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Da: Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico

Premesso che ancora oggi sono numerosi i quartieri e le frazioni del Comune di Ferrara dove l’infrastruttura digitale risulta carente, creando gravi disservizi sia per i cittadini che per le attività economiche e di servizio; proprio per ridurre ed eliminare il digital divide tra i territori è in fase di attuazione il Piano Banda Ultra Larga (BUL) della Regione Emilia-Romagna che prevede, secondo gli obiettivi condivisi con l’iniziativa Europa 2020, di rendere disponibile entro il 2020 connettività internet con una velocità di almeno 30Mbps al 100% della sua popolazione e una velocità a 100Mbps per almeno l’85% della popolazione regionale.

Considerato che dall’inizio del 2018 la ditta Open Fiber, anche grazie a una apposita Convenzione siglata con il Comune di Ferrara, ha avviato numerosi cantieri per portare la Banda Ultra Larga anche nel Comune di Ferrara; nella Convenzione siglata con il Comune di Ferrara nel 2018 era previsto che a cura e spese di Open Fiber venissero allacciati numerosi edifici e aree pubbliche in modo da garantire il libero accesso alla Banda Ultra Larga ai cittadini ferraresi; come comunicato da ultimo alla città nell’ambito dell’incontro pubblico che si è tenuto lo scorso 24 febbraio presso l’auditorium della Biblioteca Bassani, Open Fiber ha previsto per il Comune di Ferrara investimenti per oltre 17 milioni di euro destinati alle cosiddette “zone nere”, con l’obiettivo di raggiungere 52.000 unità abitative con 100 nuovi km di nuova fibra ottica; nello scorso febbraio erano stati posati già 62 km di fibra e raggiunte 24.600 unità immobiliari, e che era prevista l’ultimazione dei lavori per il mese di marzo 2020; per quanto riguarda le cosiddette “zone bianche” (che per il nostro Comune interessano le frazioni di Casaglia, Francolino, Codrea, Cona, Quartesana, Fossanova San Marco, Gaibana, Gaibanella, Sant’Egidio, Monestirolo, Marrara, San Bartolomeo in Bosco, Spinazzino) Open Fiber è risultata vincitrice della gara bandita da Infratel, con un investimento statale per il territorio di Ferrara stimato in 1,6 milioni di euro che consentirà di raggiungere circa 3.500 unità abitative in FTTH e circa altre 1.300 unità abitative in FWA; sempre nell’incontro dello scorso febbraio era stata programmata per questo lotto di interventi la conclusione della progettazione entro il primo semestre di quest’anno, l’inizio dei lavori per il terzo quadrimestre di quest’anno e la loro conclusione nel giugno del 2020; anche per il territorio comunale di Ferrara rimangono comunque alcune frazioni (le cosiddette “zone grigie”) che rischiano di non essere coperte né dagli interventi finanziati direttamente da Open Fiber né dall’investimento pubblico di Infratel, e che sempre nell’incontro dello scorso febbraio si era ipotizzato un ulteriore intervento di Open Fiber per evitare che in queste zone permanga, o peggio si allarghi, il digital divide con il resto della città.

Si richiede quindi al Sig. Sindaco quale sia lo stato di attuazione sia degli interventi che prevedono un investimento diretto di Open Fiber che degli interventi finanziati da Infratel; se siano confermate le tempistiche di conclusione degli interventi che erano state pubblicamente comunicato nello scorso febbraio; quali siano gli interventi e le azioni che l’Amministrazione Comunale abbia messo in atto in questi mesi sia per monitorare l’andamento degli investimenti previsto nelle “zone nere” e nelle “zone bianche”, e soprattutto quali siano gli interventi e le azioni per garantire l’accesso alla Banda Larga anche nelle “zone grigie” ad oggi escluse dagli investimenti e quindi più di altre a rischio di veder aumentare il digital divide e i disservizi.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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