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“Pensieri lenti e veloci”, era il titolo di un bel libro di Daniel Kahneman uscito nella versione italiana nel 2012. Oggetto dello studio, condotto per molti decenni dall’autore, e che gli è valso un premio Nobel per l’innovazione introdotta nella comprensione dei comportamenti economici e sociali, è il modo in cui prendiamo decisioni, in cui mettiamo in gioco la nostra parte emozionale e la nostra parte cognitiva per orientarci nella vita quotidiana.
Siamo abituati a pensare che, come esseri dotati di ragione, sappiamo valutare le situazioni che dobbiamo affrontare e scegliere l’alternativa migliore. In realtà non è sempre così: come Daniel Kahneman ha mostrato, siamo sempre esposti a condizionamenti che possono insidiare la capacità di giudicare lucidamente. La nostra mente, infatti, è caratterizzata da due processi di pensiero ben distinti: uno veloce e intuitivo e uno più lento, più logico e riflessivo. Il primo presiede l’attività cognitiva automatica, il secondo entra in azione quando dobbiamo svolgere compiti che richiedono concentrazione e autocontrollo.

In altre parole nella vita quotidiana sono per lo più i pensieri veloci a guidarci. La prevalenza del circuito veloce – quello guidato dalle emozioni – spiega perché possiamo fare errori, agire in modo troppo frettoloso, giudicare sulla base di stereotipi; spiega perché ci lasciamo così facilmente influenzare dalla pubblicità e dai messaggi politici, soprattutto da quelli che giocano di più sulle corde emozionali. I messaggi semplificati sono i più pericolosi: ci dicono meno, ma ci piacciono di più perché ci offrono interpretazioni chiare, ancorché false. Spesso la nostra mente preferisce la chiarezza di un’interpretazione alla verità in essa contenuta. Ricordo una folgorante gag di Paolo Guzzanti, che alcuni anni fa recitava: “la verità è dentro di te, peccato che è sbagliata!”
Può capitare: i pensieri lenti costano fatica, richiedono attenzione, riflessione e strumenti che non si improvvisano, strumenti che servono, appunto, a contrastare le emozioni e sottoporle a ragione.
Da queste considerazioni scaturiscono molte riflessioni, alcune riguardano la politica (che continua a sollecitare solo la nostra parte emozionale proprio perché è la più acritica), l’informazione (che dovrebbe alimentare capacità riflessiva), la scuola (che talvolta si dimentica di ricordare agli studenti che la conoscenza costa fatica e la gratificazione può venire solo da un duro lavoro individuale).

I pensieri lenti richiedono un’applicazione tenace, lenta appunto, in gran parte solitaria, anche se l’implementazione delle decisioni si giova di un lavoro di squadra ben integrato.
Allora evviva la notizia, letta proprio oggi sui quotidiani, che crescono le vendite dei libri di carta. Negli Stati Uniti si vendono più copie, resistono i piccoli negozi e in Italia cresce l’editoria per ragazzi. Nessuna nostalgia per un mondo antico ordinato e chiuso. Internet svolge uno straordinario ruolo nell’informazione, ma sono soprattutto i giornali che mantengono serie firme di analisti a offrire straordinarie finestre per capire dove va il mondo. Le pagine migliori, per essere fruite davvero, richiedono però competenze e capacità che non si improvvisano, devono essere coltivate.

Maura Franchi è laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei consumi presso il Dipartimento di Economia. Studia le scelte di consumo e i mutamenti sociali indotti dalla rete nello spazio pubblico e nella vita quotidiana.
maura.franchi@gmail.com

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Maura Franchi

È laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del Prodotto Tipico. Tra i temi di ricerca: le dinamiche della scelta, i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
direttore responsabile


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