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Da: Gruppo Partito Democratico

PREMESSO CHE:
• l’autostrada A13 è una delle più importanti infrastrutture viarie della nostra regione: lunga
oltre 116 chilometri, collega Padova a Bologna passando per Rovigo e Ferrara; rappresenta
il più importante asse infrastrutturale per il collegamento tra il nord-est e il centro-sud del
Paese; nelle vicinanze dei due estremi del percorso autostradale si trovano due tra i più
grandi interporti italiani, quelli di Bologna e di Padova, oltre a numerose aree artigianali e
commerciali;
• insieme ai benefici molti sono stati anche i disagi per le comunità locali, sia per
l’inquinamento e l’impatto ambientale non adeguatamente mitigato sia per l’assenza di una
adeguata connessione fuori dai caselli con la viabilità secondaria, sia per la mancanza di
infrastrutture a servizio dell’utenza debole quali gallerie per pedoni e ciclisti, oggi costretti
ad attraversare l’arteria autostradale attraverso innumerevoli cavalcavia;
• L’autostrada A13 era stata costruita quando ancora non c’era il grosso boom industriale del
nord est italiano e in Europa c’era ancora la cortina di ferro e i traffici con i paesi dell’est
europeo non avevano la portata che hanno raggiunto negli ultimi anni. I mezzi in transito tra
il Veneto e Ferrara-Bologna sono quindi decuplicati in pochi decenni ed ore le due corsie la
fanno sembrare più che un’autostrada, un’arteria a scorrimento veloce, che poi alla fine così
veloce non è, sia per le ripetute code da incidente che per l’impressionante mole di camion e
mezzi pesanti che vi transitano quotidianamente;
VISTO:
• l’imponente afflusso dei cosiddetti bisonti della strada, è stato posto un divieto di sorpasso
dei mezzi pesanti sul tratto più importante che collega l’Emilia e la zona Adriatica con il
nord est, per evitare l’alto tasso di incidentalità che negli anni scorsi aveva caratterizzato
l’A13. Pur vigendo per gli altri mezzi il limite di velocità dei 130 chilometri orari, è
comunque consigliabile tale massimale di velocità solo quando la strada lo consente e
soprattutto occorre rispettare la distanza di sicurezza che è spesso, insieme alla distrazione,
la principale causa degli incidenti e dei tamponamenti che si verificano sulla A13;
• che ai disagi più sopra citati in quasi 50 anni non è stata data adeguata risposta, ma anzi
questi si sono piuttosto accentuati a causa dell’aumento del traffico veicolare soprattutto in
corrispondenza dei tratti più urbanizzati;
RILEVATO CHE:
• solamente nel tratto da Bologna Arcoveggio a Ferrara sud, lungo circa 32 chilometri
Autostrade per l’Italia ha deciso l’ampliamento e che al ministero dell’ambiente è già in
corso la procedura di valutazione di impatto ambientale relativa al progetto di ampliamento
della terza corsia;
• L’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Raffaele Donini, ha dichiarato che
«entro il 2019 il progetto della costruzione della terza corsia tra Bologna Arcoveggio e
Ferrara Sud entrerà nella fase cantierabile;
• con tale intervento l’obiettivo dichiarato da Autostrade per l’Italia, nel progetto definitivo e
nello Studio d’Impatto Ambientale, è quello di “aumentare i livelli di servizi della tratta, con
benefici per gli utenti e la collettività in termini di costi del viaggio e sostenibilità
ambientale, per un complessivo miglioramento della qualità della vita sul territorio”;
RICONOSCIUTO CHE:
• tale intervento risulta opportuno e necessario per dare una adeguata risposta alla crescente
domanda di trasporto;
• i lavori devono attenuare l’impatto ambientale con adeguate opere di mitigazione acustiche
e ambientali oltre che adeguare i nodi stradali di adduzione alla rete autostradale;
• la terza corsia autostradale potrà rappresentare il vero shock economico della Città di
Ferrara che si trova in posizione strategica per il collegamento infrastrutturale e logistico
non solo per le nostre zone industriali e artigianali, ma anche per tutta la Romagna;
IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
• ad attivarsi presso Autostrade per l’Italia, la Regione Emilia Romagna e il Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti e in sede di conferenza dei servizi, affinché, l’opera venga
realizzata per tutta la tratta Padova-Bologna comprendendo le opere di mitigazione
ambientale e le opere complementari in entrata e uscita dai caselli.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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