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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto hanno chiesto al Governo, consegnando un documento comune, un attento monitoraggio della vicenda Eni Versalis in una logica di rilancio e sviluppo di piano industriale, investimenti e occupazione. Ribadita l’importanza strategica del settore petrolchimico del quadrilatero Padano – Ravenna, Ferrara, Mantova e Venezia – per la competitività di tutto il sistema manifatturiero italiano

Un attento monitoraggio degli sviluppi della vicenda Eni-Versalis valutandolo in una logica di rilancio e sviluppo di piano industriale, investimenti e occupazione nonché per il rafforzamento della competitività e della sostenibilità della chimica in Italia strategica non solo per il manifatturiero italiano, ma per tutte le altre produzioni. È questo quanto chiesto al Governo in un documento congiunto su Eni Versalis delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto in difesa dell‘industria chimica nel quadrilatero padano di Venezia, Ferrara, Mantova e Ravenna. Il documento è stato consegnato questa mattina al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi dagli assessori regionali Palma Costi (attività produttive dell’Emilia-Romagna) Elena Donazzan (istruzione e formazione al lavoro del Veneto) e Mauro Parolini (sviluppo economico della Lombardia) durante un incontro, con le Regioni italiane, dove si è fatto il punto sul settore petrolifero in Italia alla presenza anche di Eni.
Il documento consegnato poggia sulla “strategicità del settore petrolchimico per l’intero sistema Paese e di conseguenza necessità di salvaguardare la competitività delle produzioni petrolchimiche italiane, a partire dai poli di Venezia, Ferrara, Mantova e Ravenna”. Per questo risulta indispensabile assicurare: “il mantenimento del cracking di Marghera e la conseguente realizzazione degli investimenti di efficientamento necessari di adeguamento e manutenzione dell’impianto in modo da poter rinnovare l’autorizzazione in scadenza nei prossimi anni; la realizzazione degli investimenti di 1,2 miliardi negli impianti del quadrilatero padano già programmati da Eni e riconfermati anche oggi, assolutamente necessari per lo sviluppo delle potenzialità del mercato e i tempi brevi di realizzazione degli stessi. l’eventuale cessione di quote di Eni-Versalis deve inoltre essere rivolta ad un partner già inserito nel mercato, con impianti in funzione distribuiti nei paesi del mondo, che sia in grado di proiettare la petrolchimica italiana nella competizione dei grandi produttori globali e disposto ad investire e sviluppare forti investimenti a sostegno della ricerca e dell’innovazione, e occupazione come già indicato nella risoluzione dell’On. Martella, approvata dalla X Commissione della Camera”.
«Quello chimico è un settore strategico in Italia che – ha precisato l’assessore Palma Costi illustrando la posizione delle Regioni del quadrilatero petrolchimico padano – necessita di rilancio: non è possibile portarlo fuori dai confini nazionali. Questa posizione l’abbiamo condivisa assieme tra le nostre regioni e l’abbiamo affidata al ministro Guidi affinché ne tenga conto nel percorso decisionale che si è avviato sul futuro di Eni Versalis. Salvaguardare la filiera è fondamentale, e per farlo occorre rilanciarla. Per questo sono importanti gli investimenti sui poli chimici di Ferrara e Ravenna. In Italia la chimica, con i suoi prodotti, non è un mercato finito. Anzi il nostro Paese oggi è un forte importatore di prodotti chimici. Le Regioni stanno sostenendo tutti investimenti nel comparto della chimica verde: ma quest’ultima non è in grado, ad oggi, di sostituire la chimica tradizionale». Sulla ipotesi della vendita di Versalis da parte di Eni l’assessore Costi ha aggiunto che: «tra le ipotesi in campo, occorre valutare se i fondi del super piano industriale della Cassa depositi e prestiti possano essere strategici per rilanciare il settore, per completare gli investimenti, assicurare i lavoratori ed eventualmente accompagnare versalis in un percorso di rilancio».
«Positiva la risposta del ministro – ha aggiunto Costi – che ha ribadito che l’Italia non può perdere né la chimica tradizionale né la chimica verde. Oggi sono stati condivisi coi territori i passaggi del piano, che vanno valorizzati e rivisti ma che devono necessariamente portare al mantenimento e lo sviluppo della chimica e pertanto l’obiettivo del ministro è lavorare per le prospettive del settore sui prossimi 20 anni».
Il settore, in Italia, è composto da 2800 imprese chimiche il cui valore ammonta a circa 52 miliardi di euro che generano occupazione diretta per circa 109 mila unità e occupazione per oltre 350 mila unità.
Lo sviluppo della chimica tradizionale grazie ai necessari ed importanti investimenti in ricerca, rappresenta una leva per lo sviluppo e la progressiva crescita anche della chimica verde. Chimica tradizionale e chimica verde vanno infatti mantenute e sviluppate, in una logica non di competizione ma di complementarietà e sostenibilità reciproca fino a quando si avrà l’idea dei reali spazi di sostituzione dei materiali attuali e quali saranno praticabili o meno. Nel 2013, il consumo di plastiche di origine vegetale è stato in Europa pari a circa 300 mila tonnellate, inferiore all’1% rispetto a quello delle plastiche tradizionali (46,3 milioni di tonnellate) e concentrato essenzialmente nel settore dei sacchetti di plastica. Considerato l’enorme quantità di prodotti finiti ottenibili dalla petrolchimica, plastiche, film, fibre, gomme, e le prestazioni richieste a questi prodotti dal mercato, nella stragrande maggioranza dei casi, a oggi, non ne sarebbe possibile la produzione utilizzando solo plastica di origine vegetale.
Le Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto sono impegnate nel sostegno e nella promozione dello sviluppo di investimenti negli innovativi ambiti della chimica verde, promuovono e sostengono le attività del Cluster Chimica verde, denominato Spring, attraverso un apposito accordo di programma sottoscritto in data 12 maggio 2015 insieme ad altre regioni e volto al rilancio della chimica in contesto di sostenibilità ambientale sociale ed economico.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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