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Da ufficio stampa regione Emilia-Romagna

Tre le linee di intervento. Gli assessori Patrizio Bianchi e Palma Costi: “Un insieme integrato di azioni negli ambiti dell’istruzione e della formazione, del lavoro e della creazione d’impresa, dell’innovazione sociale”

Bologna – La Regione Emilia-Romagna promuove, all’interno del Patto per il Lavoro sottoscritto con le parti sociali nel luglio 2015, il “Patto per i Giovani”, per condividere una strategia di sviluppo orientata a creare opportunità ampie e diversificate per le giovani generazioni, sostenendoli nella ricerca di esperienze di lavoro di qualità, accompagnandoli nell’avvio di progetti imprenditoriali e di lavoro autonomo, agevolando esperienze formative anche all’estero, costruendo percorsi di protagonismo giovanile e di partecipazione, incentivandoli a costruire il proprio futuro in Emilia Romagna.
Con l’incontro di questa mattina in Regione prende il via il cantiere sui giovani, obiettivo fortemente condiviso da tutti i firmatari del Patto, presenti oggi in viale Aldo Moro a Bologna: sindacati, imprese, enti locali, università, associazioni del Terzo settore. Tre le linee di intervento proposte dalla Regione e su cui ora si dovrà lavorare insieme: istruzione, formazione e placement; creazione d’impresa, lavoro autonomo e spazi condivisi; partecipazione e cittadinanza attiva, cultura e creatività.
“La Regione delle opportunità, questo il nostro obiettivo, insieme ai soggetti del Patto per il Lavoro, perché ogni giovane possa trovare nella nostra regione lo spazio per crescere e per costruire il proprio futuro”, ha detto l’assessore regionale al Lavoro Patrizio Bianchi.
“Un insieme integrato di azioni- ha aggiunto l’assessore alle Attività produttive, Palma Costi- con l’obiettivo di fare evolvere le proprie politiche in stretta connessione con le esigenze e le progettualità delle giovani generazioni considerando prioritariamente gli ambiti dell’istruzione, del lavoro e della creazione d’impresa, dell’innovazione sociale, dei territori e delle città, in un’ottica di inclusione e di piena integrazione”.

I giovani in Emilia-Romagna
A inizio 2017, sono 844mila le persone tra i 15-34 anni, il 18,9% della popolazione regionale. In una regione in cui nel 2017, per il quarto anno consecutivo, si conferma la tendenza all’incremento dell’occupazione e le dinamiche del mercato del lavoro (la disoccupazione è scesa dal 9% di inizio legislatura, a gennaio 2015, al 6,4% di fine 2017) si sono sviluppate in un contesto di significativa crescita del PIL regionale, migliorano anche i tassi di istruzione e gli indicatori del mercato del lavoro tra i giovani residenti in Emilia-Romagna.
I giovani emiliano-romagnoli evidenziano in media livelli di scolarizzazione in crescita e spesso al di sopra della media italiana, anche se non ancora ai livelli europei. Cala l’abbandono scolastico (cioè i giovani tra i 18 e i 24 anni con al più la licenza media che non frequenta corsi scolastici o svolge attività formative): in regione è all’11,3% (era al 15,1% nel 2008) mentre la media italiana è al 15,1.
Nel 2016 i giovani di 30-34 anni con istruzione terziaria sono il 29,6% (era al 22% nel 2008), un dato superiore alla media nazionale (26,2%) e a quella del Nord Est (28,9%). Le donne risultano mediamente più istruite degli uomini: nel 2016 a fronte di una quota di giovani laureati del 24,1%, le donne con istruzione terziaria rappresentano il 35,1%.
I tassi di disoccupazione giovanili, cresciuti in modo significativo negli anni della crisi, dal 2015 risultano in calo in Emilia-Romagna con riferimento a tutte le classi di età. Nel 2017 su 29.090 posizioni di lavoro dipendente create in regione, 11.035 hanno riguardato giovani under 30 (il 37,9% del totale). Rispetto al 2016 sono in netta accelerazione.

Le tre linee di intervento della Regione
Per quanto riguarda la prima, istruzione, formazione e placement, gli ambiti da sviluppare sono formazione secondaria superiore, Formazione post diploma e formazione terziaria, Alte competenze, ricerca, Placement per giovani laureati, il rientro dei giovani che lavorano all’estero e i corsi professionalizzanti.
Nell’ambito della creazione d’impresa, lavoro autonomo, spazi condivisi si lavorerà sugli strumenti per la creazione d’impresa, la rete dei luoghi di aggregazione (spazi, coworking, fablab), i servizi integrati presenti nella rete degli Informagiovani, l’Associazione Giovani Artisti Emilia-Romagna e il sostegno al primo insediamento dei giovani agricoltori.
Per la partecipazione e la cittadinanza attiva, cultura e creatività si pensa al sistema YoungERcard, agli spazi di condivisione dentro le residenze universitarie ER.GO, agli spazi di aggregazione giovanile, laboratori aperti e rigenerazione urbana, agli ammortizzatori per giovani creativi, al servizio civile, associazionismo e terzo settore, ma anche al contributo per le giovani coppie. /BM

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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