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Da: Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico

Premesso che dal 2010 l’Urban Center del Comune di Ferrara è un servizio pubblico a supporto delle iniziative di partecipazione civica locali; in particolare grazie ai progetti Ferrara Mia e Officina dei Saperi, finanziati attraverso i bandi della L.R. n. 3/2010 dedicata alla Partecipazione, è stato possibile attivare una ridefinizione del Regolamento comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni, inerente l’uso degli spazi pubblici con la finalità di promuovere le pratiche locali di cittadinanza attiva; a seguito di questa ridefinizione, decine di singole persone e gruppi informali di cittadini hanno deciso di prendersi cura di spazi pubblici, sottoscrivendo un apposito Patto con l’Amministrazione comunale.

Considerato che il 29 Novembre 2018 si è costituita la Rete Civica dell’Urban Center di Ferrara e il 14 maggio 2019 nei locali dell’Urban center, allo scadere del loro mandato ex art. 90, le due coordinatrici hanno sostenuto la nascita di una rete informale di cittadini: singoli e associati, realtà formali e informali, uniti per lo sviluppo di forme di democrazia partecipativa denominata “Laerte”; nelle linee di mandato del sindaco Fabbri si legge che ai fini della redazione del Piano strategico Ferrara 2040 l’Urban Center deve “diventare il cuore pulsante dell’esperienza della pianificazione strategica” e che “Un rinnovato Urban Center, ad alta riconoscibilità e ad alto valore identitario, sarà fondamentale per la buona riuscita del percorso di pianificazione strategica e per la concretizzazione delle azioni previste dal Piano”; dal 1 gennaio 2020 sarà effettiva la ridefinizione di uffici e servizi comunali in coerenza con quanto previsto dalle modifiche approvate dalla Giunta comunale il 1 ottobre 2019.

Rilevato che in occasione della Commissione consigliare informativa sulla riorganizzazione della macrostruttura comunale del 30 ottobre 2019, a domanda precisa del Consigliere Colaiacovo in merito al futuro dell’Urban Center dopo la preoccupazione manifestata anche dagli organi di stampa rispetto alla situazione di stasi dell’ufficio, il cui sito web da maggio non riporta alcun tipo di attività, l’Assessore al Personale Travagli, rassicurava i commissari rispetto alla volontà della Giunta di mantenere l’organico in essere, composto dalla Dott.ssa Fava, già Responsabile dei processi partecipativi di è Ferrara Urban Center, e dalla dott.ssa Cambi; la dott.ssa Fava dal 18 novembre è stata destinata con un ordine di servizio del Dirigente al Personale alle «relazioni istituzionali e al supporto delle attività gestionali di Ferrara Arte, Ferrara Musica e Teatro Comunale».

Si chiede al Sindaco e all’Assessore competente come si intenda riorganizzare l’Urban Center, al momento costituito da una sola figura professionale, per realizzare quanto contenuto nelle linee di mandato; come si intenda proseguire con le attività previste dai Patti sottoscritti dai cittadini che si prendono cura di spazi pubblici e quali relazioni si intendano avviare con la Rete informale denominata Laerte; per quale motivo si sia provveduto allo spostamento della dott.ssa Fava senza attendere il 1 gennaio 2020, data in cui partirà la ridefinizione della macrostruttura organizzativa comunale; per quale motivo la dott.ssa Fava sia stata assegnata in staff al direttore generale, quando nella nuova macrostruttura le Fondazioni suddette risultano inserite nel Settore cultura e turismo; se si siano previste procedure di selezione interna per l’individuazione della persona da attribuire all’ufficio, in coerenza con quanto previsto attraverso gli interpelli per la copertura delle posizioni dirigenziali e le posizioni organizzative; se la collocazione in tale ufficio sia preliminare all’affidamento dell’incarico di responsabile di unità organizzativa, previsto dalla riorganizzazione a far data dal 1 gennaio 2020.

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Riceviamo e pubblichiamo


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di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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