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“Non esiste un vascello veloce come un libro, per portarci in terre lontane, né corsieri come una pagina, di poesia che si impenna – questa traversata può farla anche il povero senza oppressione di pedaggio – tanto è frugale il carro dell’anima.”
(Emily Dickinson)

1

dispari
esploro
anche i minimi spazi
di questa casa

– uno –

2

– due –

uno e poi uno
non
darmi la mano
ricorda la distanza noi
la colmiamo con le parole che
sole
sanno
toccare più che mai

fattene accarezzare la pelle come fossero pelle
sulle guance
la fronte
il collo e poi la nuca e dietro – senza vederle – senti ancora più netti i suoni uno poi uno poi
la schiena
i polpacci i piedi
un bacio

non guance o fronte
non labbra è

una parola – bacio –

posso rabbrividire
senza contatto

e il tuo parlare è
fatto della sostanza della
parola mano
che tu appoggi
piano sulla parola
capo

ecco distanti
ma non per le parole

3

– tre –

isole chiuse dentro i nostri contorni
battiamo il passo su piccole porzioni
della casa

la prima notte del silenzio – del domani in forse – del respiro interrotto – degli occhi incespicanti –

tutto un sobbalzo – il tempo
rompe le pendole – metallo legno
sconquassi senza rumore –
ruba le biciclette –
i quadri –
fa falò nel cortile di tutti i libri –
dove anche la foto a segna pagina
incenerisce scialba i colori dei volti –

a noi

lontani dentro un letto largo troppo la primavera chiude in
un letargo la notte – questa notte –
lascia così senza riposo

tutto ci accade di soppiatto
scene perfette dentro gli occhi chiusi – spalancati poi senza preavviso

nottata – persa – passa –
è già passata dici

lo specchio – ora
tutti si torna nelle proprie sagome ad abitare – dentro i vestiti – i propri umori

segno
ricomincio da un punto con la matita percorro
fogli che
paiono immensi

e se va bene il tempo ricomincia ancora ed è fluido come il gocciolare continuo degli orologi

ritrovati intatti

4

– ed è prima la voce

 che attraversa la porta
e poi le gambe
e il corpo “come
succhiato fuori a fatica”
e gambe e piedi
mi muovono disordinatamente
giù

dalle rampe
una forza centrifuga
mi butta a pezzi verso il muro
“meccanismo espulsivo”

e sono fuori

e ognuno di quei frammenti
non è corsa in discesa
ma stare attaccati al dentro
“la lotta interno – esterno è tutta lì
sulle scale”

Lucia Boni ha coltivato una formazione artistica (conseguendo i titoli all’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” di Ferrara e di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna) e la passione per la parola con gli studi di Logopedia presso l’Università di Padova. Dal 1982 al 2015 ha svolto la sua attività presso il “Laboratorio delle Arti” dell’Istituzione Servizi Educativi e Scolastici del Comune di Ferrara, progettando ed organizzando situazioni educative finalizzate a sensibilizzare ai linguaggi artistici ed espressivi. Nel suo lavoro ha collaborato con altri Enti ed Istituzioni come il Teatro Ragazzi del Comunale di Ferrara e con la Direzione della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea. Con il Centro di Documentazione Raccontinfanzia ha curato diverse pubblicazioni didattiche tra cui: Porta sulla Torta, Creta. Terra in movimento e le più recenti Parole in un vaso. Il teatro e le arti visive nella scuola, La Visita attiva. Un incontro con l’arte, Incontro con l’arte. Un passo che vede e che sente.  

Dal 2000 collabora alla Direzione Artistica della Galleria “del Carbone” per l’associazione culturale Accademia “Città di Ferrara”.

Ha pubblicato: “Imbuti di Cristallo” – Ferrara, La Carmelina Edizioni, 2009; “Pensieri di cioccolato e menta” – Ferrara, di Ideagramma, 2010; “noci & bauli” – Ferrara, La Carmelina Edizioni, 2014 (Primo Premio Narrativa al X Concorso Niccolini 2015); “Lembi e le sette chiese” – Ferrara, La Carmelina Edizioni, 2016; “Custode di dune” – Udine, Campanotto Editore, 2018; “Imbuti di Cristallo” – 2 ^ edizione ampliata – Ferrara, La Carmelina Edizioni, 2021. Suoi testi di poesia e prosa sono stati pubblicati su antologie, raccolte e riviste di letteratura.

La rubrica di poesia Parole a capo esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. 
Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]
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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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