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Da: Forza Italia Ferrara

Ritengo sia giusto porgere i complimenti all’Amministrazione Comunale, in particolare all’Assessore Aldo Modonesi, per il completamento dei lavori allo stadio comunale Paolo Mazza, nei tempi previsti,senza far disputare alla Spal ulteriori partite lontano da casa. A questo si aggiunge un doveroso grazie alla famiglia Colombarini che continua a investire denaro sulla città.
Personalmente tiro un sospiro di sollievo pensando che, in concomitanza con la corsa contro il tempo e un cantiere tanto impegnativo, non ci sono stati incidenti alle persone che vi hanno preso parte.
Ritengo sia giusto riconoscere pure le condizioni di disagio a carico dei residenti delle zone limitrofe allo stadio, sopportando rumori e le fortissime limitazioni a tutte le ore del giorno e della notte.
Nel conto complessivo, purtroppo, ci sonoanche gli alberi, alcuni abbattuti nelle fasi di ampliamento iniziale, altri potati in maniera selvaggia lungo via Vittorio Veneto, a cui molti non riescono a dare una logica.
Bisogna poi ammettere – soprattutto in riferimento ai cittadini che non amano il calcio – che i tempi ultra-veloci con cui si è proceduto per lo stadio possano far imbufalire perle attesebibliche per vedere il compimento di altre opere pubbliche o per ottenere pratiche ad uso privato. Speriamo che ciò sia ad esempio per migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, assumendo lo stadiocome esempio virtuoso.
Al di là dell’enorme soddisfazione per tutti i tifosi spallini, ritengo che oraoccorraandare incontroai residenti in funzione dei prossimi disagi che si somma alla nota carenza di sicurezza del quartiere nelle giornate senza calcio.
In occasione delle partite serve maggiore comunicazione preventiva verso i cittadini in ordine alle limitazioni al traffico, in secondo una maggiore fluidità in entrata e uscita dei residenti (in zona ci sono numerosi medici di guardia durante gli orari degli incontri) senza tenere in ostaggio migliaia di famiglie. Dal punto di vista del decoro del quartiere, inoltre, sarebbe cosa utile che i blocchi di cemento che delimitino le zone di prefiltraggio siano rimossi nelle giornate in cui non sono disputati i match.
In ultimo, ma non per importanza,auspichiamo che lo stadio diventi un presidio di vivibilità del quartiere ben più che un giorno ogni due settimane. Si è sempre parlato della ricetta di combattere lo spaccio e il degrado tramite gli eventi, mi auguroche attorno a uno stadio moderno e funzionale possano ruotare servizi e iniziative extra-sportive tali da consentire la rinascita del quartiere Giardino. Come forza di opposizione siamo disponibili a confrontarcisulle ipotesi percorribili.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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