Skip to main content

da: ufficio stampa SBArcheo

Il 16, 22, 23 e 29 agosto, quattro visite guidate per illustrare gli ultimi 15 anni di ricerche sistematiche effettuate dalla Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna e dall’ Associazione Archeologica Pandora nel sito Tardoantico e Altomedievale della Piana di San Martino, in comune di Pianello Val Tidone (PC)

domenica 16 agosto 2015, ore 16
Dal bosco allo scavo: storia dello scavo della Piana di San Martino
con Elena Grossetti (Ispettore Onorario) e Giacomo Bengalli (Associazione Pandora)

sabato 22 agosto 2015, ore 16
Uno scavo ecosostenibile: modalità di intervento alla Piana di San Martino
con Antonio Gallo e Fausto Cossu (Associazione Pandora)

domenica 23 agosto 2015, ore 16
L’Associazione Archeologica Pandora si prende cura del sito archeologico della Piana di San Martino
con Gianluca Spina e Vincenzo Cavanna (Associazione Pandora)

sabato 29 agosto 2015, ore 10,30
Visita allo scavo della Piana di San Martino: i nuovi rinvenimenti
con Roberta Conversi (Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna)

Ritrovo mezzora prima delle visite guidate davanti al Museo Archeologico della Val Tidone in Piazza Mensi (lato est della Rocca) a Pianello Val Tidone (PC)

Data l’ubicazione del sito, raccomandiamo scarpe da trekking e abbigliamento comodo
In caso di maltempo le visite guidate sono annullate

info associazionepandora@virgilio.it

La Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna e l’Associazione Archeologica Pandora conducono dal 1991 delle campagne di ricerca archeologica nel sito della Piana di San Martino (Pianello Val Tidone, PC). Poiché gli scavi hanno trovato da subito materiali protostorici e resti di edifici e sepolture tardoantiche, a partire dal 2000 le indagini sono diventate sistematiche ed estensive. Ciò ha consentito di definire due periodi di frequentazione del sito: una prima fase riconducibile all’epoca pre-protostorica, con testimonianze databili a tutta l’età del Bronzo e alla seconda età del Ferro, e una seconda fase iniziata in età tardoantica e durata per tutto il Medioevo.
Il sito della Piana di S. Martino è un insediamento complesso, ubicato su un pianoro difeso da ripidi pendii a circa 512 metri di altitudine s.l.m., in cui l’intervento umano ha completato con strutture lignee il naturale sistema di difesa, come documentano le numerose buche di palo ricavate nella roccia lungo tutto il perimetro dell’insediamento, rilevate nella campagna di ricognizione del 2012 e di cui è allo studio l’impianto e l’evoluzione.
Le campagne di scavo hanno portato in luce un sito pluristratificato, caratterizzato dalla presenza di notevoli strutture. Le prime testimonianze antropiche attestano un insediamento del Bronzo Finale che persiste fino all’età del Ferro. Le tracce di frequentazione cessano fino all’età tardo-antica quando il sito viene nuovamente occupato, sviluppandosi poi con continuità per tutto il medioevo e, limitatamente all’edificio di culto, fino al XVII secolo
È proprio in età tardoantica (V-VI sec. d.C.) che l’impianto si sviluppa come insediamento fortificato d’altura a cui possiamo ascrivere importanti strutture come una cisterna a due vani ricoperti d’intonaco.
Nel sito sono stati finora individuati un settore abitativo (di cui sono stati messi in luce due ambienti, un forno e una grande cisterna) e un’area religiosa con una necropoli e una chiesa aperta al culto fino ad epoca rinascimentale. Sono state documentate diverse fasi di frequentazione, tra cui una gota e una longobarda, quest’ultima attestata da materiali quali coltelli con codolo a ricciolo, elementi di cintura sagomati e frammenti di olle in ceramica comune con decorazione a onda.
Nel 2006, dagli strati da cui provengono i materiali di età longobarda, sono venuti in luce quattro pesi monetari bizantini di ottima fattura (molto ravvicinati, forse in origine conservati in un contenitore in materiale organico) a cui ne va aggiunto un altro rinvenuto nel terreno scivolato lungo il pendio del pianoro. Si tratta di un peso con lettere “N S” sormontate da croce greca (da 6 nomismata), uno con lettera “N” sormontata da un piccolo cerchio (da 1 nomisma), uno con numerale graffito “IB” (da ½ di nomisma), e uno con numerale graffito “S” (da 1/4 di nomisma).
È un ritrovamento di grande rilievo per quest’area perché rivela, con gli altri manufatti altomedievali rinvenuti, i contatti del sito con il mondo bizantino e longobardo. Inoltre, la corrispondenza del valore monetale presuppone un’ampia circolazione di denaro nel luogo del ritrovamento, il che fa pensare che possano essere stati affidati per la conservazione alla chiesa lì presente, come nel caso di S. Giusto di Canosa, dove il luogo di deposito ha assunto anche la funzione di centro di riscossione per il potere civile.
La campagna di scavo 2011 ha messo in luce una parete absidata della chiesa originariamente intitolata a San Giorgio, attorno alla quale erano disposte alcune tombe prive di corredo probabilmente appartenenti alla fase edilizia più antica della chiesa. Il contesto stratigrafico pare mettere in relazione le tombe con la fase longobarda del sito, attestata anche da una capanna costruita sulle spoglie di un edificio del periodo tardo-antico, che ha restituito diversi attrezzi ed armi, interi e frammentari, anche di età longobarda, tra cui un’ascia barbuta. Questa capanna è stata interpretata come il laboratorio di un fabbro vista la presenza di un crogiuolo, scorie e altri oggetti rotti e lacunosi, raccolti forse per essere usati per la fusione di nuovi attrezzi. L’area dell’apprestamento artigianale è stata oggetto di indagine nelle campagne di scavo 2013-2015 che hanno portato in luce altri strumenti da lavoro in ferro e un calice in vetro assai simili a quelli trovati nelle tombe longobarde di fine VI-inizio VII secolo, a Spilamberto e nella tomba di cavaliere di Borgo d’Ale.
Degno di segnalazione è anche il ritrovamento in situ di diversi laterizi con il segno a cappio, in uno strato di crollo con tracce d’incendio: i frammenti, decorati a crudo, riportano lo stesso motivo decorativo attestato in quelli della tomba 40 ritrovata a Travo S. Andrea e in quelli conservati a Bobbio.
La campagna di scavo di quest’anno (8 agosto – 3 settembre 2015) si sta concentrando sugli strati d’età altomedievale nel settore già indagato dalle campagne precedenti dove era stata individuata la capanna con materiali altomedievali. Le indagini, effettuate sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, sono condotte sul campo dai volontari dell’Associazione Archeologica Pandora, di cui fa parte anche Elena Grossetti, già ispettore onorario per l’archeologia.
L’attività congiunta della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna e dei volontari dell’Associazione Archeologica Pandora sta dunque garantendo la tutela e la conoscenza di un sito di grande rilevanza sia per la comprensione delle fasi tardo-antiche e altomedievali dell’area dell’attuale territorio piacentino che per i contatti con l’area ligure-bizantina e toscana.

Referente scientifico Roberta Conversi (archeologa Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna) roberta.conversi@beniculturali.it
info su www.archeobologna.beniculturali.it

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it