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“La poesia è essere, non fare.”
(E. E. Cummings)

La poesia per tutti

Sogno una poesia
che per tutti sia
come un chiaro messaggio
che infonde coraggio,
che sia come una carezza,
un’ancora di salvezza,
una luce accesa,
una lieta sorpresa,
non un testo contorto
ma gioia e conforto,
che sia pure un tuono,
se riconosci il suono.
Sogno una poesia
che sia semplice e buona
come profumo di pane,
che piace sempre,
anche se non hai fame.
E allora, cari poeti,
sappiate che la Poesia
aspetta ed è paziente,
non corre a riempire i fogli
come per un bisogno urgente
e – attenzione! –
ricordate ogni tanto
che la Poesia nasce soltanto
dall’Ispirazione!

 

Poesia

Se non sai cos’è la poesia,
immagina d’esser sordo
e udire scendere
dal cielo un accordo…
immagina d’esser cieco
e vedere accendersi
il fuoco del tramonto…
immagina d’esser muto
e poter dire:
tu piccola stella
risplendi, tremando
d’infinito…

 

Ho visto un uomo…

Ho visto un uomo
con un buco nella scarpa
Il vestito mostrava
il lungo sfregamento
contro il tempo
Si è avvicinato al banco
dei liquori
la vodka nei suoi occhi
sgorgava dalla roccia
saltellava allegra
tra i ciottoli
la fissava pensando
com’è fresca
com’è limpida
peccato…
Mansueto mi ha sorriso
e se n’è andato
come Adamo –
cacciato dal paradiso
Ho visto un uomo
con un buco nella scarpa.

 

80 anni fa…

Forse sono nato con la camicia, forse…
di certo so che avevo occhi
di un azzurro inquieto –
come disse mia madre –
mani destinate a scrivere
e a dipingere,
orecchie sensibili
a parole e suoni…

Ora sono qui
in una camera d’ospedale,
con un orecchio sordo
che cercano di riparare,
e mi giungono ovattate
le parole del medico di turno:
“Come sente, signor Paolo?”
“Sento un fruscio di bosco,
ma non gli uccelli,
sento la brezza marina
ma non il grido dei gabbiani,
sento il mormorio del mare
ma non il fragore delle onde.
“Beh, lei può dirsi ancora fortunato” –
afferma il dottore.

Fuori della finestra
le nuvole scorrono pigre,
al cielo grigio
fa da tappeto
un bosco scuro,
guardo gli alberi
insolitamente immobili –
la quiete prima della tempesta?

 

Quando a volte esco da me stesso

Quando a volte esco da me stesso
mi siedo all’ombra di un cipresso,
converso con gli alberi fratelli
e ascolto il coro degli uccelli,
come fosse di Bach una cantata
e in tal modo passo la giornata.
Intorno vola isterica una farfalla
che ora fugge e ora balla,
e il bombo tozzo e peloso
ronza e dei fiori è geloso.
Ma il momento più bello è quando
tutto cambia come per incanto
e la luce non è più così spavalda,
il sole cala e meno riscalda,
ma il cielo tutto a un tratto
tinge di rosso scarlatto.
Allora gli uccelli tornano ai nidi
e Bach ripone i suoi spartiti.
Io lascio il cipresso a malincuore
e torno là dove contano le ore.

Paolo Statuti è nato a Roma il 1 giugno 1936. Nel 1963 si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Nel 1975, presso la stessa Università, ha conseguito la laurea in lingua e letteratura russa ed altre lingue slave (allievo di Angelo Maria Ripellino). Dal 1963 al 1980 ha lavorato presso l’Alitalia, soggiornando anche all’estero. Nel 1982 ha debuttato in Polonia come poeta e nel 1985 come prosatore. Ha collaborato con molte riviste letterarie polacche e italiane, a cominciare dalla Fiera Letteraria nel 1971, e negli ultimi anni particolarmente con la rivista internazionale Poesia di Nicola Crocetti. Nel 1987 sono usciti in Italia due libri di favole: “Il principe-albero” e “Gocce di fantasia” (Ed. Effelle di Marino Fabbri, Roma). Una scelta di queste favole è stata pubblicata anche in Polonia con il titolo “L’albero che era un principe” “Drzewo, które było księciem”, (Ed. Nasza Księgarnia, Warszawa, 1989). Nel 2016 è uscita in Italia la raccolta di sue poesie La stella errante, con la prefazione di Nazario Pardini (Ed. GSE, Roma). Nel 1990 ha ricevuto il premio annuale della Associazione di Cultura Europea – Sezione Polacca, per i meriti conseguiti nella divulgazione della cultura polacca in Italia. Negli anni 1991-1997 ha insegnato la lingua italiana presso il liceo statale “J. Dąbrowski”di Varsavia. A gennaio del 2012 ha creato un suo blog: musashop.wordpress.com (“Un’anima e tre ali”), dedicato a poesia, musica e pittura, dove figurano, tra l’altro, molte versioni di poesia polacca, russa e inglese. Negli ultimi anni sono uscite in Italia nella sua versione raccolte di poesie polacche di: Maria Pawlikowska-Jasnorzewska, Anna Kamieńska, Małgorzata Hillar, Halina Poświatowska, Anna Świrszczyńska, Urszula Kozioł, Ewa Lipska, Konstanty, Ildefons Gałczyński, Marek Baterowicz e Tadeusz Różewicz; e di poesie russe, tra le quali segnalare in particolare: “32 poesie” (Ed. CFR, 2014) e “Ruslan e Ljudmila” (Ed. GSE, 2019) di Aleksandr Puškin, “Il demone” (Ed. GSE, 2016) e “Poemi e poesie” (Ed GSE, 2019) di Michail Lermontov, “30 poesie” (Ed. CFR, 2014) di Boris Pasternak e “30 poesie” (Ed. CFR, 2014) di Osip Mandel’štam. Per la GSE nel 2020 ha tradotto e pubblicato per la prima volta in Italia dal polacco “10 ballate” di Adam Mickiewicz e nel 2021 dal ceco le ballate “Kytice” di Karel Jaromìr Erben con il titolo “Un mazzetto di leggende”, anche esse come prima traduzione italiana. Pratica anche la pittura (olio e pastello) ed ha al suo attivo 9 mostre personali in Polonia, dove risiede da molti anni. A dicembre del 2021 è uscita “Camminare sull’acqua”, un’antologia della poetessa russa Julia Pikalova, da lui tradotta ed edita da Edizioni Giuseppe Laterza.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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