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Da: Camera di Commercio Ferrara

Camera di commercio: +115 imprese tra aprile e giugno di quest’anno

Note positive e qualche campanello di allarme dall’anagrafe delle imprese ferraresi nel secondo trimestre del 2019. Tra aprile e giugno di quest’anno – fa sapere la Camera di commercio – 480 sono state le domande di iscrizione, dato in linea con quelli registrati nel secondo trimestre dello scorso anno (486), a fronte di 365 richieste di cancellazione, in aumento nell’ultimo anno di 29 unità, da parte di imprese esistenti. Il saldo del secondo trimestre del 2019, uno tra i meno brillanti dell’ultimo decennio, risulta pertanto positivo per 115 unità ma più basso rispetto a quello dell’anno scorso (35 unità). In termini percentuali, lo stock delle imprese si è, dunque, accresciuto dello 0,33% (+0,43% nello stesso periodo del 2018) portando il totale delle registrate a Ferrara, al 30 giugno di quest’anno, al valore di 34.833 realtà imprenditoriali. Calano le aperture di nuove procedure fallimentari (25 a fronte delle 28 del 2018) ed i concordati preventivi (solo due i procedimenti attivati). Questo il quadro di sintesi sulla nati-mortalità delle imprese ferraresi nel secondo trimestre dell’anno, fornito dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara sui dati del Registro delle imprese.

“La crescita – ha sottolineato Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio – ha come attori protagonisti le imprese e oggi le aziende ferraresi, con uno slancio straordinario, sono passate dal resistere al reagire. Ma la partita – ha proseguito il presidente della Camera di commercio – va giocata nelle imprese e fuori dalle imprese. Dentro le imprese, investendo anche in attività intangibili, aprendo il capitale all’esterno, modernizzando la governance. Fuori dalle imprese, con una pubblica amministrazione meno frammentata e che traduca la semplificazione in comportamenti coerenti con le esigenze degli imprenditori e allinei i tempi di pagamento agli standard europei, con una macchina della giustizia più efficiente e più vicina alle ragioni e ai tempi dell’economia, con un sistema di regole in grado di promuovere concorrenza e liberalizzazioni, accettando le sfide inedite della digitalizzazione di processi e servizi, e con un fisco che tuteli i diritti dei contribuenti e non ostacoli le scelte degli investitori”.

Le forme giuridiche In termini assoluti, sono soprattutto le Imprese individuali e le Società di capitale a contribuire in misura prevalente alla formazione del saldo positivo del trimestre, con un trend più dinamico per le Società di capitale, cui si deve un contributo alle iscrizioni superiore al loro peso sul totale delle imprese registrate, confermandosi la forma giuridica più solida e “resistente” alle mutevoli condizioni di mercato.

Le dinamiche territoriali L’esame dei dati disaggregati evidenza saldi positivi tra iscrizioni e cessazioni sia in ambito nazionale (+0,48%), sia in ambito regionale (+0,34%). Tra le province dell’Emilia-Romagna, c’è chi registra indici di crescita più bassi rispetto al dato ferrarese, che variano tra i positivi dal più elevato di Rimini (+0,50%) a quello di Forlì-Cesena (+0,16%). Nelle graduatorie provinciali per tassi di crescita, Ferrara, con il suo +0,33%, si colloca al 79° posto della classifica decrescente, preceduta da Modena, Bologna e Ravenna e seguita da Reggio Emilia e Piacenza. Parma, ultima addirittura in Italia, rileva un valore negativo pari al -0,17%.

Le dinamiche settoriali La gran parte dei settori economici, tra aprile e giugno scorso, hanno chiuso il bilancio anagrafico in campo positivo. In termini assoluti, l’avanzamento più sensibile è stato quello delle attività agricole e di alloggio e ristorazione, (21 imprese in più nel trimestre per ciascun settore), seguite dalle costruzioni (+20) e, più distanti, dalle attività immobiliari (+12) e dal gruppo dei servizi alle imprese (+11). In termini relativi, invece, le crescite da segnalare sono quelle delle attività di sanità e assistenza sociale (+2,34%), in quelle finanziarie e assicurative (+1,25%) e dei servizi alle imprese (+1,13%). Registrano aumenti trimestrali oltre la soglia dell’1%, quindi con una crescita relativa superiore al dato medio complessivo (+0,33%), tutti gli altri settori ad eccezione dei comparti tradizionali della struttura imprenditoriale, agricoltura, industria e commercio. In campo negativo le attività dei servizi alla persona e della logistica. Quanto all’universo delle imprese artigiane, esso è dominato dal settore delle “Costruzioni” (4.808 realtà al 30 giugno 2019), delle “Attività manifatturiere” (2.755) e da quello degli “Altri servizi” (1.659).

Tipologie di imprese Le imprese giovanili rappresentano quasi un terzo del totale delle iscrizioni e appena il 12% delle chiusure complessive, con un saldo trimestrale positivo (+104), in forte aumento rispetto al secondo trimestre dello scorso anno (+62). Nonostante il tasso di crescita relativa risulti così quasi raddoppiato, la loro consistenza al confronto con il dato riferito al 31 marzo 2018 è calata del -3% a causa della perdita dei requisiti “giovanili” da parte degli imprenditori. Anche per le imprese femminili il saldo della movimentazione è positivo (+54 unità) e in linea con il dato dello stesso periodo del 2018 (+56): la loro quota sul totale delle imprese si assesta sul 23%, sempre superiore a quanto rilevato in Emilia-Romagna e in Italia. Il risultato è stato determinato soprattutto dalla crescita delle iscrizioni che hanno neutralizzato l’effetto negativo dell’aumento anche delle chiusure. Trend analoghi si rilevano per le imprese straniere: la differenza tra aperture e chiusure, sempre positiva (+47 unità), risulta di poco inferiore al dato dello scorso anno (+50), con aumenti sia per le cancellazioni, che per le nuove iscrizioni. Continua comunque a crescere lentamente la loro incidenza sul totale, ora ogni 100 imprese registrate 9 non sono gestite da italiani. Il confronto a dodici mesi evidenzia così l’unico andamento positivo su base annuale.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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