpioni  (racconti) e Troppe nebbie (poesie), contenenti molti testi premiati. Collabora a riviste di cultura anche online, è membro di giuria in concorsi letterari e artistici, le sue opere d’arte fanno parte di raccolte pubbliche e private. E’ impegnata nel volontariato fornendo materiale e insegnamento artistico in scuole, pediatria oncologica, corsi per disabili psichici.

Dal 6 al 18 luglio  Parole a capo, la rubrica di poesia di Ferraraitalia, esce ogni mattina durante tutta la settimana.
Per leggere tutte le puntate e tutti i poeti di ‘Parole a capo’ clicca [Qui]
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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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