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Ieri alle 12.15 passando a piedi sotto il Volto del Cavallo, a pochi metri dalla Cattedrale, ho incrociato due Giovin Signori in bicicletta che prima mi hanno salutato con sarcasmo (il sarcasmo è spesso greve ed è alla portata di tutti, l’ironia invece presuppone controllo, finezza e intelligenza) contraendo tutti i muscoli facciali con buffe smorfie: ciaociao, buongiornobiongiorno. Appena mi hanno oltrepassato uno dei due mi ha apostrofato ad alta voce con: coglione! Si trattava della classe dirigente della Lega di Ferrara: Nicola Lodi, che ama farsi chiamare Naomo, segretario comunale, e Lorenzo Barbieri. Un nuovissimo modello di antropologia politica il cui elevato livello di approfondimento sembra limitarsi al turpiloquio laddove la politica, invece, rappresenta (diciamo dovrebbe rappresentare) uno dei massimi ambiti di partecipazione sociale delle persone alla complessità della vita della comunità. Forse sbaglierò, certo sbaglierò, ma mi pare che questi Giovin Signori ogni santo giorno siano alla caccia di immigrati da vituperare e spesso di tratta (uso il lessico spesso usato in casa Lega) di negri. Forse sbaglierò, certo sbaglierò, ma mi pare che questi Giovin Signori non incarnino propriamente l’approfondimento e l’eleganza dialettica di figure quali Luigi Einaudi, Ernesto Rossi o Aldo Moro. Forse sbaglierò, certo sbaglierò ma me li figuro in spasmodica attesa del carnevale per potersi mascherare da, che so, adepti del Ku Klux Klan. Forse sbaglierò, certo sbaglierò ma li immagino ammiratori di Steve Bannon, populista, suprematista bianco, nazionalista, ammiratore di Julius Evola, ammiratore di Le Pen e di Salvini. Forse sbaglierò, certo sbaglierò ma me li penso davvero poco interessati a leggere libri.
Ricordo che Giacomo Matteotti, poi ucciso dal Fascismo nel 1924, nel ‘21 era a Ferrara dove fu più volte aggredito e insultato dai camerati e dalla “buona” borghesia agraria ferrarese che seduta davanti al caffè Folchini, oggi Europa, urla che andava ammazzato. Un clima.
P.S.
Giovin Signori, nulla da dire a proposito dei quasi 49 milioni che la Lega è stata condannata a restituire in quanto frutto di una truffa a Camera e Senato?

Ferrara, 29 giugno 2017

Mario Zamorani
presidente di Radicali Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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