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Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

Emanuele Cestari: “Il Governo venga sul territorio per rendersi conto della follia dei propri provvedimenti”.

Circa 228 aziende, 17mila dipendenti, da Piacenza alla Romagna. Tutti con il fiato sospeso, perché, nella discussione parlamentare sulla Legge di Bilancio, si è incardinata anche la famigerata “Plastic Tax”. «Una tassa assolutamente ideologica», la definisce il deputato leghista Emanuele Cestari che, nei giorni scorsi, ha visitato l’azienda Teamplast di Bondeno. «Una realtà imprenditoriale di eccellenza – sottolinea Cestari – che crea occupazione e produce imballaggi per il settore alimentare, industriale e biomedicale. La follia di una misura iniqua rischia di avere come effetto una zavorra insostenibile per questa ed altre realtà che lavorano la plastica e che vedranno a breve limitata la propria capacità di business. Il governo venga sui territori, per capire il danno che sta procurando alle imprese!». La preoccupazione è la stessa degli operatori del settore, come Cristiano e Simone Costanzelli, titolari di Teamplast: «Produciamo imballi flessibili in materiale plastico – dicono Cristiano e Simone Costanzelli – e per noi questo è un momento particolare. In quanto, il paventare una tassa di 1 euro al chilogrammo sulla plastica ci spaventa, ed ha frenato sicuramente gli investimenti per l’anno prossimo. Avevamo in corso una collaborazione con l’Università, allo scopo di individuare nuove soluzioni sulle materie plastiche riciclabili – rivela il titolare – sulle quali stiamo già lavorando». Cosa comporterà la “Plastic Tax” è presto detto. «Per le imprese come la nostra esiste già una “tassa sulla plastica”, che è la tariffa del Conai, che incide già per 369 euro a tonnellata sulla plastica prodotta. Pagare un ulteriore euro al chilo significherebbe un grosso problema». Considerando il fatto che oggi giorno il costo della materia prima si aggira tra gli 0,94 euro e gli 0,97 euro al Kg, tutto questo vorrebbe dire che la tassa da applicare sarebbe oltre il 100 % del valore della materia prima (cosa mai vista prima). Emanuele Cestari sta, per questi motivi, visitando le varie realtà produttive dei territori emiliani. «Aziende gravate da una serie di tasse che si profilano all’orizzonte – ricorda Cestari –. Per gli imballaggi di “fascia C”, che comprende le tipologie non selezionabili o riciclabili allo stato delle tecnologie attuali, la rimodulazione del contributo ambientale del Conai produrrà già un aumento confermato da 369 euro la tonnellata, a 546 euro a tonnellata dal prossimo primo gennaio. Ciò significa che da giugno 2020 le aziende italiane (e soltanto loro) dovranno pagare una tassa di euro 1,546 per ogni chilogrammo di prodotto: in “soldoni”, significa il 162 % rispetto al costo della materia prima. La Legge di Bilancio dice, inoltre, che verranno tassati i “manufatti plastici a singolo impiego (gli imballaggi; ndr) destinati a funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci e prodotti alimentari” e questo nuovo aggravio significherà, di fatto, dare un colpo finale ad un settore italiano della plastica che rappresenta invece un’eccellenza. Il governo afferma di voler combattere lo spargimento di plastica negli oceani – prosegue il deputato – che è probabilmente da imputare più ad altri Paesi emergenti, non a chi ricicla in modo differenziato. Crediamo di essere invece di fronte all’ennesima misura di carattere ideologico». Sull’obiettivo ultimo, Cestari non ha dubbi: «Fare cassa, senza curarsi troppo del destino di imprese e lavoratori. Ci opporremo in tutti i modi a questo scempio!».

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Caro lettore

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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